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Mercoledì 06 Novembre 2024
Torna «Vita con Lloyd» il senso dell’esistenza con garbo e ironia
Il LIBRO. «Il giardino del tempo» è il 5° volume della saga del maggiordomo Lloyd ideata dallo scrittore «bergamasco» Simone Tempia a dieci anni dall’esordio sui social. Lo abbiamo intervistato.
«C’era una volta il tempo. Il tempo delle sveglie e quello del riposo, il tempo degli appuntamenti presi e saltati, il tempo che manca sempre, il tempo che non passa mai, il buon tempo di chi non ha niente da fare, i mala tempora che currunt senza andare da nessuna parte».
Inizia così «Il giardino del tempo» di Simone Tempia (Rizzoli Lizard), quinto volume della serie «Vita con Lloyd», in occasione del decimo anniversario della nascita del progetto e del lancio della pagina sui social. Un’occasione per tracciare un bilancio di questa esperienza e affrontare nuove sfide. Nel volume si trovano - come di consueto - brevi, finissimi dialoghi che sfiorano con garbo, saggezza e un pizzico di (poetica) ironia temi grandi e piccoli, fino a toccare il senso stesso della vita, in un luogo immaginario in cui le parole diventano specchio dell’anima, ricordano chi siamo e restituiscono la versione migliore di noi stessi. Ne abbiamo parlato con lo scrittore.
Simone Tempia, la sua vita con Lloyd L’ironico maggiordomo immaginario. Video di Roberto Vitali
Dal primo Lloyd a oggi che cosa è cambiato?
«In dieci anni sono cambiato soprattutto io: ho un lavoro diverso, mi sono sposato, sono diventato padre, mi sono trasferito in un’altra città, è mutato il mio sguardo sul mondo. Abbiamo attraversato la pandemia, un periodo particolarmente difficile a Bergamo, che ci ha portato nuove consapevolezze e nuovi timori. Potrei dire che questo decennio abbia prodotto in me una vera e propria rivoluzione».
In che modo questo ha influito sulla scrittura?
«Il personaggio di Lloyd è cresciuto molto. Il lettore troverà nelle pagine una figura diversa da quella che ha conosciuto in passato, più profonda e completa. Far uscire un nuovo libro di “Vita con Lloyd” è stata una sfida, nata dal desiderio di raccontare qualcosa di nuovo, concentrandosi sul tempo che passa».
Sono trascorsi dieci anni, qual è oggi l’attualità di questo personaggio?
«Questi dialoghi raccontano una parte di noi che tendiamo a nascondere, a non raccontare, perché anche nelle piccole cose ci fa sentire fragili, in bilico. È un sentimento universale che dura nel tempo. Ho cercato di non incastrarmi in una ripetizione identica dei temi, ma ho lasciato che questo personaggio crescesse come me, cercando di rispecchiare un sentimento collettivo».
Come l’ha scritto?
«Questo libro ha avuto una gestazione più lunga, articolata e cesellata rispetto agli altri. Ho riposto molta cura nella scelta delle parole. Anche i dialoghi precedenti sono stati scritti con attenzione e con amore, ma qui tutto è unito e si tiene, c’è una voce che ci conduce ed è tutto organico, come in un giardino. La scrittura di questo libro ha riservato molte sorprese anche a me stesso. Mi sono trovato in una condizione di grande ispirazione».
Il tempo è qualcosa che oggi sembra scorrere troppo veloce, non ne abbiamo mai abbastanza. Qual è il suo punto di vista?
«Noi immaginiamo di solito il tempo come acqua, oppure come sabbia che scorre e passa via, sempre in modo orizzontale. In questo libro, invece, il tempo è verticale, viene concepito in molti modi, è fatto di momenti e consistenze diversi: leggero, pesante, pieno di meraviglia, di festa, oppure di dolore. Tanti tipi di tempo che possiamo anche vivere contemporaneamente. Il tempo ci sfugge sempre, come le bellezze del mondo che a volte dimentichiamo di guardare. Non dobbiamo limitarlo, ma aggirarci in esso scoprendo quanto possa diventare bello».
Come si trova a Bergamo?
«Abito a Comun Nuovo, tra Zanica e Verdello. Un luogo in cui ho trovato la mia dimensione vivendo pienamente il tempo del paese. Ho trovato una comunità aperta a volti e possibilità nuove. Mi hanno colpito la forza, il saper fare, la determinazione a non arrendersi e a non mollare mai. Se c’è qualcosa da fare si fa, se c’è un problema si risolve senza cincischiare. Come dice Bruno Bozzetto, grande bergamasco che ammiro molto e con cui mi sento molto in sintonia, tirati su le maniche, cambiati le scarpe e vai a camminare, non c’è salita che non si possa affrontare».
Progetti per il futuro?
«Sto già scrivendo altri due libri. Lloyd alla fine di questo lavoro mi ha lasciato molto entusiasmo e slancio che sto riversando nei nuovi progetti».
Lloyd è sempre inappuntabile, un campione di gentilezza?
«Mi piace mettere l’accento sulla buona creanza, la buona educazione, termini forse un po’ fuori moda, che considero un po’ il mio mantra. Più che diventare grandi artisti e manager illuminati, penso che sia importante essere brave persone. A me basterebbe essere ricordato così da chi mi conosce».
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