«Madre e Figlio nell’arte», viaggio nel mistero della vita

LA RECENSIONE. Sorta di diario pubblico in forma di catalogo intimo e privato, l’ultimo libro di Vittorio Sgarbi, «Natività. Madre e Figlio nell’arte» (La nave di Teseo), vive di una tensione inedita e a tratti dolorosa, che detta il passo di una relazione, quella tra madre e figlio, irrisolta eppure meravigliosamente studiata, indagata e celebrata nei secoli.

Dedicato alla madre e al padre, questo nuovo saggio di Sgarbi rivela un’inquietudine nuova, un ripensamento lungo e costante, che ha la sua origine in quella posizione filiale mai tradita dal critico ferrarese, una postura che diviene vera e propria indole e pratica critica. Una posizione dello sguardo che si rivela quanto mai congeniale alla comprensione dell’altro non in quanto differenza, ma fautore di possibile meraviglia. «Natività. Madre e Figlio nell’arte» è un viaggio di scoperta che porta sul medesimo percorso il lettore e l’autore uniti da un legame che non è strettamente culturale, ma ancestrale.

Un inseguimento della bellezza e della sua verità che lascia attoniti e stupefatti, una capacità di elaborazione della meraviglia con il pregio di un’idea divulgativa preziosa, che non vive nel passaggio di informazioni, ma dell’elaborazione di un terreno comune sul quale trovarsi compagni di una comune relazione. Da Simone Martini, «Annunciazione e due santi», a Giovanni Segantini, «Le due madri», il saggio offre un catalogo commentato prezioso e originale, una visione a tratti inedita della Natività che espande la sua sacralità oltre i contorni della religione per riposizionarsi all’interno dell’intento artistico che sintetizza e chiarisce quel gesto atavico e umanissimo di esplorazione del sacro. Vittorio Sgarbi non si limita, o meglio ancora, non si muove aderendo ai confini dell’opera in sé per sé, ma compie un attraversamento che diviene vera e propria rivelazione dell’atto artistico là dove l’arte diviene indagine filosofica. Non dunque una semplice contrapposizione tra antico e moderno, ma un intreccio figlio di un percorso comune, che pure nella sua diversità agisce un movimento verso Dio. «Natività. Madre e Figlio nell’arte» è un libro coinvolgente e capace di sorprendere, un viaggio lungo secoli dentro i quali la storia dell’arte diviene elemento portante di un pensiero condiviso, patrimonio comune e sostanza di un pensiero umano che contiene bellezza e mistero, celebrazione e sacralità, un intreccio spesso foriero di contraddizioni e di violenti scontri, ma anche capace di segnare e definire quel rito di passaggio e quella permanenza nel mondo che la Natività rappresenta.

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