Torri, palazzi, vie e costumi: ecco la Bergamo medievale

L’INTERVISTA. Gamassi: «Nel mio libro racconto gli eventi tra l’XI e il XV secolo e descrivo borghi, alimentazione, abbigliamento, fede e superstizione».

Nuova fatica editoriale per Alberto Gamassi, architetto di professione e appassionato storico. Dopo il racconto «Un bergamasco a Venezia», propone ora, distribuito da ElleLibri, «Bergamo città medievale. Da libero comune a dominio dei Visconti» (pagine 404, euro 30). Si tratta di pagine in cui la nostra città emerge come baluardo di autonomia, resistente nonostante le numerose occupazioni straniere subite. Il volume ripercorre gli eventi cruciali tra l’XI e il XV secolo, a partire dal fervore del periodo comunale, quando Bergamo si autoproclamò libero comune, alla successiva crisi politica interna che portò alla sottomissione alla signoria dei Visconti nel 1332.

Fu il milanese Azzone Visconti, sostenuto dai Gonzaga e da Mastino II della Scala, a prendere il controllo della città, segnando l’inizio di un’epoca di dominio lombardo. Un secolo più tardi, sfibrata dal malgoverno, Bergamo si ribellò all’egemonia dei Visconti e decise spontaneamente di passare sotto il controllo della Serenissima, con la resa ufficiale dell’8 maggio 1428. Attraverso minuziose ricostruzioni storiche, Gamassi guida il lettore tra piazze, vie e angoli nascosti, tracciando un percorso che passa dal periodo comunale a quello delle Signorie, fino all’epoca veneziana. Affiancando testi redatti con chiarezza espositiva e immagini pertinenti, «Bergamo città medievale» invita a riscoprire la città scelta come Capitale della Cultura 2023, proponendo un intreccio di storia, politica e patrimonio artistico-culturale.

«Bergamo città medievale» invita a riscoprire la città scelta come Capitale della Cultura 2023, proponendo un intreccio di storia, politica e patrimonio artistico-culturale

Gamassi, di professione è architetto, ma dimostra grandi conoscenze storiche. Come nasce questa passione?

«La curiosità per la storia è nata quando frequentavo la Facoltà di Architettura, in un periodo in cui noi studenti dovevamo discutere le tesine di storia dell’arte. La passione per la materia si è poi consolidata in età più adulta, quando ho cominciato a scrivere due libri che raccontano antiche storie di famiglia, nelle quali ho descritto le epoche, le vite e i luoghi di lavoro vissuti dalle generazioni che mi hanno preceduto».

Ora torna a scrivere di Bergamo e lo fa concentrandosi sul periodo medievale. Perché questa scelta?

«Scrivendo “Un bergamasco a Venezia”, ambientato nel Cinquecento, mi sono reso conto che su quel periodo straordinario, durato tre secoli e mezzo, esistono numerose pubblicazioni e sono state organizzate parecchie mostre e convegni. Diversamente per il Medioevo, periodo storico durato un millennio, è stato scritto poco, tanto che noi bergamaschi conosciamo scarsamente i personaggi e gli avvenimenti di quell’epoca. Forse perché l’abbiamo sempre considerato un periodo “buio”, di regresso culturale, economico e morale, che ci ha fatto soffrire con guerre, carestie, pestilenze e tanta miseria…».

In effetti non sono considerazioni del tutto condivisibili…

«Bisogna ammettere che il Medioevo è stato un periodo altrettanto ricco di eventi, trasformazioni e mutamenti poco conosciuti perché purtroppo si è persa una notevole parte della loro memoria storica. Ho pensato quindi di dare un contributo alle scarse conoscenze che si hanno di questo periodo, scrivendo un libro che copre, in particolare, i trecentotrenta anni che vanno dalla nascita del Libero Comune di Bergamo all’assoggettamento del territorio alla Repubblica di Venezia».

«Il libro fa conoscere la nostra città attraverso le cinte murate, le vicinie, i borghi, le torri, i palazzi, gli edifici religiosi, i corsi d’acqua, gli acquedotti, le fontane, le vie, le piazze, le botteghe, i mercati e tanti luoghi oggi dimenticati o scomparsi. Inoltre, racconta le abitudini e i costumi della gente che viveva dentro e fuori le mura, descrivendo abitazioni, arredi, abbigliamento, alimentazione, sanità, fede, superstizione e tante altre particolarità»

Qual è stato l’approccio nell’affrontare il nuovo lavoro?

«Questo libro non ha la pretesa di essere un trattato o un saggio, né vuole essere una guida turistica. Piuttosto, un testo espositivo e divulgativo che intende raccontare ai bergamaschi tutto quello che vorrebbero conoscere del loro territorio e di questo periodo storico. L’approccio è stato quello di studiare, nella stratificazione delle diverse epoche, i popoli, le culture, le vicende e il patrimonio monumentale e artistico di Bergamo. All’inizio del lavoro, ho compilato un lungo elenco di voci in cui doveva essere suddivisa la narrazione, dove ogni voce necessitava di una propria ricerca specifica necessaria per approfondire le conoscenze storiche e per reperire notizie e immagini».

Che cosa si scopre in queste pagine?

«Il libro fa conoscere la nostra città attraverso le cinte murate, le vicinie, i borghi, le torri, i palazzi, gli edifici religiosi, i corsi d’acqua, gli acquedotti, le fontane, le vie, le piazze, le botteghe, i mercati e tanti luoghi oggi dimenticati o scomparsi. Inoltre, racconta le abitudini e i costumi della gente che viveva dentro e fuori le mura, descrivendo abitazioni, arredi, abbigliamento, alimentazione, sanità, fede, superstizione e tante altre particolarità».

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