Addio a Simona, «Cuore» colorato di Boccaleone

IL LUTTO. Per anni aveva gestito il bar del quartiere, con entusiasmo e passione. Lunedì 2 settembre l’ultimo saluto.

«Le persone si ricordano per i colori che portano, e lei era un arcobaleno». L’immagine che Simona lascia ai suoi tanti amici è questa. Il volto allegro e coraggioso di una persona che non ha mai perso la voglia di vivere. Si è spenta sabato mattina 31 agosto nella sua casa di Boccaleone Simona Guarnaroli, originaria di Pontida ma figura storica del mondo food&beverage di Bergamo e per undici anni titolare del bar Cuore di via Rosa.

Il ricordo del quartiere

Ha combattuto per anni contro la malattia, un tumore che l’ha portata via a soli 49 anni. La Casa del Commiato di via Suardi, dove Simona riposa, è un via vai di persone che accorrono per darle l’ultimo saluto. «Teneva molto all’estetica. Amava uscire truccata, anche per andare a fare le terapie. La malattia non ha mai scalfito il suo amore per le cose belle» racconta Rita, una delle sue amiche d’infanzia. Per Simona il gusto per la cura di sé non era superficialità, ma quasi un modo di affrontare la vita: sempre pronta e a testa alta. «Era una ragazza a mille, iperattiva – dice il suo migliore amico Angelo –. Si faceva fatica a starle dietro. Fino al giorno prima di andarsene voleva uscire di casa e andare a fare le cure». Stare in casa la faceva soffrire, nonostante l’appartamento al terzo piano, dove abitava, vicino al suo bar, le rendesse difficile muoversi. «Era attaccata alla vita» sottolinea Rita. E per Simona era stata una sofferenza dover abbandonare la sua attività a causa della malattia. Un anno fa dovette vendere.

«Amava il suo lavoro, aprire il bar era sempre stato il suo sogno ed era riuscita a realizzarlo. Durante il Covid si era prodigata tanto per tenerlo aperto, aveva preso un Apecar per fare le consegne» è il ricordo commosso della sorella Monica

L’amore per il suo locale

«Amava il suo lavoro, aprire il bar era sempre stato il suo sogno ed era riuscita a realizzarlo. Durante il Covid si era prodigata tanto per tenerlo aperto, aveva preso un Apecar per fare le consegne» è il ricordo commosso della sorella Monica. I motori erano un’altra delle sue passioni. «Guidare la moto le piaceva tanto. Aveva una Ducati e faceva parte di un gruppo di ducatisti» aggiunge l’amico Angelo. Il fratello Gianpietro mette in luce anche i tratti più spigolosi: «Ha lasciato qualcosa a tutti, e mancherà anche per il suo essere rompiscatole. I puntini sulle “i” lei li metteva». Nel quartiere lo sanno bene, perché Simona negli anni si era spesa per Boccaleone. «Ci teneva al quartiere e si batteva per migliorarlo – dice la sorella Monica –. Era combattiva per la collettività». Simona era solare e ironica ma anche molto altruista e inclusiva. «Accoglieva tutti, dal notaio alla persona più povera» dicono. Al Comune aveva chiesto ad esempio di allargare i marciapiedi su via Rosa, troppo stretti per permettere il passaggio delle persone in carrozzina. Di lei resta alla sua famiglia - fratello, sorella e mamma Marilena - il ricordo di una persona forte come poche. «Ha sempre lottato per avere ciò in cui credeva e contro le ingiustizie» chiosa Monica. L’ultimo salutolunedì 2 settembre, alle 9, nella chiesa parrocchiale.

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