Delitto di Terno, avanti con gli interrogatori. Viavai sul luogo dell’accoltellamento

LE INDAGINI. Sono trascorse quattro settimane dalla notte in cui Sharon Verzeni è stata uccisa, a Terno d’Isola, e ancora il suo killer non è stato individuato dalle forze dell’ordine che anche nella giornata di domenica 25 agosto continuano con gli interrogatori.

I carabinieri stanno continuando a sentire i residenti che vivono nella zona dove la donna è stata accoltellata, alla ricerca di possibili testimoni dell’accaduto: dal compagno Sergio Ruocco ai genitori di Sharon, dagli altri parenti ai vicini di casa, dai residenti di via Castegnate a Terno d’Isola ai colleghi del bar «Vanilla Food» di Brembate. Tutti sentiti come persone informate sui fatti, dunque senza avvocato e senza essere indagati.

Obiettivo: ricostruire la vita privata di Sharon

Alcuni sono stati sentiti anche più volte, come i genitori di Sharon, papà Bruno e mamma Maria Teresa. L’obiettivo di chi indaga è chiaro: ricostruire ogni sfaccettatura della vita privata di Sharon per trovare eventuali ombre o aspetti che possano in qualche maniera far risalire al suo assassino. Ma dalla vita della 33enne non sarebbero per ora emerse ombre. Oltre al lavoro al bar di Brembate, non aveva grandi amicizie o frequentazioni. Pochi contatti e poche chat sul cellulare, qualche libro preso in prestito alla biblioteca di Terno e, solo di recente, l’avvicinamento a un gruppo di Scientology di Gorle.

Viavai sul luogo del delitto

Nel frattempo il luogo dove Sharon è stata uccisa resta un luogo di pellegrinaggio: in tanti passano a lasciare fiori, anche solo per un momento di preghiera e cordoglio. Parenti, residenti della zona, anche persone che raggiungono a zona perchè stanno seguendo la vicenda dai media. Tutti che non si danno pace di questo delitto con tanti punti interrogativi.

Pare non convincere molto l’ipotesi che ad aggredirla a morte possa essere stato uno squilibrato che ha agito per caso quando l’ha vista camminare in via Castegnate

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Anche sul fronte delle indagini pare non convincere molto l’ipotesi che ad aggredirla a morte possa essere stato uno squilibrato che ha agito per caso quando l’ha vista camminare in via Castegnate. Non si spiegherebbe infatti la ferocia con cui ha sferrato i fendenti: ferocia che solitamente, in casi del genere, lascia intendere un accanimento mirato verso la vittima. Quindi chi ha ucciso Sharon ormai un mese fa, tendendole un agguato mentre camminava e prendendola alle spalle, la conosceva? Per questo ai soccorritori del 112 è riuscita a dire «mi ha accoltellato» e non un più generico «sono stata accoltellata»? E, ancora: l’assassino si è piazzato in quel punto di via Castegnate sapendo che quel tratto non è coperto dalle telecamere? A un mese dalla morte di Sharon gli interrogativi senza risposta di questo giallo sono davvero ancora troppi.

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