Emily Dickinson, poesia dai versi limpidi e arcani

LETTERATURA. «Ho trovato le parole per ogni pensiero» è il titolo della nuova antologia della poetessa dell’800 curata da Franco Lonati.

È in libreria una nuova antologia di Emily Dickinson, una delle più grandi poetesse dell’Ottocento, pressoché sconosciuta in vita – considerata anzi una figura stravagante se non addirittura inquietante – infine riscoperta e giustamente annoverata tra i vertici della poesia mondiale. La raccolta, intitolata «Ho trovato le parole per ogni pensiero» (Morcelliana, pagg. 176, euro 20), è curata da Franco Lonati, professore associato di Letteratura inglese e americana all’Università Cattolica di Brescia.

Poesia e illustrazioni

La novità di questa edizione consiste in due aspetti. Anzitutto, una veste grafica inedita con 60 illustrazioni a colori della disegnatrice Maria Lojacono accompagna le altrettante poesie e lettere scelte, quasi nell’intento di accogliere la sfida dickinsoniana a ripensare il mondo anche attraverso le immagini. Inoltre, Lonati riparte dal testo originale della penna di Amherst per fornire al lettore una versione letterale, senza cedere alla tentazione di abbellire o interpretare liberamente i versi. Un lavoro di traduzione impegnativo (Vivian Lamarque scriveva: «Tradurre Emily Dickinson non è affatto facile. A volte ho la tentazione di rimuovere, come un chirurgo, le parti che non riesco a comprendere»), che parte dal presupposto per cui le poesie andrebbero apprezzate nei significati e nei suoni del testo americano. Nella prefazione, Lonati sottolinea la capacità dell’autrice di «ripensare ogni cosa per se stessa, di riconcettualizzarla nella poesia, di rinominare qualunque oggetto della sua poesia, sottoponendola a un Io lirico di straordinaria potenza». In due parole, quella capacità che il critico Harold Bloom definì la sua «originalità cognitiva».

La storia di Emily Dickinson

Nata in una famiglia puritana del Massachusetts nel 1830, la Dickinson viene istintivamente ricordata come la donna che trascorse l’esistenza in un volontario isolamento, indossando solo abiti bianchi come emblema del suo matrimonio spirituale. La donna che raramente lasciava la casa paterna, se non per alcune passeggiate in giardino, evitando le visite degli ospiti, eccezion fatta per i bambini. Ma una tale restituzione della figura della poetessa, sebbene alimenti il suo mito, rischia di mettere in ombra il suo genio: «[…] la poesia della Dickinson è immortale e universale. Non si finirà mai di trovare significati e ci saranno sempre nuove interpretazioni di alcuni suoi versi, al tempo stesso così limpidi e così arcani», afferma Franco Lonati.

Lonati ha selezionato 60 componimenti – su oltre duemila scritti – suddividendoli in categorie tematiche: Natura e bellezza, Morte e immortalità, Amore e dolore, Fede e religione, Fama e successo, Poesia e sensibilità. Testi che parlano di temi universali, dalla perdita alla speranza, dalla paura al desiderio

Genio, talento e istinto, ma anche un’efficacissima preparazione da autodidatta, influenzata dalla lettura della Bibbia, di Shakespeare, di Milton, dei poeti metafisici, di scrittori contemporanei come Emily Brontë e Robert Browning. Tradizione puritana e trascendentalismo emersoniano. Nella nuova antologia, poesie e lettere vengono messe sullo stesso piano, poiché non esiste una netta separazione tra la produzione poetica e quella epistolare della Dickinson. Lonati ha selezionato 60 componimenti – su oltre duemila scritti – suddividendoli in categorie tematiche: Natura e bellezza, Morte e immortalità, Amore e dolore, Fede e religione, Fama e successo, Poesia e sensibilità. Testi che parlano di temi universali, dalla perdita alla speranza, dalla paura al desiderio.

Di tempo, di Dio, dell’uomo. Poesie tendenzialmente brevi, organizzate in semplici quartine, come piccole «miniature» senza titolo. Con quell’inconfondibile linguaggio che mescola termini presi da ambiti tecnici, ad esempio la legge, la geometria o l’ingegneria, con parole comuni che, in contesti inusuali, trovano nuova vita. E, infine, il rispetto delle peculiarità grafiche – i celebri trattini – che invitano il lettore a fermarsi, a riflettere, a provare a colmare gli spazi. A tentare di decifrare quei significati complessi che, a distanza di un secolo e mezzo, risuonano ancora come enigmi.

Scriveva Susan Gilbert nel necrologio per la Dickinson, apparso sul «The Springfield Republican» tre giorni dopo la morte, avvenuta il 15 maggio 1886: «La sua arguzia era una lama di Damasco scintillante nel sole, la sua fulminea estasi lirica somigliava alla nota prolungata e balenante di un cantore nei boschi di giugno a mezzogiorno: la si ascolta ma non la si può vedere».

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