Tra bellezza e orrore la rilettura dei miti ai giorni nostri

Tre libri che parlano di dei, miti e leggende.

«Sola e candida, su un piedistallo», con lo sguardo rivolto lontano. La statua della Venere di Milo, al Louvre, è l’immagine più nota della dea dell’amore. Ha un aspetto misterioso, pieno di segreti. Proprio in queste pieghe si addentra «Afrodite viaggia leggera» (Ponte alle Grazie) di Francesca Sensini, docente di italianistica all’Università Côte d’Azur. L’autrice si è già misurata con il mito ne «La trama di Elena» (sempre Ponte alle Grazie), pronta a cogliere l’opportunità di ridefinire una divinità ricavando dal mito gli elementi più attuali e vicini alla quotidianità, dando sensibilità e levità «umane» alla sua natura, oltre gli stereotipi, dentro le mille declinazioni dell’amore.

Da Omero a Ovidio, da Euripide a Seneca, da André Gide a Jorge Luis Borges, ne «Il racconto del labirinto» (Einaudi) Giorgio Ieranò ripercorre alcune vicende leggendarie per proiettare una luce diversa su uno dei soggetti più affascinanti della mitologia greca. Il labirinto è il luogo della prova, dove la vita finisce oppure ricomincia, dove si mettono in gioco qualità e limiti, e si può perfino ritrovare se stessi.

Con sensibilità e freschezza, infine, Giuseppe Conte, scrittore, poeta, traduttore, grande viaggiatore e cultore appassionato del mito, rilegge uno dei personaggi più terribili e controversi nel suo «Nessuno può uccidere Medusa» (Bompiani). Dall’antica Grecia alla Sicilia di oggi, Conte segue la vicenda di una donna che capovolge il proprio destino, riprendendone il controllo, proprio come nel mito tramandato da Ovidio, in cui si intrecciano bellezza e orrore. Mette l’accento sui temi della pace e del rispetto della natura, cercando vie per riportare equilibrio, con traiettorie di speranza.

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