Luci e ombre nel ritratto del pioniere dell’etologia

Ci sono figure che rappresentano anche inconsapevolmente un’epoca attraversandola e dandole forma e spesso in alcuni casi mutandola nel profondo.

Giornalista e saggista, Ilona Jerger decide così di avvicinarsi alla figura magmatica di Konrad Lorenz, fondatore della moderna etologia, e lo fa con un romanzo che ha per titolo proprio il nome del grande etologo, «Konrad» (Neri Pozza, nell’efficace traduzione dal tedesco di Irene Abigail Piccinini).

«Konrad» già nel titolo rivela così un’indagine tutt’altro che fredda o banalmente biografica. Il lavoro di Jerger infatti tende all’osservazione di una vita sorprendente e con non pochi tratti complessi partendo da un’infanzia che non fu parca di momenti anche duri. Pubblicato in Germania nel 2023 per i centoventi anni dalla nascita di Konrad Lorenz, il libro offre un ritratto privo di retorica e che anzi si preoccupa prima di tutto di smontare ogni forma di facile mitizzazione di una delle menti più eclettiche e vivaci del Novecento, a partire da una giovinezza segnata dall’adesione nemmeno troppo superficiale al nazismo e alla gioventù hitleriana.

Si potrà dire che capitò del resto a molti della sua generazione, ma se questo non giustifica per nulla una decisione tutt’altro che apprezzabile serve però a entrare con mani e piedi in quel processo mentale ed esistenziale che avvicinò Lorenz a posizioni tanto degenerate quanto violente. Non va poi dimenticato che il testo pur frutto di grande documentazione e di attente ricerche d’archivio è prima di ogni altra cosa un romanzo, quindi con molti elementi di vera fiction che hanno però non certo il senso di tradire una storia, ma di offrire uno spazio di riflessione altro e affine con il percorso di Konrad Lorenz.

Ed è proprio mischiando elementi reali con elementi di verosimiglianza che Jerger entra nella mente complessa di Lorenz offrendo un ritratto privato e pubblico credibile e al tempo stesso una visione della storia del grande scienziato utile a comprendere anche i movimenti di un secolo insieme a quelli intimi e privati di un uomo certamente non banale. Quella di Lorenz è infatti un’esistenza che si può ben definire epica, ingombra di guerre e di fughe, di vittorie e di cadute. Un’esistenza segnata da una fascinazione spesso eccessiva e dannosa per il potere. Una gestione dell’ambizione non sempre equilibrata che porta Lorenz a vivere momenti drammatici come esaltanti (vincerà il premio Nobel per la medicina nel 1973) fino alla definizione di una disciplina scientifica e alla scrittura di libri e saggi ad oggi considerati immortali.

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