Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Sabato 15 Aprile 2023
Poesia e teatro, in scena il fascino della vita
«IL CANTO DEGLI ULTIMI». Alessio Boni e Marcello Prayer nella serata di sabato 15 aprile in Cattedrale con la voce e i versi di Alda Merini. Un viaggio tra felicità, solitudine, dolore, follia e amore attraverso una melodia fatta di parole e note di un piano.
Lasciar passare il vento tra le righe. Parole di Paolo Rumiz che possono perfettamente dipingere la serata di poesia e teatro che la diocesi di Bergamo ha regalato sabato sera in cattedrale alla comunità bergamasca per aprire la Settimana della Cultura all’interno di Bergamo-Brescia Capitale della Cultura 2023. La poesia, quella di Alda Merini. Il teatro, quello a cui hanno dato vita le voci di Alessio Boni e Marcello Prayer. E il vento che soffia tra le parole: soave come una carezza, violento come uno schiaffo, dispettoso e improvviso. Un piano e un forte, modulato dalla dinamica delle voci, come in un concerto, come nello scorrere della vita perché è la vita che palpita nella poesia della Merini.
«Canto degli ultimi» è quello che i due attori definiscono un «concertato a due voci». Lo spettacolo inizia e già si comprende che le voci sono in realtà tre. Risuonano le note sui tasti di un pianoforte e la melodia accennata di una vecchia canzone e la sua voce, quella di Alda, «Sono nata il 21 a primavera».
A continuare i versi sono le due voci maschili che si avventurano, e accompagnano il pubblico, nel narrare poetico, nel parlare poetico della Merini. Poesie e aforismi sono il suono melodico della serata e a tratti interviene la sua voce, musicale, indimenticabile. «Prima dei poeti parla la vita» dice, parla la sua, parla alla nostra, parla la nostra. Le parole corrono e scorrono e si alzano da una scena nuda - solo due sgabelli e due leggii -, le voci si alternano, si toccano, si abbracciano e cantano all’unisono il mistero della vita, della felicità e del dolore, «una parola che vorrei cancellare - dice la poetessa - perché dei credenti è la felicità».
Il manicomio torna nei suoi versi come un ricordo, una ferita bruciante, un martirio. «Sapete cos’è la follia?». Parole di vita che parlano anche d’amore. E di solitudine. E dell’assurdità della loro convivenza e sussurrano che «un amore così bello non doveva far male».
E non suonano, più avanti, consolatorie, ma vibranti e profonde, le parole che semplicemente affermano che «Dio è amore». Per raccontare la vita non trascura nulla, non si volta dall’altra parte, la sua è parola sincera, la sua è anima pura, entra nelle viscere di quello spazio, poco frequentato, che è degli ultimi, degli esclusi. Quello spazio lei lo illumina di speranza. E, nonostante tutto, sa e ne è convinta, che «la felicità c’è, cammina accanto a te e aspetta che tu la prenda per mano» . E se, sorridendo alla follia, si spengono le voci degli attori e le luci di scena, a concludere la serata è la risata ironica e libera di Alda.
Boni, apprezzato attore bergamasco, e Prayer hanno disegnato un sentiero nuovo in quella poesia tormentata e densa di speranza che sembra parlare a ciascuno. Si sono inoltrati con profondo rispetto, con la delicatezza con cui si apre un tesoro, con l’audacia del gioco libero e sorprendente della voce. Lungo e caloroso l’applauso finale del pubblico. «Canto degli esclusi» ha aperto con eleganza e sapienza la Settimana che la Diocesi ha voluto dedicare interamente alla Cultura.
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