Si alza il sipario sul Donizetti Opera, il teatro si anima per Roberto Devereux- Foto

LIRICA. Alla prima dell’opera del compositore bergamasco, personaggi e autorità di città e provincia nel foyer del teatro Donizetti.

Non poteva che essere così. L’apertura della stagione teatrale del Teatro Donizetti di venerdì sera con la tragedia «Roberto Devereux» di Gaetano Donizetti è stata segnata da una grande emozione e, anche, un velo di nostalgia nel pensare a ciò che mancherà al Teatro in quella che sarà, prossimamente, l’era del «post Francesco Micheli», l’eclettico direttore artistico del festival Donizetti Opera che ha da poco dato le sue dimissioni.

Micheli: «Con il Festival storia d’amore indimenticabile»

«Sono molto felice di lasciare il Festival con uno spettacolo così ben riuscito - ha detto Francesco Micheli pochi minuti prima dell’inizio dello spettacolo, anticipando il parere del pubblico - E’ un capolavoro di opera, mai dimenticata per i suoi tratti rivoluzionari. Abbiamo una regina che ha fatto letteralmente la storia, alla fine della sua carriera, in una storia d’amore con un uomo più giovane di lei. Anche in questo caso Donizetti si dimostra essere sorprendente». Una storia d’amore senza lieto fine, magnifica nella sua tragicità. «Lascio il Donizetti Opera con gli stessi sentimenti che si provano in una storia d’amore melodrammatica indimenticabile», ha aggiunto Micheli, elegantissimo in completo con papillon nero.

Forti emozioni anche per la ex assessore alla Cultura del Comune di Bergamo, Nadia Ghisalberti. «Questa è la sera più emozionante, anche la più struggente. L’ultima Prima di Micheli che segna, anche, definitivamente la fine del mio mandato. È una serata che emotivamente sento molto. Mi auguro che si continuerà nel registro di crescita di questi anni e con la parte più innovativa e pop che Micheli ha portato, senza dimenticare la formazione dei giovani e la crescita dei talenti», ha detto Ghisalberti, in nero, anche lei, con un dettaglio in pizzo sangallo.

Un look, quello del total black classico e intramontabile con un tocco di pizzo, scelto anche dalla sindaca di Bergamo Elena Carnevali che ha optato per un completo pantalone. Prima dell’inizio dell’opera ha voluto sottolineare che «questa città è viva e attrattiva e lo dimostra il grande pubblico presente questa sera e le tante lingue diverse che possiamo sentire nel foyer».

Tedeschi, inglesi, francesi, austriaci, c’era mezza Europa ad assistere al Devereux di Donizetti e all’appuntamento più importante della stagione teatrale bergamasca. Hanno sfilato abiti lunghi dai toni scuri e pettinature eleganti con accessori preziosi tra i capelli per le donne e cappelli d’altri tempi per gli uomini. C’è chi va e chi, per la prima volta, assiste alla stagione lirica con un nuovo ruolo. Per Sergio Gandi è stata la prima «Prima» in veste di assessore alla Cultura. «Ho tanti motivi per essere emozionato - ha detto - E sono molto curioso di questa stagione lirica. Non sono un grande appassionato, perché ho avuto poche occasioni per conoscerla, ma la curiosità non mi manca». Sul nome del «post Micheli» bocche cucite anche dall’assessore Gandi. «C’è una rosa di candidati, ogni decisione verrà presa di concerto. L’obiettivo è che si continui sulla scia della sua eredità».

Un’eredità difficile da prendere in mano. È ciò che ammette il presidente della Fondazione Donizetti, Giorgio Berta: «Il suo ’dopo’ non sarà facile, ma si continuerà lungo il solco di ciò che costruito lui che ha avuto il grande valore di sdoganare la figura di Donizetti». Una linea programmatica confermata anche dal direttore generale della Fondazione Donizetti, Massimo Boffelli: «Ce la metteremo tutta per continuare con la stessa qualità e intensità».

L’opera Roberto Dvereux

Roberto Devereux dopo la prima di venerdì sarà rplicato sabato 23 novembre e giovedì 28 novembre, sempre alle 20. Sul podio dell’Orchestra Donizetti Opera e del Coro dell’Accademia della Scala sarà Riccardo Frizza, direttore musicale del Festival.

Il cast, come dev’essere in questo caso (in particolare), è di primissimo piano, con quattro prime parti di assoluto profilo: il soprano australiano Jessica Pratt (ben nota, al festival, già nel Castello di Kenilworth, nella magnifica Rosmonda d’Inghilterra), nei panni di Elisabetta, il tenore americano John Osborn (Roberto Devereux), il baritono Simone Piazzola (Nottingham), il mezzosoprano Raffaella Lupinacci (Sara) di prima formazione rossiniana (festival di Pesaro), il tenore costaricano David Astorga (Cecil), Ignazio Melnikas (Bottega Donizetti 2024) e Fulvio Valenti (famigliare di Nottingham e un cavaliere).

Scene e costumi sono di Katie Davenport; l’allestimento è coprodotto con il Teatro Sociale di Rovigo. La «tragedia lirica», su libretto di Salvatore Cammarano, verrà presentata nella versione di Napoli 1837 ed è alla «prima» in edizione critica (curata da Julia Lockhart, pubblicata nel 2022).

Per Riccardo Frizza «Roberto Devereux è l’opera donizettiana preferita, una grande invenzione musicale e una grandissima libertà formale, che trascende le forme chiuse ancora di regola all’epoca».

Il Devereux di Langridge

Il regista inglese Stephen Langridge, direttore artistico del festival di Glyndebourne oltre che presente regolarmente in importanti teatri come la Royal Opera House di Londra, la Lyric Opera di Chicago, il festival di Salisburgo, affonda la sua disamina entro le tante componenti di una drammaturgia eccezionale di Devereux, che darebbe il via a «una seconda maniera» di Donizetti, come la definirono i critici milanesi nel 1839, che si era intravista in Belisario (opera del 1836). «La narrazione e i personaggi di Roberto Devereux - dichiara Langridge - attingono a fatti storici, ma Donizetti li mescola liberamente con miti e congetture, scegliendo ciò che meglio si adatta alle sue esigenze drammaturgiche.

ll regista inglese avverte gli spettatori, la sua sarà un’opera sicuramente contemporanea: «Ambientata in un mondo elisabettiano di fantasia. Non ho nulla contro l’uso di abiti contemporanei per esplorare un soggetto storico - Shakespeare lo faceva continuamente! -, ma questa volta io e Katie Davenport (scenografa e costumista) abbiamo voluto mantenere il sapore del mondo elisabettiano. La produzione non è affatto realistica o oggettiva, ma nemmeno l’opera di Donizetti lo è. È piuttosto una messinscena soggettiva, che consente di esplorare paesaggi emotivi e psicologici interiori».

Una sorta di contrappasso registico con l’essenza stessa del melodramma. «L’opera è un fenomeno interculturale straordinario spiega -, fatta di livelli diversi, ogni cultura attinge (rubando?) dalle altre. Anche se in Devereux la fonte è inglese, l’espressione è italiana e il risultato è un racconto universale, in cui i personaggi e le situazioni trascendono la loro origine».

«L’Elisabetta di Donizetti racconta ancora il regista Langridge - è una grande regina, ma incapace di vivere appieno la sfera emotiva. Niente figli. Niente amore. In quest’opera è presentata come una donna anziana che si aggrappa all’energia e al vigore della gioventù (quella di Roberto, che ha la metà dei suoi anni) per esorcizzare la paura della morte». Ma, avvisa ancora il regista: «È impossibile riassumere questo personaggio in poche parole: durante le prove con Jessica Pratt e Riccardo Frizza abbiamo scoperto ogni giorno nuove sfumature e dettagli».

Le altre iniziative del Donizetti Opera

Per celebrare il decennale, sono previste una serie di iniziative intitolate «D come Dieci», che avranno il loro culmine nella giornata di venerdì 29 novembre che coincide con il Dies natalis di Donizetti.

In coincidenza con il festival, venerdì 15 novembre dalle 18.30, è aperta la mostra fotografica «Dieci parole per Dieci anni» a cura di Clelia Epis e Floriana Tessitore con le immagini di Photo Studio U.V., allestita nelle sale attigue alla biglietteria. La mostra fotografica, a ingresso libero, è visitabile nelle sale attigue alla biglietteria, in occasione degli spettacoli, dal 15 novembre all’1 dicembre, da due ore prima dell’inizio. Sabato e domenica anche dalle 10 alle 13.Il 29 novembre (Dies natalis) dalle 10 alle 20. La mostra dei manifesti è riservata al pubblico degli spettacoli.

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