La fiaba di J. K. Rowling
che parla anche agli adulti

La star della Città dei rimpianti è Felicità: una creatura eterea e luminosa che come il sole riscalda ciò che la circonda. Così la immagina J.K. Rowling – la celebre autrice inglese della saga di Harry Potter - ne «Il maialino di Natale», con le illustrazioni di Jim Field, una storia sospesa tra realtà e immaginazione, arricchita da un pizzico di magia. Un’avventura adatta a lettori di ogni età, che ricorda il valore dell’amicizia, del coraggio e della speranza.

La Rowling immagina questa «Città dei rimpianti» come il luogo dove sono radunate le cose (non necessariamente materiali) smarrite per errore e impossibili da ritrovare. Fra gli oggetti perduti ci sono per esempio i talenti non sfruttati e poi dimenticati. L’autrice descrive questa città regalandole il fascino decadente di Venezia, con le gondole, le antiche ville, i canali. Il protagonista Jack ci arriva con l’aiuto di un giocattolo nuovo, il maialino Nat, ricevuto alla vigilia di Natale. Devono svolgere insieme un’importante missione: ritrovare il suo più fedele compagno di avventure, Lino - un altro maialino di pezza -, che lo accompagna fin da quando era piccolo e che gli è stato portato via da un gesto impulsivo della sorellastra Holly. Il cattivo è il Perdente, che cerca di trattenere le cose smarrite nel suo mondo per sempre, e cerca di impedire a Jack di ritrovare Lino e di tornare sano e salvo a casa.

Il romanzo ricorda le atmosfere e i meccanismi narrativi di alcune fiabe classiche come «Lo Schiaccianoci» ma anche della serie Disney «Toy Story», in cui peluche, bambole e trenini prendono vita e svelano i segreti appresi osservando gli esseri umani nelle loro case. A questo però la scrittrice inglese affianca una riflessione più profonda sugli eccessi della società dei consumi e sull’uso che facciamo degli oggetti, rivolta anche agli adulti.

Quella di Natale è «la notte dei miracoli e delle cause perse» e Jack riceve l’aiuto inaspettato della Speranza, che nella storia è una creatura alata, come nella poesia di Emily Dickinson dove «è quella cosa piumata/ che si viene a posare sull’anima/ canta melodie senza parole/ e non smette mai».

Durante il lockdown J. K. Rowling aveva scritto «Ickabog», devolvendo i proventi della pubblicazione per aiutare le persone colpite dal Covid. Ora con questo nuovo lavoro riesce a tradurre lo spirito del tempo che stiamo vivendo usando il linguaggio della fantasia. Senza mai accennare alla pandemia riesce tuttavia a dare un senso nuovo alla fragilità e alla perdita che grandi e piccoli stanno vivendo – in molti modi – in questi due anni e a trasformarli in un auspicio positivo per il futuro.

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