Massimo Glanzer: «La nostra città “galleggia” su rogge e canali»

INTERVISTE ALLO SPECCHIO. L’avventura delle Nottole e la speleologia urbana fra caveau di banche, rifugi antiaerei e cisterne. Questa intervista è parte del progetto «Interviste allo specchio», condiviso con «Il Giornale di Brescia» nell’anno delle Capitali della Cultura.

Questa intervista è parte del progetto «Interviste allo specchio», condiviso con «Il Giornale di Brescia» e nato in occasione del 2023, l’anno che vede i due capoluoghi uniti come Capitale della Cultura 2023. Ogni domenica i due quotidiani propongono l’intervista a due personaggi autorevoli del mondo culturale (nell’accezione più ampia), uno bergamasco e uno bresciano, realizzate da giornalisti delle due testate. Di seguito trovate l’intervista al personaggio bergamasco. Per scoprire il contenuto dell’intervista all’omologo bresciano, invece, vi rinviamo a «Il Giornale di Brescia»: il link in fondo all’intervista.

L’altra Bergamo è quella nascosta, buia e sotterranea. Al tempo stesso ricca di misteri e suggestione, per nulla avara di sorprese. Ne sa qualcosa Massimo Glanzer, già presidente del gruppo speleologico le Nottole, nonché memoria storica del sodalizio.

Il Gruppo Speleologico Le Nottole nel corso degli anni ha cambiato vari assetti e sedi. Glanzer, già presidente del sodalizio è - a ragione - ritenuto la memoria storica del gruppo e uno dei più attivi dei 40 volontari. La storia del gruppo risale al 1969. Accanto alle esplorazioni sotterranee, Le Nottole hanno dato vita da anni a un sito ad uso dei soci e degli appassionati di speleologia, ricco di materiale da scaricare gratuitamente: in particolare «Il Nottolario» (dal 1988) ricco di contenuti e nelle quali è possibile conoscere gli sviluppi esplorativi delle varie cavità naturali e le «Nottografie» con studi e ricerche tematiche del sodalizio.

Glanzer, vien da dire: ne è passata di acqua sotto i ponti, o meglio sottoterra. Anche Bergamo, come Brescia è nata un po’ sull’acqua?

«Sicuramente, basti pensare alle rogge che poi sono state coperte, alla Morla o alla Serio che svolse, fino all’Ottocento, il ruolo di fossato della città storica, correndo lungo le Muraine di Città bassa».

A Bergamo vi conoscono come Le Nottole, quando ha avuto inizio la vostra avventura?

«Nel 1969 un gruppo di quattro amici decise di esplorare alcune cavità naturali presenti all’interno delle miniere di Ubiale. Quell’anno si presentarono come gruppo speleologico utilizzando il nome di un pipistrello, la Nottola. Nel ’64 a Bergamo era già attivo il Gruppo Speleologico Bergamasco, quindi nel ’74 si decise la fusione delle due realtà».

La vostra attività è molto diversificata...

«Abbiamo diviso il nostro mondo sotterraneo in cavità naturali e cavità artificiali. Le Nottole in questi anni hanno ha scoperto ed esplorato numerose grotte in Bergamasca e al tempo stesso da più di vent’anni organizziamo corsi di introduzione alla speleologia per avvicinare gli interessati al mondo ipogeo. Poi c’è tutta quella parte di speleologia urbana»

Di cosa si tratta in particolare?

«Mi riferisco all’esplorazione di cannoniere, acquedotti, cisterne, rifugi antiaerei, e poi la miniera di Astino, il cunicolo del complesso di Sant’Agostino per fare solo alcuni esempi».

In effetti non è possibile parlare di «grotte» in senso stretto del termine. C’è tuttavia qualcosa che ci accomuna a Brescia in questo campo?

«Brescia ha un bellissimo castello sul colle Cidneo, un sodalizio organizza periodicamente alcune visite ai sotterranei. Allo stesso modo noi abbiamo il castello di San Vigilio con i suoi cunicoli e le sue gallerie. Nel recinto del maniero esistevano anche due cisterne».

Bergamo come Brescia durante la seconda guerra mondiale aveva aperto alcuni rifugi per scampare ai bombardamenti. È stata sicuramente più sfortunata la città della Leonessa dove pure sono presenti molti rifugi. Cosa ci può dire in proposito?

«In città la protezione antiaerea è iniziata già nel ’40 quando vennero allestiti numerosi ripari nelle cantine degli edifici privati. Nel 1942 si cominciarono a costruire invece i primi rifugi “tubolari” a cui seguirono quelli “in galleria”. Alcuni rifugi sono chiusi, altri sono rimasti sulla carta, solo progettati. La riscoperta di queste strutture sotterranee ha permesso di mantenere vivo il ricordo degli eventi degli anni della guerra e di ricostruire una parte della nostra».

Durante l’esplorazione delle mura venete, è stato «trovato» persino il caveau di una banca, chissà cosa conteneva...

«Nulla, lei si riferisce al baluardo di San Giacomo che fu adibito a rifugio antiaereo e caveau della Banca d’Italia durante l’ultima guerra».

In questo periodo a cosa vi state dedicando? Avete in programma nuove esplorazioni?

«Non ci siamo mai fermati. Prima di entrare in azione dobbiamo sempre consultare mappe e documenti castatali per capire in anticipo eventuali tracciati, ma anche per avere le necessarie autorizzazioni a iniziare una nuova esplorazione. Attualmente siamo impegnati in una ricerca interessante che ci consentirà di perlustrare la sorgente e la fontana del Vagine».

Per quale motivo avete scelto una sede in provincia?

«È una scelta dovuta alla necessità di avere una sede spaziosa per le riunioni settimanali e anche per il magazzino delle nostre attrezzature. Dal 1995 siamo nel Castello della Marigolda a Curno».

Dal vostro sito nottole.it si apprende che non vi siete limitati a Bergamo e alla provincia...

«È vero, nel 2003 e nel 2008 sono state infatti organizzate due spedizioni in Messico in collaborazione con altri gruppi speleologici, che hanno portato alla scoperta di sistemi di grotte plurichilometrici. Il Gruppo Speleologico Bergamasco Le Nottole è inoltre membro della Società Speleologica Italiana e della Federazione Speleologica Lombarda».

Leggi sul sito del Giornale di Brescia l’intervista ad Andrea Busi, presidente di «Bresciaundergroung», pubblicata anche su L’Eco di Bergamo in edizione cartacea di domenica 23 aprile.

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