Storie di rinascita da Giovanni Allevi a Sophie Kinsella

LA RECENSIONE. «All’improvviso mi è crollato tutto. Ho perso molto, ma non la speranza e la voglia di immaginare». Giovanni Allevi si mette a nudo ne «I nove doni» (Solferino) raccontando la sua malattia, un mieloma, e la sua passione per la musica.

Fare i conti con la fragilità del corpo lo ha costretto a fermarsi, interrompendo il flusso di concerti, tour, registrazioni. Le sue parole, però, sono attraversate da una grande consapevolezza: «Dopo lo sgomento iniziale - scrive -, seguendo percorsi interiori imprevedibili, ho ricevuto in dono l’arte del vivere». La sua è una testimonianza ricca e sofferta, un percorso che porta dall’inferno alla rinascita: «Tra le più grandi difficoltà della vita possono presentarsi risvolti sorprendenti».

«Dopo lo sgomento iniziale - scrive -, seguendo percorsi interiori imprevedibili, ho ricevuto in dono l’arte del vivere»

Anche Sophie Kinsella, scrittrice bestseller nota per le sue commedie romantiche (come «I love shopping»), dopo aver affrontato un tumore al cervello, ripercorre la sua vicenda personale nel romanzo «Cosa si prova» (Mondadori). La protagonista Eve, alter ego dell’autrice, un giorno si sveglia in un letto di ospedale. Il marito le spiega che è stata sottoposta a un intervento chirurgico per rimuovere un grosso tumore al cervello. Mentre impara nuovamente a camminare, parlare e scrivere, inizia a rendersi conto di cosa sia per lei più importante, a partire dagli affetti più cari.

Delicato, profondo e poetico, infine, «Nella casa del leone» (Neri Pozza) della scrittrice giapponese Ito Ogawa, riesce a riempire di humor e calore i momenti che i personaggi rubano alla morte, offrendo un punto di vista diverso sulla vita, che non respinge ma abbraccia la fragilità, per trasformarla in un dono. Come avviene nell’arte antica del kintsugi, qui si tratta di riparare con l’oro le crepe dell’anima.

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