Nell’autoritratto di Marías la diffidenza dalla politica

LA RECENSIONE. «La metà del mio tempo» è il lascito di un autore che ha saputo, in tempi cinici e nichilisti, offrire la magia dell’avventura letteraria.

Costruito attraverso un accurato montaggio di articoli, frammenti di diario e appunti, l’inedito «La metà del mio tempo» (Einaudi, nella traduzione di Maria Nicola) di Javier Marías è un’ottima occasione per ritornare nei territori del grande scrittore di Madrid, probabilmente l’autore spagnolo più rilevante del secondo Novecento e tra i più importanti scrittori europei. «La metà del mio tempo» si pone infatti al tempo stesso come un testo potenzialmente introduttivo per chi ancora non ha avuto l’occasione di attraversare le pagine meravigliose de «L’uomo sentimentale», o tra gli altri della trilogia «Il tuo volto domani», ma è anche l’occasione per chi lo conosce già bene per cogliere nei frammenti della sua vita e nel suo assiduo lavoro di pubblicista (a cui teneva molto) gli elementi originari di una poetica estremamente contemporanea, ma al tempo stesso di stampo audacemente - per i tempi che viviamo - letterario. Javier Marías è annoverabile a quegli autori irriducibilmente letterari, capaci di mostrare l’anima dell’umano e le sue molteplici rifrazioni attraverso la densità di un’opera che si snoda certamente in più romanzi e racconti, ma che al suo cuore («Un cuore così bianco» è il titolo di un suo fortunato romanzo del 1992) un’unica e potenzialmente infinita storia d’amore.

Testo fatto di tracce e indizi, «La metà del mio tempo» - curato da Inés Blanca - offre un autoritratto dell’autore da cucciolo, il racconto di un’infanzia vissuta nella casa paterna fatta di libri e dipinti, un’immersione che donerà al futuro scrittore consapevolezza, ma anche distanza emotiva da un lavoro culturale troppo spesso esaltato da politica e istituzioni (a seconda delle convenienze e delle convivenze) e che invece vive di una quotidianità anche spiccia, di un lavorio continuo e di carattere artigianale. Javier Marías resta figlio di una famiglia dichiaratamente repubblicana in una Spagna ancora franchista, che seppure una volta liberatasi dal ganglio della dittatura resta comunque ancora fortemente ancorata ad atteggiamenti e collusioni tutt’altro che democratiche.

Più che estraneità alla politica, Marías esprime così - come anche nella sua letteratura - più che una forma di estraneità, una forma di diffidenza dalla politica. Un sentimento dato dalla conoscenza di quanto la politica e la sua degenerazione possano portare a violenza e annichilamento. «La metà del mio tempo» è il lascito di un autore che ha saputo, in tempi cinici e nichilisti, offrire la magia dell’avventura letteraria.

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