
Il piacere di leggere
Lunedì 10 Marzo 2025
L’umanità varia, splendente e affaticata di Celestini
LA RECENSIONE. In un tempo così succube del potere e del successo, dell’ambizione come di ogni forma di evidente e spudorato esercizio di potenza, raccontare degli ultimi non appare semplicemente fuori moda, ma quasi fuori contesto, fuori luogo e socialmente disdicevole.
Come se si trattasse di raccontare di una parte estremamente minimale, se non estranea all’umanità, quando invece coinvolge la stragrande maggioranza degli esseri umani. Si comunica ossessivamente il segno del successo e s’impone come un traguardo ambito il segno del comando, dimenticando così che la diversità passa anche da scelte e indoli diverse e che un mondo appiattito su pochi e pure discutibili valori non fa che impoverirsi della sua materia più preziosa, l’umanità.
«Poveri cristi» (Einaudi) racconta così le alterne vicende di un’umanità varia e splendente, affaticata e spesso maltrattata eppure così vicina e quasi aderente alle vite dei santi
E ritorna agli ultimi Ascanio Celestini, narratore di teatro e di strada che ha sempre tradotto l’impegno civile in una forma di arte del racconto a mezza strada tra la pagina scritta e il palcoscenico. Novelliere moderno, Celestini con «Poveri cristi» (Einaudi) racconta così le alterne vicende di un’umanità varia e splendente, affaticata e spesso maltrattata eppure così vicina e quasi aderente alle vite dei santi. Non si tratta esclusivamente di bontà o di odore di santità, ma di una forma e di un’idea della vita ostinatamente diversa e in opposizione al senso comune, una lotta serrata che ha come ideale l’altro e la sua inclusione. Non è questione di eroismo, ma di una forma di dono che per alcuni, e in particolare per i protagonisti di Ascanio Celestini, è semplicemente vitale ed essenziale. Si guarda bene da ogni forma di banale retorica, ma anzi offre il ritratto anche conflittuale di figure in teso equilibrio tra immaginazione e realtà. Solo che in Celestini l’immaginazione non rappresenta una fuga o un rifugio, ma una dimostrazione che un altro modo di vivere è possibile e un altro mondo anche. È una rivoluzione minima, ma fondamentale, una palingenesi che ha al suo apice un’idea diffusa di solidarietà.
Celestini riduce la strada che ingannevolmente ogni giorno ognuno costruisce tra sé e gli altri, tra chi si garantisce un caffè al bar e chi elemosina ai bordi delle strade un pasto. Non esiste differenza se non quella irriducibile di una verità per ognuno diversa e che ognuno ha il diritto di esprimere e raccontare. Una verità che diviene dignità di esistere, di lasciare il proprio segno magari accogliendo il prossimo invece di respingerlo. «Poveri cristi» è un racconto poetico e al tempo stesso capace d’indagare il reale nella sua concretezza, e nella sua quotidianità.
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