Ucraina in guerra, dalle stragi del ’41 alle cronache di oggi

LA RECENSIONE. Jonathan Littell ha abituato i suoi lettori, fin con il suo esordio «Le Benevole» (Einaudi), ad esplorare il male e la crudeltà fin dentro ai suoi anfratti più tetri.

Lo ha fatto con un ufficiale delle SS, Maximilien Aue, protagonista del suo romanzo «Le Benevole» e ha proseguito la sua indagine con vari reportage dalla Cecenia e dalla Siria da «Taccuino siriano» a «Cecenia anno III». Ora firma insieme al fotografo e regista francese Antoine d’Agata un testo formidabile nella concezione come nella realizzazione, un documentario scritto e visivo dal titolo «Un luogo scomodo», che Einaudi presenta nella bella traduzione di Maria Baiocchi.

Se prima l’idea era quella di riportare alla memoria un terribile e osceno massacro nazista, ora l’imperativo diventa raccontare quello che sta avvenendo sotto gli occhi dei due autori, raccontare come in una crasi atroce un luogo della memoria ora diventato nuovamente protagonista di un ennesimo atto di ferocia

Punto di partenza un viaggio nel 2021 a Babyn Yar, estrema periferia di Kyiv e teatro del terrificante massacro perpetrato dai nazisti nel 1941. L’idea è quella di farne un libro, recuperare la memoria di quell’oscena carneficina cogliendo nella contemporaneità gli elementi distruttivi come quelli resistenti. Tuttavia quello che non doveva accadere alla fine accade e Vladimir Putin il 24 febbraio del 2022 decide d’invadere l’Ucraina. Lo scenario a quel punto cambia completamente. Se prima l’idea era quella di riportare alla memoria un terribile e osceno massacro nazista, ora l’imperativo diventa raccontare quello che sta avvenendo sotto gli occhi dei due autori, raccontare come in una crasi atroce un luogo della memoria ora diventato nuovamente protagonista di un ennesimo atto di ferocia. «Un luogo scomodo» prova così a raccontare prima di ogni altra cosa che posto è l’Ucraina, un Paese misconosciuto a Occidente e considerato alla stregua di una provincia russa. Littell racconta al solito con una formula scarnificata, come in un lungo elenco degli elementi in campo, una vita quotidiana non solo messa in discussione, ma straziata dalla violenza della guerra. Il suo è un racconto asciutto, privo di vacui sentimentalismi eppure denso delle piccole cose che condiscono una vita comune, la strada e le sue abitudini.

«Un luogo scomodo» non è solo un libro sull’Ucraina e sulla guerra voluta da Putin con la sua invasione, ma è anche la descrizione puntuale della violenza e dei suoi effetti sugli umani

Il lettore si ritrova così passo dopo passo immerso sempre più in una situazione da incubo, in cui la guerra si palesa con una qualità continua e perenne di tragicità. Le foto di d’Agata vivono parallele alla parte scritta completandola e rendendola ancora più capace di attraversare la cronaca. «Un luogo scomodo» non è solo un libro sull’Ucraina e sulla guerra voluta da Putin con la sua invasione, ma è anche la descrizione puntuale della violenza e dei suoi effetti sugli umani. Una descrizione che non può lasciare indifferente nessuno, tanto più a Occidente.

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