Covid, i medici di base: boom di telefonate
Sono 6.500 i positivi in isolamento a casa

La sanità sul territorio. Marinoni: «Oltre 150 chiamate al giorno a dottore. Tante le richieste di informazioni». Dalle Usca al tele-monitoraggio «H24» per seguire le condizioni di 350 pazienti che hanno sviluppato la malattia.

Seimila e cinquecento bergamaschi positivi al Covid in isolamento domiciliare, molti dei quali da tenere monitorati giorno per giorno, ma anche tanta confusione tra coloro che positivi non sono, ma che ancora non hanno capito e sanno come districarsi tra regole da seguire, restrizioni da zona rossa e malanni di stagione. Da giorni i telefoni dei medici di base squillano in continuazione, dedicarsi alle visite è sempre più difficile e spesso, oltre ai consigli più prettamente medici, vengono richieste informazioni su come comportarsi, per un’emergenza che ormai non è più solo sanitaria. «I medici sono allo stremo. Ognuno di loro riceve oltre 150 telefonate al giorno di pazienti disorientati, che non sanno cosa fare tra tamponi, quarantene, richieste di malattia, vaccini e terapie per malati cronici». A lanciare l’allarme è Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo. Punto di riferimento per le richieste di intervento, ma anche per veloci consulti telefonici, i medici di famiglia vivono da settimane in apnea e la confusione per l’emergenza Covid, così come il malcontento sul ritardo dei vaccini antinfluenzali, non fanno che aggravare un quadro «clinico» già complesso.

Il tele-monitoraggio

Per fortuna delle 6.500 persone ad oggi positive al Covid in provincia di Bergamo e in isolamento domiciliare, la maggior parte sono asintomatiche o con sintomi lievi; per coloro che hanno bisogno di una visita a casa, sono operative una dozzina di Usca, le Unità speciali istituite dal governo per sostenere l’attività dei medici di famiglia. Chi invece presenta solo sintomi lievi viene seguito dal suo medico di base attraverso un sistema di tele-monitoraggio. «È una metodologia che ci permette di tenere d’occhio le condizioni del paziente 24 ore su 24 – spiega Mirko Tassinari, medico in città e segretario provinciale della Federazione dei medici di famiglia – intervenendo in maniera tempestiva per evitare eventuali ricoveri in ospedale».

I pazienti (o chi li accudisce) inseriscono ogni giorno i loro parametri vitali (saturazione, temperatura corporea…) su una piattaforma visibile al medico di famiglia, attraverso un’app: «Alcuni di loro, specie i più anziani – dice ancora Tassinari – su disposizione del medico, vengono chiamati da una centrale operativa, anche un paio di volte al giorno. Una procedura che li rassicura e li fa sentire protetti». Accortezze che riducono le uscite dei medici a domicilio: «Per entrare nelle case dei contagiati – dice ancora Marinoni – bisogna avere dotazioni di protezione individuale complete, ed eseguire le corrette procedure di vestizione e svestizione. Al momento, però, tra l’attività di tele-monitoraggio e il lavoro delle Usca, questa esigenza non è così rilevante, mentre continua la regolare attività di visita a domicilio per tutte le altre patologie».

I malati cronici

Il Covid non è l’unico pensiero dei medici di base: «Abbiamo anche tanti malati cronici da gestire, che sono la grande maggioranza, e che rappresenteranno uno dei grandi problemi nei prossimi mesi – dice Tassinari –. Per tutto il 2020 queste persone non hanno fatto quasi nulla dei programmi di gestione delle loro malattie e ci sarà un estremo bisogno di recuperare l’anno prossimo».

C’è poi la questione dei vaccini antinfluenzali, oggetto di richieste da parte dei pazienti, quasi quanto le questioni legate al Covid. «In questa settimana sono stati consegnati quasi a tutti – rivela Tassinari – in ritardo di qualche settimana. Ora ci tocca concentrare la campagna vaccinale in 4 settimane invece di 8 come poteva essere auspicabile, con un problema logistico non indifferente, dovuto alle disposizioni sul distanziamento». Alcuni, poi, hanno ricevuto le dosi ma non gli aghi a sufficienza: «A me mancano cento aghi su 220 dosi di vaccino – ricorda Marco Agazzi, presidente provinciale del sindacato autonomo dei medici italiani e medico a Ponte San Pietro –. Mi hanno detto di rivolgermi in farmacia, ma non arriveranno prima di fine mese. La gente è giustamente arrabbiata, ma noi non sappiamo più cosa fare».

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