Bellocchio, Favino e Verdone svelano «I mestieri del cinema»

LA RECENSIONE. Il libro di Dario Edoardo Viganò e Ignazio Oliva nasce da una serie di videointerviste.Venti protagonisti del settore cinematografico raccontano i propri inizi e il «dietro le quinte».

«Ho deciso che volevo fare l’attore quando avevo 7-8 anni e l’ho ripetuto per un po’ di tempo. Volevo che gli altri si divertissero con me. Quando ho raggiunto l’età della cosiddetta ragione, ho pensato invece di non volerlo più fare. Tuttavia al liceo ho avuto due insegnanti che hanno organizzato un piccolo laboratorio teatrale e un’altra, appassionata di cinema, che mi ha spinto a considerarlo non solo come intrattenimento, ma mi ha fatto capire che era un linguaggio. Un giorno la mia fidanzatina dell’epoca mi sfidò dicendomi: “Se non provi a diventare un attore, sei un idiota”. Spinto dalle sue parole, inviai la mia candidatura all’Accademia nazionale d’Arte drammatica, convinto che fosse l’unica via per diventare attore. A 19 anni fui ammesso e intrapresi un percorso di tre anni durante i quali la mia vita ruotò completamente intorno alla recitazione». Il racconto degli esordi di Pierfancesco Favino, vincitore di tre David di Donatello, cinque Nastri d’argento, due Globi d’oro, è uno dei venti che monsignor Dario Edoardo Viganò - vicecancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze sociali, presidente della Fondazione Memorie audiovisive del Cattolicesimo e docente ordinario di Cinema - e Ignazio Oliva, attore e regista, hanno raccolto nel libro «I mestieri del cinema» (Mimesis Edizioni, pagine 250, euro 20), un compendio di racconti, aneddoti e storie di vita destinati a diventare un corso di cinema disponibile sulla piattaforma della facoltà di scienze della comunicazione dell’Università telematica internazionale UniNettuno.

L’idea nasce dal desiderio di mettere per iscritto le videointerviste che i due autori hanno fatto a venti personaggi che lavorano nel cinema, nell’ambito di un progetto destinato ai ragazzi (ma non solo a loro) che porta il nome del libro, provando a tratteggiare un affresco - per certi versi inedito - del mondo del cinema, e a raccontare anche ciò che succede a cineprese spente e fuori dai set.

I 20 protagonisti: ecco chi sono

E così incalzati dalle domande di Viganò e Oliva, a rispondere sono, insieme a Favino, Marco Bellocchio, Carlo Verdone, Maria Sole Tognazzi, Paola Cortellesi, Claudio Santamaria, Francesca Marciano, Federica Pontremoli, Nicola Giuliano, Amedeo Pagani, Luca Bigazzi, Maura Morales Bergmann, Paki Meduri, Massimo Cantini Parrini, Grazia Materia, Aldo Signoretti, Lele Marchitelli, Andrea Battistoni, Consuelo Catucci e Roberto Missiroli. La scelta stilistica degli autori è stata quella di mantenere l’andamento del dialogo che, più di un saggio, è capace di restituire la passione e l’autenticità delle esperienze dei protagonisti, attori, registi, sceneggiatori, produttori cinematografici, montatori, costumisti e tecnici delle scene che attraverso il racconto di storie più o meno inedite hanno condiviso emozioni, svelato segreti e rivelato qualche curioso retroscena sulle tecniche dei tanti mestieri che ruotano attorno alla settima arte.

Tra le pagine del libro s’imparano a conoscere le vicissitudini artistiche del regista e sceneggiatore Marco Bellocchio, vincitore di quattro David di Donatello, del Leone d’Oro alla carriera e della Palma d’Oro onoraria al Festival di Cannes, e la sua personale esperienza come cameriere nei bar e nei ristoranti di Londra dove, da ragazzo, visse per due anni per imparare l’inglese. Ci sono anche gli esordi di Carlo Verdone come burattinaio e il suo debutto in palcoscenico nei panni di una vecchia fattucchiera, con uno straccio legato in testa. E ancora il passato di Paola Cortellesi nei piano bar, tra canzoni rock, pop e blues, fino alla prima scuola di teatro e all’incontro con Gianni Boncompagni che la chiamò per affiancarla a «Macao».

«È necessario immergersi nella quotidianità non si può essere attori o registi se non si ama la vita, o almeno se non si ha una curiosità insaziabile per essa»

« I mestieri del cinema» si rivela dunque come una sorta di manuale dove 20 maestri della scena si raccontano e suggeriscono ai ragazzi la via da seguire, essendo essi stessi testimoni di come una passione può diventare un lavoro all’interno di un sistema produttivo ben organizzato. Le domande sono dirette, a bruciapelo, personali e «tecniche»: Quanto è difficile recitare e fare il regista nello stesso film? Che differenza c’è tra interpretare un personaggio in teatro o davanti a una macchina da presa? Come si scrive un copione? Che rapporto esiste tra regista e sceneggiatore? Che cosa fa un produttore? E i protagonisti si aprono, dispensando scorci di vita familiare e professionale, senza lesinare qualche utile consiglio a chi uno (o più) di questi mestieri al momento non può che sognarlo. Per chiudere scegliamo un consiglio di Carlo Verdone, che riassume così il segreto del successo: «È necessario immergersi nella quotidianità non si può essere attori o registi se non si ama la vita, o almeno se non si ha una curiosità insaziabile per essa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA