Premio Narrativa Bergamo 2023, vince Matteo Melchiorre con «Il duca»

LETTERATURA. Il direttore della biblioteca, del Museo Giorgione e dell’Archivio storico di Castelfranco Veneto si aggiudica il primo posto. Sul palco anche Lia Levi, insignita del premio alla carriera «Il Calepino».

«Il duca» di Matteo Melchiorre (Einaudi, 2022) ha vinto, con 41 voti, la XXXIX edizione (2023) del Premio Nazionale di Narrativa Bergamo. Secondo classificato, «La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiera» (Quodlibet 2022) del bergamasco Alberto Ravasio (32 voti). Al terzo posto, con 13 voti, «Il capro» (Il Saggiatore 2022) di Silvia Cassioli, seguito al quarto posto con 11 voti da «Tante care cose. Gli oggetti che ci hanno cambiato la vita» (Longanesi 2021) di Chiara Alessi. Quinto «Palermo. Un’autobiografia nella luce» (Humboldt Books 2022), di Giorgio Vasta (9 voti). La cerimonia di premiazione, condotta da Max Pavan, giornalista di Bergamo Tv, si è svolta sabato pomeriggio, 29 aprile, al Teatro alle Grazie, presenti tutti e cinque gli scrittori finalisti e i componenti del Comitato scientifico (Andrea Cortellessa, Silvia De Laude, Michele Mari).

«Felice di questo premio»

«Non posso che ringraziare. Sono felice di questo premio», dichiara, a caldo, Melchiorre, 42 anni, direttore della biblioteca, del Museo Giorgione e dell’Archivio Storico di Castelfranco Veneto, alla sua prima prova narrativa. «La cosa che più mi fa piacere è sentire l’eco di altri autori, più o meno vicini sul piano generazionale, che indagano temi vicini a quelli che ho affrontato io: marginalità, rapporto con le origini vissute come tabù, questione da cui guardarsi. Uno storico famoso come Bloch quasi disincentiva dall’affrontarla. Ho giocato questa carta nel libro, benché siano temi che sono stati tenuti da parte, in polemica con una visione scientista. Ora abbiamo sostituito la metafora orrenda del “sangue” con quella del cromosoma, che ha una parvenza di scientificità. Ma ancora riteniamo che qualcosa di fisico abbia implicazioni dirette nel nostro vivere e pensare».

«La cosa che più mi fa piacere è sentire l’eco di altri autori, più o meno vicini sul piano generazionale, che indagano temi vicini a quelli che ho affrontato io: marginalità, rapporto con le origini vissute come tabù, questione da cui guardarsi»

A Vallorgana, paese «non ben identificabile di mezza montagna», il protagonista, il «Duca» del titolo, riprende possesso dei beni di famiglia, facendo i conti con chi nel frattempo è assurto a padrone del paese. «È un fare i conti con un’eredità di sangue, un peccato originale», spiega Melchiorre. «Il rapporto con il passato lo angoscia. Il sangue è una metafora per dare un nome a tutti quei grovigli di educazione che abbiamo dentro e che un po’ determinano i nostri passi».

«Convivio 2023: il cibo nella cultura»

In apertura, i saluti di Fabrizio Brena, coordinatore del Centro culturale delle Grazie; del presidente del Premio, avvocato Massimo Rocchi, di Filippo Caselli per Confesercenti, di Silvia Ceraolo per la Camera di Commercio. L’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti ha presentato una «nuova iniziativa»: essendo Bergamo stata insignita del titolo di «Città creativa Unesco per la gastronomia», «abbiamo pensato di legare questo riconoscimento a un partner scientifico come il Premio, nonché a Lab 80 e Bergamo Film Meeting, nel progetto “Convivio 2023: il cibo nella cultura”, serie di iniziative culturali che raccontano il cibo, la sua storia e le sfide che l’immediato futuro presenterà nel contesto del cambiamento climatico, attraverso il lavoro di scrittori e intellettuali che hanno affrontato il tema». Quattro serate dal 22 al 25 novembre a Bergamo, in diverse modalità (laboratorio, tavola rotonda, dialogo con degustazione, proiezione cinematografica). «Vogliamo che sia qualcosa che resti».

Poi, i cinque finalisti, nello stesso ordine degli incontri di marzo alla Tiraboschi, hanno brevemente presentato i loro libri, leggendone uno stralcio, intervistati, con i consueti garbo, competenza, capacità di tagliare al momento giusto, sentimento «dei tempi», da Max Pavan. Ravasio: «Ho voluto rappresentare una generazione, ma senza facili dicotomie rispetto alla precedente, conservando una piena polifonia dei personaggi, trattati in modo marionettistico. Sono dei tipi, più che psicologie specifiche». Una generazione «perduta in partenza, no lavoro no pensione tutto in crisi. L’unica cosa che non è mai in crisi è la crisi». Una speranza? «Sta nello spirito critico, nella capacità di storicizzare, nell’ironia».

Vasta: «Tanto il Tempo quanto lo Spazio possono diventare, nella scrittura, fatti del tutto secondari. Ho voluto creare un’incertezza rispetto al tempo in cui le cose accadono. Era il 2016 o il 2018?». Perché tanta lentezza nel tornare a Palermo, cui il libro è intitolato? «Le origini non stanno alle spalle: nel momento in cui si fanno ossessione te le ritrovi sempre davanti, tu muovi verso di loro ma loro sono sempre irraggiungibili: funzionano come la carota che fa andare avanti il mulo».

Con Cassioli entra in scena la vicenda del mostro di Firenze. «Volevo farne un racconto poetico, svincolato dall’inchiesta giornalistica. Raccontare le vicende dal punto di vista di personaggi che nelle narrazioni, normalmente, restano ai margini. Non solo mostri ma mogli, cugini, parenti stretti dei mostri. Personaggi che rubano la voce al narratore».

Alessi, in cui convergono le famiglie industriali degli Alessi e dei Bialetti, ha provato a trattare «cose» come «soggetti», pezzi di decenni di storia del Paese: «al 90% sono ancora in case, supermercati, uffici, librerie. Hanno avuto una relazione con le persone. Sono frutto di una stratificazione di interventi», non c’è una paternità/maternità univoca. «Senza gli uffici tecnici non avremmo la storia del design».

A Lia Levi il premio «Il Calepino»

Due le premiazioni celebrate nella serata: Lia Levi è stata insignita del premio alla carriera «Il Calepino» (1.500 euro), nona edizione. In dialogo con Adriana Lorenzi, così ha commentato: «Questo premio mi ha molto commosso. La carriera è una parte di te come persona. Lo chiamo un premio “affettuoso”». Infine, lettura dei voti espressi dalle varie categorie della Giuria e proclamazione del vincitore del Premio Narrativa, che ha ricevuto assegno di 2.500 euro.

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