
Il piacere di leggere / Bergamo Città
Lunedì 07 Aprile 2025
Camorra, povertà e disagio negli «Undici» di Longo
LETTO PER VOI. Nel 2008 ha vinto la 24a edizione del Premio Nazionale di Narrativa Bergamo con «Dieci», felice raccolta di racconti recanti ognuno, quale titolo, uno dei dieci comandamenti.
Ora Andrej Longo, scrittore ischitano, licenzia «Undici. Non dimenticare» che suona, appunto, come la prosecuzione del decalogo con un undicesimo comandamento (pagine 241, euro 15). L’editore, Sellerio, lo pubblica congiuntamente ad una nuova edizione di «Dieci», di cui questa nuova raccolta, tuttavia, non è, propriamente, un sequel, mantenendo una sua piena autonomia. Gli ambienti sono, anche qui, Napoli e la sua provincia, in qualche caso, infestati dalla camorra, segnati da povertà e disagio. Ma si tratta, questa volta, diversamente dalla raccolta precedente, di storie tutte al femminile, in cui le protagoniste, le voci che dicono «Io», sono sempre donne.
E sono sempre storie intrise di verità quotidiana, in cui l’abilità del narratore sta nel portare in piena emersione un tema «forte». In «La sedia», per esempio, l’incoercibile ribellione alla legge della prepotenza da parte di una ragazza, che ha la sola responsabilità di essere particolarmente sensibile all’ingiustizia. È, questo, un vero racconto di formazione, tutta gravitante attorno alla presenza assurda, mal comprensibile prima, indigeribile poi, di quell’oggetto, piantato sulla strada, vicino al marciapiede. Luisella, sin da bambina, è abituata a vedere una misteriosa sedia che sta davanti al portone di casa sua. Solo col tempo impara che quella sedia serve ad occupare un posto di parcheggio per la macchina di Don Ciro, una specie di boss del luogo.
Si ribella nei fatti, come già prima nella mente, alla regola non scritta della prevaricazione, della paura, della violenza, della diseguaglianza fondata non sul merito, ma sulla prepotenza
Cresciuta, Luisella va a lavorare a Sorrento, con la sua Cinquecento usata. Ma quando, ogni giorno, torna a casa, deve affrontare la penosa, insormontabile difficoltà di trovare un parcheggio, in quella zona tanto affollata. Legge, anche, Luisella. Legge Orwell, «Animal Farm». Una frase la colpisce particolarmente: «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri». E capisce. Una sera, stanca per la fatica ed il caldo, Luisella sposta la sedia di Don Ciro, e parcheggia lì la sua macchina. Si ribella nei fatti, come già prima nella mente, alla regola non scritta della prevaricazione, della paura, della violenza, della diseguaglianza fondata non sul merito, ma sulla prepotenza. Le conseguenze di questa rivolta alla curiosità (o intuito) del lettore.
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