«Dovrei essere il papà più arrabbiato del mondo. Ma ho fede, non provo rancore»

TERNO D’ISOLA. A una settimana dall’assassinio della figlia Sharon, accoltellata in strada, parla Bruno Verzeni: «Il nostro è un dolore grande, con un mare di lacrime, ma non provo alcun sentimento di rabbia o vendetta».

«Non provo alcun sentimento di rancore, odio o vendetta, anche se dovrei essere il papà più arrabbiato del mondo. Il nostro è un dolore molto grande, con un mare di lacrime e fazzoletti consumati, ma mi sento in pace e lo stesso mia moglie». È con queste parole che Bruno Verzeni ci racconta i suoi sentimenti ad una settimana di distanza dalla tragedia che gli ha portato via l’amata figlia Sharon, accoltellata nella notte tra il 29 e il 30 luglio mentre camminava da sola in via Castegnate a Terno d’Isola, il paese in cui abitava con il compagno Sergio Ruocco. La giovane barista di 33 anni, descritta dai più come tranquilla e taciturna, è stata colpita con tre coltellate mortali, una davanti e le altre due alla schiena, per mano di un assassino che al momento resta ancora senza nome e per un movente che non è ancora chiaro agli inquirenti che stanno indagando sul caso.

«La forza per andare avanti ci arriva dalle fede e dalla nostra Sharon»

«La forza per andare avanti ci arriva dalle fede e dalla nostra Sharon – racconta Bruno Verzeni, nel dolore insieme alla moglie Maria Teresa e ai figli Cristopher e Melody –. Tutti i giorni andiamo a trovarla al cimitero. Le portiamo i fiori, diciamo tante preghiere. È dalla nostra Sharon che troviamo la forza e la pace in questo momento di grande dolore».

Due comunità sconvolte

Una tragedia, questa, che ha sconvolto le comunità di Terno d’Isola (dove Sharon abitava da tre anni insieme a Sergio, in via Merelli) e quella di Bottanuco (paese d’origine della famiglia Verzeni), tanto che i due Comuni hanno proclamato il lutto cittadino. Al funerale, sabato scorso, la chiesa parrocchiale di Bottanuco era gremita di persone per l’ultimo saluto alla 33enne, con il parroco Corrado Capitanio che ha invitato a «pregare perché si converta chi ha prestato la mano al male» e con il sindaco di Terno, Gianluca Sala, che è intervenuto sottolineando il desiderio di verità e giustizia. Nel punto in cui è stata accoltellata Sharon, all’altezza del civico 32 di via Castegnate, sono diversi i fiori, le candele e i biglietti posati in suo ricordo dalla gente. Anche ieri alcune persone, in lacrime, hanno portato dei mazzi in memoria della giovane donna, raccogliendosi in preghiera.

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«In questo momento di grande dolore sentiamo la vicinanza della comunità – dice Bruno Verzeni, che prima di andare in pensione ha lavorato per una vita all’ufficio anagrafe del Comune di Bottanuco –. Il messaggio del sindaco è stato molto forte, così come sono stati molto toccanti gli abbracci con la gente al cimitero. In quel momento non riuscivo a trattenere le lacrime, ma non provavo alcun rancore».

«Contiamo sul lavoro delle forze dell’ordine»

Nel frattempo, è anche dalle testimonianze dei familiari di Sharon, oltre a quelle di amici, conoscenti e colleghi (da un anno la 33enne lavorava al bar «Vanilla» di Brembate) che gli inquirenti stanno cercando di capire se qualcuno potesse avere del risentimento nei confronti della giovane donna tanto da ucciderla con violente e profonde coltellate. «Quello che è successo alla nostra Sharon è un grande mistero – conclude Bruno Verzeni –. Contiamo sul lavoro delle forze dell’ordine, che sono molto gentili e comprensive con noi».

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