Cronaca / Isola e Valle San Martino
Venerdì 24 Gennaio 2025
Addio Luigina, ultima testimone: in volto le cicatrici della guerra
CORDOGLIO. Si è spenta a 84 anni, venerdì 24 gennaio i funerali a Filago. Da bambina nel 1944, mentre giocava al fiume, una bomba inesplosa le sfregiò il viso: «Raccontava le brutture dei conflitti».
Aveva quattro anni e con altri sette bambini stava giocando con un oggetto ovale in ferro sul greto del fiume Brembo, quando questo le esplose in mano, devastandole mezzo volto. E quella cicatrice, nonostante le innumerevoli operazioni, l’ha portata per tutta la vita, mostrandola con fierezza anche nelle scuole, per far capire le brutture della guerra. Quella bambina era Luigina Stucchi di Filago, mancata mercoledì 22 gennaio a 84 anni, lasciando nel dolore la figlia Rosella con le nipoti, tutti i parenti e l’intera comunità che l’ha sempre stimata per la sua tenacia nel denunciare l’orrore della guerra, recandosi anche nelle scuole con i presidenti delle associazioni locali a parlare ai ragazzi degli orrori delle guerre. Luigina s’è spenta proprio nei giorni in cui si celebra la memoria della Shoah, per non dimenticare quegli orrori. I funerali di Luigina saranno celebrati venerdì 24 gennaio alle 15 nella parrocchiale.
Una bomba le esplose in mano nel ’44
A quattro anni nel 1944 con altri sette bambini era sul fiume Brembo a giocare. Era appena trascorso un mese da quel luglio 1944, quando ci fu il bombardamento alla Dalmine e gli aerei avevano sorvolato proprio la zona del fiume Brembo. Tra le molte bombe sganciate diverse caddero nel fiume, alcune esplosero, altre no. Era la più piccola di quel gruppetto di bambini sul Brembo.
«Abbiamo cominciato a giocare, finché a un certo momento la bomba è esplosa»
«Due erano i mie fratelli e altri amici – aveva raccontato anni fa durante la cerimonia “Sacrificio e memoria” a Filago –. Abbiamo trovato un ordigno e disubbidendo agli ordini impartitici, lo abbiamo portato vicino alla cascina Bacia, dove abbiamo cominciato a giocare, finché a un certo momento la bomba è esplosa: un bambino è rimasto ucciso e gli altri tutti feriti. Io sono stata trovata in una siepe vicino alla cappella dei “Murtì del pascol” dai miei fratelli e da mia mamma, che mi hanno avvolta in un lenzuolo bianco, messa sul calesse e portata all’ospedale di Bergamo. La bomba mi aveva strappato parte della faccia e i denti, avevo delle ferite alle mani e alle gambe e una scheggia nell’addome. Ero molto grave e i miei genitori erano disperati. Sono rimasta all’ospedale di Bergamo per tre mesi, poi spostata a Milano, dove nel 1949 mi hanno fatto la prima plastica, togliendomi una parte della coscia per ricostruirmi il volto».
Gli interventi e i segni della guerra sul volto
«È stata l’ultima testimone delle brutture delle guerre, impegnata da sempre a trasmettere i valori della pace»
Altri interventi seguirono ma nel 1957 Luigina era stanca e rinunciò a proseguire, portando sul volto i segni di quel terribile momento. Non si è mai persa d’animo. Entrò a far parte dell’Associazione mutilati invalidi civili di guerra, e nelle manifestazioni portava sempre con fierezza la bandiera. «È stata l’ultima testimone delle brutture delle guerre, impegnata da sempre a trasmettere i valori della pace, contro le guerre, tutte le guerra – dichiara Maurizio Plati, presidente dell’Associazione combattenti e reduci di Filago –. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con lei e diverse volte è venuta nelle scuole perché ci teneva tantissimo a raccontare ai ragazzi le sofferenze che le guerre causano, testimoniando la pace. Il suo ruolo è stato molto importante. Ricordo anche che era molto attiva e ci aiutava nelle varie iniziative e manifestazioni».
Luigina si sposò con Alessandro Monzani, mancato qualche anno fa, ed è stata mamma felice di Rosella e nonna di due nipoti.
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