Storie di donne costruttrici di pace e dialogo

LA RECENSIONE. Saggi che analizzano il concetto di pace, «una parola ”controtempo”, sfuggente, difficile non solo da realizzare, ma anche da definire.

«La pace ha bisogno di tempo. La pace non “scoppia”. La guerra sì». È un’analisi lucida e mai scontata quella proposta da Arianna Arisi Rota, docente di Storia contemporanea all’Università di Pavia, nel saggio «Pace» (Il Mulino). Una parola «controtempo», sfuggente, difficile non solo da realizzare, ma anche da definire. Si scopre per esempio che «fotografare la pace è molto più difficile che fotografare un conflitto», come ha ammesso il fotoreporter Hugh Kinsella Cunningham, vincitore nel 2023 del premio Sony World Photography per le sue immagini delle donne costruttrici di pace nella Repubblica Democratica del Congo.

La riflessione dell’autrice abbraccia un orizzonte ampio, concentrandosi sui fondamenti, le condizioni di base, fra storia, filosofia e strategia politica. Contiene storie di «Donne per la pace» (Vita e Pensiero con Avvenire) la raccolta di interviste di Lucia Capuzzi, Viviana Daloiso e Antonella Mariani. Spinge a riflettere sul ruolo femminile nella mediazione dei conflitti, facendo emergere la necessità di far emergere il dialogo e di dare spazio alle istanze più profonde dell’essere umano, a scapito della logica della guerra e delle armi.

«Fotografare la pace è molto più difficile che fotografare un conflitto»

Si immerge nell’attualità con delicatezza e sensibilità infine «Sulla mia terra» (De Agostini) della giornalista Francesca Mannocchi, componendo un mosaico di storie di israeliani e palestinesi. L’autrice le ha raccolte camminando tra i kibbutzim distrutti da Hamas, sedendo su una pietra nella Valle del Giordano, ascoltando vite e ragioni da entrambe le parti, raccogliendo paure e desideri, a partire da una realtà complessa per sognare la pace come strada da percorrere, sempre e comunque.

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