
Il piacere di leggere / Valle Brembana
Martedì 22 Aprile 2025
La Val Brembana di Gardella tinta di segreti e misteri
LETTURE. La Valle Brembana come non l’avete mai letta. Ossia come scenario di un giallo molto local, che segue le dinamiche incerte dell’indagine del capitano dei carabinieri Fernando Pavone. A raccontare questa storia in «Luci nel bosco» (pubblicato da Tre60, 16,90 euro) è Massimo Gardella, autore e traduttore di saggi e romanzi.
Il caso brembano prende le mosse dal ritrovamento di un cadavere, quello di un’eccentrica campeggiatrice straniera rinvenuta nei boschi attorno a Piazzatorre. Un personaggio che, in prima battuta, nessuno del posto sembra conoscere e invece lentamente risulta l’anello più sfortunato di una rete di intrighi criminosi incrostati da parvenze di remoti riti ancestrali. Oltre al capitano, i personaggi chiave sono quelli di Marzio Bottazzi, un ottantenne, ex professore di antropologia, ricco possidente della valle e studioso di storia locale dagli interessi esoterici, e il giovane brigadiere, ex campioncino di sci, Stefano Milesi. Un triangolo di figure non sempre decifrabili (ma qui sta il gioco di Gardella) attraversato da altre figure discretamente tratteggiate, come la «testa calda» Cristiano Locatelli o il giornalista frelance, Aurelio Gatti.
«Una storia thriller e folk horror»
L’autore definisce la sua storia un «thriller e folk horror che vuole essere un omaggio ai luoghi e alle persone de posto». Una dichiarazione che viene rispettata in una stesura estremamente dettagliata dei luoghi. Gardella riporta percorsi e scenari dell’alta Valle Brembana con puntigliosa precisione, tanto che a volte pare in competizione con le indicazioni di un navigatore satellitare. Descrive infatti strade, scorci, appunta nomi di località e montagne, a volte con qualche gustosa digressione storica. Non manca poi di specificare le vie e i nomi di attività e locali pubblici. Insomma per chi vive o frequenta la valle questa lettura è come sbirciare da una webcam: le cose sembrano materializzarsi mentre giri le pagine.
Tra gli obiettivi della storia sembra palese quello di rendere la valle stessa un «muto» protagonista, una presenza che concorre attivamente a determinare non solo l’atmosfera ma caratteri e comportamenti dei personaggi. Una scelta netta quella di Gardella, così come quella di non usare il dialetto, se non in qualche impercettibile cadenza del parlato. Una decisione quest’ultima che elimina facili scorciatoie (empatie e antipatie) per tenere l’attenzione desta sulle dinamiche della trama (e forse rendere il testo accessibile anche ai lettori extra Bergamo). Anche se in concreto, con questa opzione si priva di buona parte del colore della terra Brembana. Ma Gardella pare più interessato ad addensare giochi d’ombre che cromatismi linguistici.
La miccia dell’indagine, che brucia la curiosità del lettore, in «Luci nel bosco» brucia lentamente. Si deve arrivare tre quarti del libro perché dalle ombre dei sospetti si possano cogliere indizi concreti. Da quel momento la trama accelera in un avvitamento di avvenimenti che sfrigola di rivelazioni fino al culmine risolutore. Che pur spiegando le cause prime, lascia qualche interrogativo sul futuro di alcuni personaggi. Si accenderanno altre luci nei boschi della Valle Brembana?
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