Prosa, si alza il sipario: abbonati in crescita e spunti di riflessione

TEATRO DONIZETTI. Maria Grazia Panigada, la direttrice artistica, presenta la nuova Stagione della Fondazione Donizetti: «Gli spettacoli veicolo di confronto».

È iniziato il conto alla rovescia per la Stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti, che sabato 7 dicembre alzerà in bellezza il sipario con «I ragazzi irresistibili», che vede in scena Umberto Orsini e Franco Branciaroli per la regia di Massimo Popolizio e che si chiuderà ancor meglio il 10 maggio con lo strepitoso «Titizè – A Venetian Dream» di Daniele Finzi Pasca. Ne parliamo con la direttrice artistica Maria Grazia Panigada.

Come procede la campagna abbonamenti?

«Per quanto riguarda la Stagione di Prosa per ora siamo a quota 5.731 abbonamenti, che vuol dire 550 abbonati in più rispetto alla passata stagione. Per quanto riguarda quella di Altri Percorsi siamo, per ora, a quota 378 abbonamenti, in linea con la passata Stagione. Ci saranno otto repliche per ogni spettacolo, cosa che succede solo in pochi altri grandi teatri in Italia: alla Pergola a Firenze, al Teatro Argentina di Roma, per esempio».

La Stagione si apre sul sicuro con due mostri sacri come Orsini e Branciaroli con un testo di Neil Simon.

«Gli spettacoli della Stagione li ho visti, li ho amati e li ho scelti. Poi il loro ordine di presentazione dipende da tanti fattori: dalla disponibilità delle Compagnie per esempio. Certamente poi si ha cura che la prima sia un lavoro di sicuro successo che aiuti l’avvio della Stagione. Abbiamo chiuso lo scorso anno con il grandioso “L’albergo dei Poveri” con Massimo Popolizio e apriamo questa nuova con un Popolizio, alla regia, di tutt’altro genere. Il testo di Neil Simon è molto divertente, gli interpreti sono bravissimi. È una macchina ben congegnata».

Intorno agli spettacoli ci sarà anche quest’anno una serie di incontri di approfondimento, cosa alla quale tiene molto. Saranno molti e soprattutto molto interessanti a partire dal progetto intorno allo spettacolo «Re Lear è morto a Mosca» di César Brie.

«La visione, come sempre in questi anni, è quella di fare in modo che gli spettacoli siano veicoli di riflessioni, di confronto. Questo lavoro di César Brie, che aprirà la Stagione di Altri Percorsi il 19 dicembre, è secondo me molto attuale perché quello che succede ai due protagonisti è ancora purtroppo attuale. Quindi l’idea è stata quella di creare un progetto per ragionare intorno al rapporto tra la cultura e i regimi dittatoriali. Abbiamo proseguito il lavoro di collaborazione con Isrec che curerà due incontri: uno legato al tema del cinema e la propaganda fascista, con relazioni di Luciana Bramati (Isrec) e Giorgio Giovanetti (Istituto nazionale Ferruccio Parri); e l’altro sulla musica, “Sulle note di una canzone”, con relatori Elisabetta Ruffini e Angelo Bendotti (Isrec). Il terzo, “Arte e regime”, con Maria Grazia Recanati che insegna al Politecnico delle Arti, sarà dedicato all’arte: analizzerà i due regimi della Germania nazista e dell’Unione sovietica comunista per capire quali sono stati gli atteggiamenti degli artisti nei confronti di questi regimi, ma anche come hanno reagito i due regimi alle nuove ricerche artistiche che le avanguardie storiche presentavano. Gli incontri, che si svolgeranno nella sala conferenze del Teatro Donizetti, sono aperti al pubblico e secondo me saranno molto interessanti».

A proposito di formazione, proseguirà anche quest’anno il Progetto Young diretto da Fabio Comana.

«Non solo proseguirà ma mi piace segnalare il fatto che uno degli attori dello spettacolo “Re Lear è morto a Mosca” è proprio un ex allievo del Progetto Young dello scorso anno. Michelangelo Nervosi è entrato nella Compagnia di César Brie, due sono stati presi all’Accademia d’Arte drammatica “Nico Pepe” di Udine, e altre due ex allieve stanno lavorando con Compagnie bergamasche. Siamo molto felici, il nuovo gruppo, mi ha detto Fabio Comana, è composto da elementi molto validi, talentuosi. Così come i corsi di formazione che facciamo nelle scuole sono affidati a un gruppo di lavoro formato da ex allieve del Progetto Young: Lucia Limonta, Sara Pagani e Erica Nava».

A proposito di produzioni, invece il nome di Bergamo viaggia nei teatri anche con la produzione di «Iliade, il gioco degli dei» con Alessio Boni, Come sta andando?

«In modo pazzesco. Lo scorso anno abbiamo fatto 73 date, che vuol dire due mesi e mezzo di tournée. Per questa stagione ne prevediamo 72 (dal 25 marzo al 6 aprile sarà anche al teatro Manzoni di Milano). In due anni oltre 140 date, le produzioni hanno vita, sono viste in tutta Italia. Pensiamo che “Accabadora” dopo sei anni sta girando ancora, all’Argentina a Roma lo hanno messo in scena per l’anniversario di Michela Murgia. Non lo stiamo più portando avanti noi ma lo abbiamo prodotto, così come quello di Marco Baliani “Del coraggio silenzioso”».

Due parole sulla Stagione.

«Sono particolarmente felice di questa Stagione perché mette insieme tutta una serie di spettacoli molto belli, quelli che volevo portare. Come “La coscienza di Zeno” con Alessandro Haber. Una vera scoperta per me è stata quella dell’“Avaro” con Ugo Dighero, un attore che è davvero bravissimo in un allestimento molto centrato e con una lettura diversa del lavoro di Molière. Poi ci sarà Silvio Orlando, che sta vivendo un periodo di grazia, in uno spettacolo godibilissimo. Fausto Russo Alesi si confronta con Eduardo in “L’arte della commedia”, un testo dal sapore pirandelliano. “Edificio tre” lo stavo inseguendo da cinque anni perché mi era piaciuto tantissimo e finalmente sono riuscita a portarlo a Bergamo. Infine Daniele Finzi Pasca con il suo “Titizé – A Venetian Dream”, uno spettacolo davvero magico, che ci porta in un’altra dimensione. Mi piace ricordare che siamo stati tra i primi in Italia a portare il teatro circo in Stagione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA