«L’impegno dei volontari non si ferma»

L’INTERVISTA. Parla il presidente del Centro di Servizio per il Volontariato Oscar Bianchi. «Da gennaio nuova piattaforma». Proseguono le interviste in collaborazione con «Il Giornale di Brescia».

La cultura come cura, che favorisce il benessere psicologico. Per questo la promozione della cultura è fondamentale. Parola di Oscar Bianchi, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato (Csv) di Bergamo Ets.

Bianchi, che cosa ha rappresentato per il mondo del volontariato Bergamo Brescia Capitale della Cultura?

«È stato un anno in continuità con la Capitale del volontariato 2022 perché dentro la cultura di Bergamo e Brescia c’è molto volontariato. Basti pensare alle 4.300 associazioni di volontariato che ci sono nella Bergamasca, alle 21.000 circa ore di volontariato spese dentro la Capitale della Cultura, ai 277 eventi promossi dalle associazioni. Quindi molto volontariato è cultura e molta cultura è cultura del volontariato. Il nostro territorio ha il volontariato nelle sue radici; siamo ricchi di persone che si spendono per la comunità e per gli altri. Come Csv siamo stati delegati dal Comune a gestire tutti i volontari per tutto l’anno; solo per l’inaugurazione avevamo fatto una chiamata pensando di reclutare 300 volontari, in realtà nel giro di poco meno di una settimana hanno risposto oltre 500 persone che abbiamo formato e che si sono rese disponibili a continuare per tutto l’anno. Pensavamo che nel tempo diminuissero, così non è stato».

Si è trattato di volontari «nuovi» o già attivi in associazioni?

«Dei 600 volontari oltre la metà sono nuovi, cosiddetti liquidi o occasionali, che si sono spesi dentro a un momento particolare. I volontari sono per lo più donne, ci sono anche neopensionati, che si sono trovati con tempo libero».

Come non disperdere tale ricchezza?

«A mio avviso è stato lungimirante che l’amministrazione abbia delegato il Csv per la gestione dei volontari, invece di creare un’associazione ad hoc. Infatti, il Csv ha intenzione di continuare a valorizzare questa disponibilità, sapendo che per poter svolgere attività di volontariato ci vuole un’organizzazione proprio perché il volontariato oggi è sempre più coadiuvante ed integrativo rispetto al welfare e per questo si deve garantire continuità e formazione. Per poter in qualche modo traghettare i nuovi volontari in associazioni o continuare a coinvolgere anche in eventi non solo culturali, abbiamo pensato di utilizzare la piattaforma creata per la Capitale della Cultura trasformandola e adattandola al mondo del volontariato locale, proponendo alle associazioni di volontariato di fare una “chiamata” per ingaggiare volontari per una giornata, per un’ora, per una settimana, per un mese. Il volontario ha così la possibilità di conoscere le opportunità e di rendersi disponibile per particolari eventi o progetti. Il ruolo del Csv è far incontrare domanda e offerta, con l’obiettivo, da un lato, di garantire che le richieste di volontari siano concrete, dall’altro, di offrire al volontario la formazione per qualificare ancora di più la sua azione. Siamo convinti che la formazione non sia fine a sé stessa ma permetta un arricchimento personale che poi verrà speso nelle nostre comunità. Il Csv intende così continuare ad offrire l’occasione di spendersi a partire da una “chiamata” che poi potrebbe diventare impegno nei gruppi e associazioni, fornendo tutele e garanzie alla persona e rispondendo anche ai bisogni delle organizzazioni che faticano con il ricambio generazionale. Per ora il progetto, che partirà a gennaio, non ha un nome specifico, stiamo lavorando alla piattaforma. Pensiamo che potrà essere uno strumento nuovo capace di cogliere bisogni e disponibilità innovando il modo in cui entrare nel mondo del volontariato, nel contesto di quel fenomeno ormai evidente del volontariato liquido».

Qual è stato il rapporto con Brescia?

«Ci sono state molte collaborazioni, circa una cinquantina di volontari bergamaschi sono andati a svolgere attività a Brescia e altrettanti sono venuti a Bergamo per i nostri eventi; c’è stato scambio di partecipazione senza che questo portasse a difficoltà; i due territori sono veramente molto simili».

Volontariato e cultura. Spesso invece è visto più come aiuto nel sociale.

«Partiamo dallo slogan che la cultura è cura, la cura non è solo un atto personale che riguarda la salute, ma riguarda anche il benessere psicologico. La promozione della cultura è fondamentale».

Come è arrivato al volontariato?

«Il mio impegno nasce da un fatto accaduto alla mia famiglia ormai 17 anni fa, con la scoperta di un problema genetico al cuore di mia figlia, che era ancora in grembo a mia moglie. La probabilità di vita per un neonato era allora del 25%. Oggi mia figlia è viva, ha 17 anni e da allora io e mia moglie, avendo ricevuto molto supporto da parte delle persone che ci sono state vicine, abbiamo deciso di dedicare tutto il nostro tempo libero agli altri, pensando di restituire quello che noi abbiamo ricevuto».

Leggi anche l’intervista a Valeria Negrini di Brescia sull’edizione cartacea de L’Eco di Bergamo e sul sito de «Il Giornale di Brescia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA