Il piacere di leggere / Valle Cavallina
Mercoledì 27 Novembre 2024
Superficialità e disgregazione sociale: un libro per resistere
LA PRESENTAZIONE. Al Centro «La Porta» incontro su le «Pratiche di resistenza nella vita quotidiana» di Tarcisio Plebani.
Non sono affatto «piccole cose da niente» quelle evocate dal prof. Tarcisio Plebani nella pubblicazione intitolata: «Pratiche di resistenza nella vita quotidiana», edita da Guerini Associati, presentata nei giorni scorsi al Centro culturale «La Porta».
Luciano Zappella, docente di Lettere, ha richiamato il percorso formativo promosso dal Centro culturale su «Futuri possibili: sperare tra visioni e realtà» e ha presentato l’autore, che è stato insegnante di sociologia nei licei, attivo in ambito sociale come volontario nelle Acli, in movimenti per la pace e di impegno contro le mafie e che ha avuto incarichi professionali in cooperative sociali, nell’ambito della disabilità e del coordinamento educativo.
La società di oggi e le fratture sociali
Il libro del prof. Plebani offre uno spaccato sotto il profilo sociologico della realtà odierna, dove è più difficile riscontrare come in passato «fratture sociali nette e conflitti tra gruppi sociali definiti, capaci di dar vita a veri e propri movimenti sociali strutturati e duraturi». Ma in questa modernità avanzata non sono messe fuori gioco situazioni di oppressione che hanno un carattere corrosivo del vivere civile, come un ammasso di tendenze «che frantumano le basi di solidarietà collettiva, il patrimonio di senso, le reti di relazione, le assoggettano agli imperativi del profitto economico e della razionalità tecnica».
Il mondo è oggi caratterizzato da una complessità crescente: povertà in mezzo all’abbondanza, disuguaglianze sociali estreme, catastrofi ambientali e guerre diffuse sono solo alcune delle sfide da affrontare
Le dicotomie moderne
Il mondo è oggi caratterizzato da una complessità crescente: povertà in mezzo all’abbondanza, disuguaglianze sociali estreme, catastrofi ambientali e guerre diffuse sono solo alcune delle sfide da affrontare. In questo inedito contesto, il prof. Plebani con un linguaggio, per così dire, domestico e familiare, focalizza lo sguardo sulle forme o pratiche di resistenza nella vita quotidiana di persone e gruppi che, in modo silenzioso e ordinario, contrastano forme di potere pervasivo.
I ricordi autobiografici
Il prof. Plebani ha evocato due ricordi autobiografici: uno connesso con una un’espressione frequentemente ripetuta dal padre, strettissimo collaboratore di don Bepo Vavassori: «Tirèmm inànz a fì de bé», un modo popolare per esprimere un comportamento capace di stare nella quotidianità, nella ferma convinzione che la tenacia nel lavoro ordinario non è un vuoto a perdere, ma è finalizzata a un bene che rifluisce sul buon andamento della famiglia, di una istituzione come è il Patronato, la comunità civile.
Il secondo ricordo che ha toccato il sentire di tutti i presenti, ha riguardato la moglie Bianca deceduta pochi mesi fa. Negli ultimi mesi della vita ha espresso il desiderio di una modifica all’appartamento: una porta finestra con accesso al giardino. Operazione strutturalmente impossibile, ma espressione di un «oltre» la propria stanza, volontà di non vivere ripiegata su di sé. «Lasciami sognare» diceva Bianca al marito. Il sogno apre uno spazio sull’«oltre», sulle «piccole cose da niente», sui «futuri possibili». Il sogno privilegia i dettagli, i frammenti, gli interstizi per avviare sentieri di collaborazione che hanno ricaduta nella collettività.
Il sogno valorizza la narrazione che ribalta gli stereotipi dello status symbol e mette in circolo questioni eluse dal pensare diffuso.
Il sogno non si arrende al presente, oggi assediato da una superficialità tossica: non teme di fare i conti con il dolore del passato, di abbattere il muro di omertà che chiude ogni prospettiva. Il sogno ci rivela che non siamo le cose che facciamo, ma c‘è un «oltre» che dà senso e direzione alla fatica.
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