«A Suisio più visite dei servizi sociali. Ma Sangare ha rifiutato ogni aiuto»

DELITTO DI SHARON. Il sindaco Bertuetti rompe il silenzio e spiega gli interventi del Comune: «Non diamo la colpa a nessuno, ma ci interroghiamo su cosa non abbia funzionato».

«Questa notizia ha scosso tutta la comunità, siamo 3.800 abitanti». Lo ripete spesso Edoardo Bertuetti, ventiseienne sindaco di Suisio: «Ci è piombata addosso un’attenzione mediatica a cui non siamo abituati». Il giorno in cui Moussa Sangare è stato fermato per l’omicidio di Sharon Verzeni, e si è saputo della sua storia familiare e delle tre denunce presentate da sorella e mamma per danneggiamento, minacce e maltrattamenti, è stato inevitabile chiedersi se i servizi sociali del Comune fossero a conoscenza della situazione e quali interventi fossero stati messi in atto per aiutare lui e la sua famiglia. Impossibile, però, riuscire a parlare con il sindaco.

Fino a ieri: «Quando abbiamo appreso dalla stampa la notizia del fermo abbiamo subito fatto un confronto per capire di chi si trattasse – spiega Bertuetti –. Abbiamo mandato un comunicato di cordoglio nei confronti della famiglia Verzeni che vedeva chiudersi una vicenda che l’ha sicuramente provata, anche per tutta l’attenzione e i sospetti su persone che nulla c’entravano. Sul resto non abbiamo voluto alimentare un dibattito che poi è entrato in questioni politiche».

Nessuna polemica politica, ma c’è bisogno di fare chiarezza su quanto è stato fatto da parte del Comune: «Sono stati fatti tutti i passi necessari e gli adempimenti previsti dalle procedure – risponde Bertuetti –. La famiglia è stata attenzionata, ci sono state visite domiciliari, la mamma ha avuto problemi di salute ed è stata aiutata con i pasti a domicilio. L’assistente sociale ha fatto tutte le segnalazioni del caso ma non c’è mai stata una certificazione sanitaria che potesse aprire altri canali o far procedere in altro senso».

L’intervento dei servizi sociali

C’è da interrogarsi piuttosto sul sistema in generale, su cosa non abbia funzionato e in quale procedura

I servizi sociali si sono attivati al rientro della mamma di Sangare dall’ospedale, a fine luglio 2023. Lui il 10 aveva dato fuoco alla cucina ed era stato denunciato per danneggiamento (denuncia archiviata). Il Comune era quindi informato sui problemi del giovane e sul suo uso di droghe: «Sono state fatte più visite domiciliari, l’assistente sociale ha cercato di indirizzarlo in comunità ma c’è stato un rifiuto da parte sua che ha fatto sì che l’aspetto sociale e le competenze del Comune si fermassero di fronte a un problema di tipo sanitario. Questo però noi non lo sappiamo, le competenze sanitarie il Comune non le ha. Ci siamo interfacciati con il medico di base e tutti gli enti, ma non vogliamo metterla sul piano “noi abbiamo fatto le cose corrette e qualcun altro no”. C’è da interrogarsi piuttosto sul sistema in generale, su cosa non abbia funzionato e in quale procedura. Se tre denunce non hanno portato a un allontanamento – leggo dalla Procura che non c’erano le condizioni per procedere anche in accordo con il legale della famiglia – non so dire cosa non abbia funzionato e individuare un responsabile, perché probabilmente non c’è».

Fragilità in aumento dopo la pandemia

In questo mese la paura si è diffusa in tutti i paesi dell’Isola: «Sicuramente è una notizia che ha allertato e fatto pensare alla sicurezza, proprio perché non si capiva se ci fosse un movente o no, come sembra che sia – dice il sindaco –. Tutta la comunità dell’Isola è stata toccata e la nostra è rimasta scossa a maggior ragione quando si è saputo che il reo confesso abitava qui. La famiglia è molto conosciuta, la mamma ha fatto la cuoca per anni all’asilo e probabilmente ha cucinato i pasti anche a me. Bisogna capire se il sistema attuale è in grado di prevenire o no tutte le fragilità di questo tipo visto che tutti i fatti precedenti attenzionati e seguiti come dovevano essere seguiti non sono stati abbastanza per fermare questa cosa. Dopo il Covid le fragilità di tipo sociale sono in aumento costante, il territorio da questo punto di vista non è sguarnito ma forse i piccoli Comuni non hanno tutti gli strumenti per affrontare un disagio sociale crescente e su questo noi primi cittadini ci stiamo interrogando. È successo a Suisio ma poteva succedere in qualsiasi altro comune. Ora l’aiuto alla famiglia di Sangare proseguirà così come è sempre stato garantito. Se avrò occasione sicuramente andrò a trovare mamma e sorella».

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