«Raffa e la lirica? Una scommessa grande: speriamo sia riuscita»

L’INTERVISTA. Aldo Grasso, critico televisivo e docente di Storia della Televisione alla Cattolica, lunedì 25 settembre al Teatro Donizetti.

Due appuntamenti speciali per «Raffa in the Sky». Martedì pomeriggio 19 settembre pomeriggio (alle 16.30, ingresso libero con prenotazione consigliata su www.raffainthesky.it) e lunedì 25 settembre (sempre alle 16.30) nella Sala Musica del Teatro Donizetti sono programmate due conversazioni a cura dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in collaborazione con l’Università di Bergamo.

Tema di oggi «Raffaella Carrà e la cultura popolare contemporanea» in collaborazione col CeRta (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi Università Cattolica del Sacro Cuore), diretto dal prof. Massimo Scaglioni. Al termine della conversazione, il pubblico potrà assistere a una prova di regia dello spettacolo, scoprendo in anteprima Raffa in the Sky con la musica di Lamberto Curtoni, su libretto di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli, regia di Francesco Micheli. 

Sono in programma interventi di Massimo Scaglioni, docente dell’Università Cattolica, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, Fabio Cleto, delegato del rettore a UniBG OnAir, la web-radio dell’Università di Bergamo e docente di Storia Culturale, Simone Marchetti, direttore editoriale di Vanity Fair Europa & direttore di Vanity Fair Italia, Francesca Pasquali, prorettrice con delega alla comunicazione dell’Università di Bergamo, docente di Media e Società, Sergio Pappalettera, designer e docente di Comunicazione visiva e grafica all’Università Iulm di Milano.

Lunedì 25 settembre, sul tema Raffaella Carrà nella storia della televisione e dei media italiani, interverranno invece Aldo Grasso, docente di Storia della Televisione all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Salvo Guercio e Giovanni Benincasa, autori Tv, Fabio Vittorini, docente di musica e immagine all’Università Iulm di Milano.

Grazie alla collaborazione tra il Teatro Donizetti e l’Università di Bergamo, gli studenti potranno acquistare i biglietti dell’opera a un prezzo agevolato di 15 euro. Aldo Grasso, noto critico televisivo, in particolare dalle colonne del Corriere della Sera, ci ha offerto alcune riflessioni sulla celebre soubrette dal caschetto biondo.

Oggi secondo lei c’è una nuova Raffaella Carrà? Un’erede?

«No, non ce n’è una in circolazione né si vede all’orizzonte alcuna soubrette con sue caratteristiche, anche magari nascosta da qualche parte. Sugli schermi non è apparsa: nessuna con quel tratto di completezza che aveva la Carrà, capace di essere brava intrattenitrice, brava cantante e brava ballerina».

«La Carrà è stata tante cose. Se vogliamo fare una lettura, non è che lei ha scoperto il suo ombelico, è piuttosto lei che ha scoperto l’ombelico degli italiani»

Che cosa è stata per il nostro Paese Raffaella Carrà?

«La Carrà è stata tante cose. Se vogliamo fare una lettura, non è che lei ha scoperto il suo ombelico, è piuttosto lei che ha scoperto l’ombelico degli italiani. Attraverso di lei è arrivata quella leggera scossa familiar- erotica che non c’era mai stata prima nella tv. La Carrà infatti ha avuto questa caratteristica straordinaria: non eccelleva in nulla, né come ballerina, né come cantante, né da intrattenitrice. Però soprattutto mettendo assieme queste tre cose si è creato un fenomeno unico che ha avuto forse soltanto un caso prima di lei, con Delia Scala, l’unica soubrette a cui possiamo avvicinarla».

La Carrà è stata un simbolo?

«Sì. Siamo noi che creiamo un simbolo. Non è lei con la sua attività che disse ”voglio diventare un simbolo”. I gruppi di ascolto, le comunità l’hanno eletta a simbolo. E se posso dirlo, a me stufa anche un po’…. Era un’icona gay certo, adorata da un regista come Pedro Almodovar, sono stati scritti saggi su di lei, sono state fatte conferenze letterarie, pièce teatrali. Indubbiamente se non fosse un simbolo la si celebrerebbe storicamente, invece la si celebra drammaturgicamente».

Come vede la Carrà in qualità di personaggio dentro un’opera lirica? Ovviamente ci riferiamo all’iniziativa della Fondazione Donizetti.

«È da vedere. È una sfida molto interessante: noi conosciamo la Carrà per le celebrazioni televisive, la conosciamo per i libri e quanto fatto a teatro… la lirica è un mondo nuovo. Mi auguro di tutto cuore che sia una cosa riuscita. La scommessa è grande, come tale spero che riesca positivamente».

Cosa resta della Carrà oggi secondo lei?

«Resta il ricordo che viene continuamente sollecitato. La televisione, una buona parte di tv vive di ricordo. Quasi ogni giorno un frammento di Raffaella Carrà passa sugli schermi Rai e su Mediaset, con cui pure ha lavorato. Come se ci fosse un cero votivo continuamente acceso».

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