Delitto di Terno, c’è un nome sull’uomo in bicicletta

LE INDAGINI. Gli inquirenti non l’hanno ancora identificato ma hanno un nome su cui stanno lavorando. Il padre: «Sicuri che non sia stato Sergio».

C’è un nome su cui gli investigatori stanno lavorando per arrivare a identificare l’uomo in bicicletta ripreso mentre percorre via Castegnate contromano negli istanti in cui Sharon Verzeni è stata accoltellata. Un’ipotesi, ancora da verificare, ma un importante passo avanti nelle indagini. I carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo, coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio, hanno un’idea su chi possa essere il ciclista considerato non tanto l’assassino ma il testimone chiave del delitto. Ci sono arrivati analizzando minuziosamente le riprese delle telecamere: i vestiti che indossava, il modello di bicicletta, i movimenti, i dettagli. Fino a stringere il cerchio, arrivando al nome di un uomo: potrebbe essere lui, ma ancora non hanno la certezza. Su chi sia, se italiano o straniero, se abiti a Terno d’Isola o nei paesi vicini, è tenuto nel massimo riserbo.

Gli investigatori stanno lavorando per arrivare a identificare l’uomo in bicicletta ripreso mentre percorre via Castegnate contromano negli istanti in cui Sharon Verzeni è stata accoltellata

Le telecamere e la ricerca del ciclista

Le indagini si sono concentrate fin da subito su quelle immagini, arrivando anche a un pensionato che, affacciato al balcone a fumare una sigaretta, veniva ripreso mentre voltava lo sguardo proprio in direzione del ciclista. La sua casa è sopra il tabaccaio e dista 150 metri dal punto in cui Sharon è stata uccisa, ma lui ha detto di non aver visto e sentito nulla. Il 14 agosto è stato indagato per false dichiarazioni al pm. Gli accertamenti nel frattempo sono proseguiti: in campo i carabinieri della Sezione crimini violenti del Ros, esperti nell’analisi dei filmati.

Amici e conoscenti in caserma

Nell’attesa che arrivino i risultati dei Ris sui vestiti e i tamponi sul corpo di Sharon, sono proseguite non solo al comando provinciale ma anche nelle stazioni dei carabinieri dell’Isola le audizioni dei residenti di Terno, amici e conoscenti della barista di 33 anni.

Le ricerche e gli interrogatori

È stata anche sentita una donna che abita al civico 29 di via Castegnate e che ha riferito di aver visto qualcuno pulire la strada dal sangue il mattino dopo l’omicidio. «È stato qualcuno che la conosceva, secondo me – spiega il proprietario del garage tuttora sotto sequestro, sempre al 29, nel quale dormiva uno spacciatore marocchino arrestato a Stezzano (è ancora in carcere, ndr) –. Non credo all’ipotesi di uno spacciatore, qui hanno sempre spacciato tutti alla luce del sole».

Il papà di Sharon e il rapporto con Ruocco

«Penso di tutto e di più, ho fatto tutte le supposizioni di questo mondo ma sicuramente non è stato uno che la conosceva bene – risponde invece alle domande dei cronisti Bruno Verzeni, il papà di Sharon, uscendo dalla villetta di via Adda a Bottanuco –. Siamo sicuri che non sia stato Sergio, è stato qualcuno che non la conosceva così bene, anche se non saprei chi. Sergio è tranquillo e lo siamo anche noi. Tra lui e Sharon non c’erano attriti e andavano d’accordo».

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Nessuna nuova convocazione per il compagno della barista che, scendendo dall’auto guidata dal suocero, risponde: «Spero che i carabinieri trovino presto il colpevole ma noi non possiamo dare più di tanto una mano. Quello che sappiamo lo abbiamo già detto». «Se fosse una persona conosciuta?», chiedono i cronisti, e risponde Bruno: «Sarebbe peggio, ma non pensiamo proprio».

Sui presunti attriti tra la coppia per i costi dei corsi di Scientology, che Sharon aveva iniziato a frequentare, la cugina e la zia negano. «Non c’era niente, non possiamo dire niente e non vogliamo dire niente»

In via Adda abita anche la zia di Sharon, Giuseppina, che ha lasciato la lettera sul luogo del delitto invitando i testimoni a parlare: «Sharon era straordinaria perché era lei. Ci auguriamo che venga fatta giustizia». Sui presunti attriti tra la coppia per i costi dei corsi di Scientology, che Sharon aveva iniziato a frequentare, la cugina e la zia negano. «Non c’era niente, non possiamo dire niente e non vogliamo dire niente».

Sulla qualità delle riprese delle telecamere, che stanno rendendo difficile il lavoro degli investigatori, interviene il sindaco Gianluca Sala: «Fin dall’inizio abbiamo messo a disposizione tutto, le telecamere a partire dalla notte del delitto e abbiamo dato seguito a tutte le richieste degli inquirenti, che anzi ci hanno ringraziato per la collaborazione. Le telecamere sono di buona qualità, speriamo che arrivino presto alla soluzione del delitto anche se trovare il colpevole non porterà indietro Sharon ai suoi familiari».

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