«Sacrae Scenae», la sfida dell’integrazione

L’INTERVISTA. Il critico cinematografico Gianni Canova anticipa l’apertura del festival con la proiezione del film «Nuovomondo» di Crialese, giovedì 17 ottobre. Protagonista un emigrante: «Dobbiamo farci carico della nostra storia»

Sta tutta nel titolo «Nuovomondo» la sfida di questa quinta edizione dell’Ardesio film festival Sacrae Scenae che si annuncia speciale. Legato al 2024 come «Anno del Turismo delle Radici» voluto dal ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, oltre che rassegna dedicata alle devozioni popolari nel mondo sarà infatti anche l’occasione per approfondire il tema dell’emigrazione.

Con un ospite d’onore, il critico cinematografico e rettore dell’Università Iulm di Milano, Gianni Canova, che non poteva che declinare attraverso le pellicole i percorsi e le traiettorie delle migrazioni italiane. Appunto partendo, nella serata «Aspettando il Festival...» di giovedì 17 ottobre (ore 20, cineteatro dell’oratorio), dalla proiezione fuori concorso di «Nuovomondo» di Emanuele Crialese. «Un film emozionante – anticipa Canova – che racconta l’Italia non come un Paese meta di migranti, ma come un Paese che per tanti anni ha visto i nostri connazionali andare via alla ricerca di un altrove, di un posto migliore».

Proprio la sua famiglia, i Canova originari di Castione della Presolana, è stata migrante, vero?

«Sì, io stesso sono figlio di emigranti e mio fratello è nato in Svizzera. Mamma e papà erano là perché c’era la necessità. Lo dico perché dobbiamo farci carico della nostra storia. Occorrono Festival come questo per ragionare sul tema dell’emigrazione, anche a partire dal fatto che siamo stati terra di emigranti».

Uno sforzo che non può restare soltanto l’azione di un’associazione come Vivi Ardesio e di qualche altro, istituzioni locali comprese.

«Devo dire che l’Ente dei Bergamaschi nel Mondo, proprio perché coinvolto in prima persona nel tema del Festival, è stato molto presente. La sensazione, però, è che non sempre le istituzioni locali abbiano consapevolezza di quanto investire oggi sulla cultura, sullo spettacolo, sul cinema e sulla letteratura sia veramente l’elemento che può fare la differenza, in un Paese dove spesso tutto questo è la vera emergenza».

Lo sguardo, insomma, deve aprirsi al domani.

«I conti che dobbiamo fare con la società del futuro sono conti che, per esempio, sui temi dell’emigrazione devono avere il coraggio di guardare in faccia alla realtà più di quanto non accada finora. In una recente riunione dei rettori delle Università lombarde emergeva proprio il dato che, nella sola città di Milano, su 80.000 studenti che frequentano le scuole medie gli italiani di seconda generazione, ma con cognome non italiano, sono ben 50.000. Il che vuol dire che è una situazione con la quale dobbiamo fare i conti, senza esorcizzarla, e non fingere che non esista».

Come?

«Dando delle risposte che siano civili e che puntino a far crescere il Paese, anziché incancrenirlo nell’odio reciproco».

Sacrae Scenae ne è un esempio?

«Credo che l’appuntamento di Ardesio sarà un’occasione preziosa di ricordarci se non altro da dove veniamo e che se siamo qui è anche perché abbiamo alle spalle quella storia».

Occorre però essere pronti, avere un bagaglio che non sia soltanto pieno di abiti...

«Una preparazione culturale ci aiuta ad affrontare meglio il fenomeno. E anche a farci carico di una formazione che dovrà coinvolgere questi italiani di seconda generazione. Li lasciamo fuori dall’istruzione? Finora vanno soprattutto negli istituti professionali e, forse, dovremmo porci il problema di alzare il livello anche da questo punto di vista».

La questione è più che mai dei nostri giorni.

«Sono temi di attualità sui quali quanto meno è bene discutere. E l’aiuto del cinema c’è ed è fondamentale: ha sempre raccontato delle storie non ideologiche ma problematiche. Il cinema è testimone del tempo e, insieme, esploratore del mondo. Scavando a fondo nelle radici sociali, economiche e politiche di scelte difficili come quella di espatriare e lasciare per sempre la propria terra. Ad Ardesio presenteremo il montaggio di una selezione di film che affronta questi temi, dalla quale emerge chiaramente proprio questo: problematizzare, non pretendere di dare delle risposte ma fare ragionare e generare, se possibile, l’indipendenza di pensiero in tutti».

Eppure c’è chi reagisce con la paura, si paralizza davanti al nuovo, all’incontro con chi gli è sconosciuto.

«Lo scoglio principale è la diffidenza nei confronti del diverso, da quello che non si conosce o non corrisponde al nostro prototipo. Siamo convinti che l’Altro, con la A maiuscola, ci faccia paura, ma a volte l’Altro può essere anche elemento di crescita, di conoscenza, se non addirittura di fascinazione».

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