Sanremo 2025: «Più canzoni, meno chiacchiere». Ecco le pagelle de «L’Eco» - Foto

IL FESTIVAL DI SANREMO. L’annuncio del direttore artistico Carlo Conti: Damiano David superospite della seconda serata. Lauro, Brunori Sas e Giorgia sul podio del primo ascolto del nostro critico musicale Ugo Bacci.

Al primo ascolto le canzoni piacciono sempre a metà. Poi le risentiremo e ce le faremo andar bene. Trenta Big e i ragazzi del Sanremo Giovani fanno una copiosa messe di musica. Qualcuno sostiene che è sin troppo ricca per essere assorbita dalle radio e dalle classifiche, ma tant’è. Carlo Conti ha scelto il formato extralarge e ha ingigantito tutto: gara e numero dei co-conduttori. Ciò nondimeno garantisce di finire in tempo utile per dare agio al «Dopo Sanremo» di Cattelan. La prima sera tutti i «grandi» in gara, qualche amico, ancora da svelare e Jovanotti ospite d’onore con almeno due interventi musicali, forse tre. L’anticipazione del nuovo disco.

I temi delle canzoni spesso privati

I temi trattati dalle canzoni sono più spesso privati. È come se autori e cantanti si fossero trovati a condividere il desiderio di proteggersi dalle realtà dura che c’è intorno. Ben pochi gli spunti sociali, giusto un paio, molti amori difficili, fra tramonti, nostalgie e ripensamenti. Sanremo anche quest’anno è il racconto delle cose vicine, personali, intime. Si resta nel privato. Il direttore artistico parla di «micro mondo», una scelta che ha il sapore del ripiegamento su sé stessi.

Il rock con Damiano David

Il rock è passato di moda al Festival, anche se Damiano David torna ospite della seconda serata, senza le chitarre rombanti dei Maneskin, da popsinger d’alta classifica. «È un tassello che manca», si rammarica Conti, poi aggiunge che nel suo Festival non ci saranno monologhi: meno chiacchiere e più canzoni. È vero che tanti ausiliari della conduzione non fanno un Fiorello, ma è anche vero che se tutti si occuperanno solo del Festival, delle canzoni e dei cantanti, i tempi potrebbero accorciarsi.

Achille Lauro in pole position

Del rap poco si sa all’Ariston, ne è rimasta un’esigua rappresentanza: in fedeltà al genere solo Fedez, gli altri pochi e in fuga verso altro. I cantautori puri sono giusto quattro, Brunori Sas, Lucio Corsi, Simone Cristicchi e Joan Thiele, bravissima. La canzone che ci ha colpito di più è di Achille Lauro. Giorgia canta che è una meraviglia e il pezzo è più forte del precedente in gara. Brunori e Cristicchi si avvolgono sul tema padri e figli con edificante poesia. Willie Peyote vince già il nostro premio simpatia con un pezzo ironico sui tempi che corrono, tra opinioni non richieste, meme viventi e tormentoni stantii. Rispetto a tutto questo Willie rivendica la propria indipendenza con l’orgoglio del Cyrano, ripreso nel monologo del secondo atto: «Grazie, ma no, grazie».

Le pagelle di Ugo Bacci


Achille Lauro: 7

«Incoscienti Giovani» brano contagioso e retrò, anni Ottanta. Una ballata per suggellare il momento di Achille: candidato ai piani alti della classifica sanremese.

Bresh: 6/7

«La tana del granchio» è una canzone che batte in testa, forte. La scuola è genovese, lo stile è classico, con tanto di radici nel presente.

Brunori Sas: 7

«L’albero delle noci» luci e ombre tra nascita e rinascita. Il racconto del limbo che sta tra l’essere genitore e ancora figlio. L’inquietudine dell’inadeguatezza sotto l’albero della vita. 7

Clara: 5

«Febbre» battito febbrile, con il Cantato sincopato e veloce, battito febbrile. Così suonano le canzonette oggi, con la cassa che picchia mentre la temperatura «sale e scende».

Coma_Cose: 6

«Cuoricini» per puntare sulla facilità comunicativa. Un pezzo per bambini, genitori e nonni. Zecchino d’oro techno-pop. Trasversalità citazionista per arrivare ovunque. Al volo.

Elodie: 6

«Dimenticarsi alle 7» le forme del canto secondo Elodie, Davide Petrella, Davide Simonetta. La direzione dell’amore tra discoteca e gioco pop. Così «sembra tutto più facile».

Emis Killa: 5

«Demoni» la chimica dell’amore e dell’intimità tra soggetti. Debutto sanremese trap, per fuggire dal rap e andare verso il pop. Questione di tempo: «per la fine del mondo mi metterò comodo».

Fedez: 6

«Battito» un brano sulla depressione costruita come se fosse una canzone d’amore. La figura femminile incarna il disagio. Il lato intimo di Fedez. Tra rap e altro.

Francesca Michielin: 6

«Fango in Paradiso» cadono le grondaie piene di lacrime. «E va bene, va bene, va bene così» la canzone vola nel refrain per poi riprendere la narrazione ritmata.

Francesco Gabbani: 6

«Viva la vita» «tra sempre e mai più» una ballata lenta e scandita, con le parole suggerite da Pacifico. Gabbani ci riprova con una «mezza verità», romantica.

Gaia: 6

«Chiamo io chiami tu» leggera e ballabile, tra Copacabana e la rete che non dà segni di vita. Nel limbo non c’è connessione: il sotto testo c’è ma non si avverte troppo. 6

Giorgia: 7

«La cura per me» è un viaggio di sentimento profondo che volge alla trasformazione. La luce entra nella stanza buia e la illumina. Giorgia acrobatica come sempre, tra un cambio e l’altro di registro.

Irama: 6

«Lentamente» l’inesorabile ritorno a Sanremo di una voce che da tempo lascia il segno nelle classifiche radiofoniche. L’amore stavolta è viscerale, un incendio che si spegne lentamente.

Joan Thiele: 7

«Eco» di una canzone ben scritta, tra passato e futuro. «Se il tempo è una linea che cambia» qui si è fermato dalla parte del bello. Con un accenno a l’inarrivabile Mina.

Lucio Corsi: 7

«Volevo essere un duro» invece è solo un cantautore indie, interessante, valido. Corsi e ricorsi fuori dal coro. Lucio un «nessuno» a Sanremo per farsi conoscere.

Marcella Bella: 5

«Pelle diamante» pezzo dedicato alle donne di oggi, sicure, dure, preziose. Un inno alla femminilità visto dalla parte della tradizione modernista della «combattente» Marcella.

Massimo Ranieri: 6

«Tra le mani un cuore» sentimenti alla mano lo stile di Massimo e di una canzone movimentata a blocchi, secondo la scrittura di Tiziano Ferro, Filippo Neviani Nek e altre firme.

Modà: 6

«Non ti dimentico» la forza delle immagini evocative per una canzone d’amore in pieno stile Modà. Il coraggio di andare avanti verso la collezione dei ricordi. Per tornare allo stadio.

Noemi: 6

«Se t’innamori muori» è la metafora dell’abbandono in amore. Mahmood e Blanco hanno costruito la canzone sulla voce di Noemi. La forte fragilità dei sentimenti. Solitamente, serenamente.

Olly: 6/7

«Balorda nostalgia» la lenta «presa male» di una storia andata, che genera mancanza. Tutti i colori della nostalgia, quella che fa male, nella quotidianità.

Rkomi: 5

«Il ritmo delle cose» rimbombante, il ritmo che si muove dalle parti della città, degli algoritmi delle cose come girano oggi. «Moderno decrescendo».

Rocco Hunt: 6

«Mille vote ancora» col mandolino che lasca spazio al tonfo del ritmo. Storia sociale e di quartiere con l’erba che cresce nel campetto e i ragazzi che palleggiano col telefonino. Cambiano le cose e passa anche l’amore.

Rose Villain: 5

«Fuorilegge» parla di desiderio, dei vari lati dell’amore. La passione soffocante fa sentire vivi: senza contorsioni, con quel pizzico di modernità che omologa anche Rose.

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