
Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Mercoledì 26 Febbraio 2025
Pinocchio, una rassegna dedicata al burattino che divenne uomo
IL PROGETTO. Al via venerdì con una mostra d’arte in Sala Viterbi, in via Tasso a Bergamo. Il 4 marzo letture anche in bergamasco e il 10 marzo una conferenza.
Una mostra con diversi pezzi pertinenti e interessanti. La presentazione di un capolavoro della letteratura per l’infanzia accompagnata da letture in bergamasco. Una conferenza che saprà dar conto di tanti approcci e interpretazioni: tra pedagogia e sociologia, storia e psicanalisi. Tutto nel segno della celebre creatura di Carlo Collodi, pseudonimo dello scrittore e giornalista fiorentino Carlo Lorenzini (Collodi è il nome della frazione di Pescia, in provincia di Pistoia, dov’era nata e vissuta la madre Angela Orzali e Carlo aveva soggiornato da piccolo). Ovvero, tutto nel segno di Pinocchio, il burattino intagliato «nel legno dell’umanità», come affermava Benedetto Croce, che alla fine di numerose disavventure tragicomiche diventerà un ragazzino «in carne ed ossa».
La storia del burattino e la rassegna
Una vera icona consacrata da un libro pubblicato nel 1883, definito una sorta di «bibbia del cuore». Promossa da diverse associazioni bergamasche – Amici delle Mura di Bergamo, Unione Cattolica Artisti Italiani, Circolo Greppi, Ducato di Piazza Pontida e Museo del Burattino – e patrocinata dal Comune e dalla Provincia, la rassegna dal titolo «Pinocchio il burattino che divenne uomo» si aprirà in città venerdì 28 febbraio. In questo giorno, in Sala Viterbi in via Tasso 8, alle 17, ci sarà l’inaugurazione di una mostra a ingresso libero (apertura da lunedì a venerdì, dalle 15 alle 18) che vedrà esposte, fino a venerdì 14 marzo, opere di Michele Rota, artista loverese con molte collaborazioni all’attivo, nella bergamasca e in Lombardia, che ha realizzato in ceramica smaltata tutti i personaggi di Pinocchio. Insieme alle sue ceramiche, quadri di Anita Treccani, Daniele Galuppo, Milena Carla. E poi un grande Pinocchio – alto un metro e sessanta – creato dal bergamasco Angelo Mazzoleni, e sculture firmate da «Imnotaburattino», una coppia di autori bergamaschi, Michele e Miriam Bisatta. Curiosamente, si potranno vedere anche sei tavole generate attraverso l’intelligenza artificiale. E non mancheranno rimandi alle proposte del Parco tematico di Pinocchio, frutto del lavoro collettivo di alcuni tra gli artisti e gli architetti italiani più importanti del Novecento.
Il secondo appuntamento si svolgerà invece martedì 4 marzo, nello stesso spazio e allo stesso orario, con presentazione e letture tratte dal libro «Pinocchio in bergamasco», con Giusi Bonacina e Giacomo Parimbelli. E qui basti ricordare che Bonacina, esperta di tradizioni orobiche, da tempo ha sottolineato affinità fra il burattino del Collodi e la nostra «testa di legno» più famosa, ovvero il Gioppino, e che ha curato per i tipi delle edizioni Sestante il volume «I aventüre del Pinòchio. Storia d’ü giopì. Testo bergamasco». Da questo testo, il reading in dialetto orobico.
Un viaggio sorprendente alle fonti di un libro fra i più noti in tutto il mondo, considerato che, ad oggi, sono state individuate quasi 700 traduzioni in poco meno di 200 lingue e dialetti
La conferenza su Collodi
Lunedì 10 marzo, sempre alle 17, sarà la volta dell’incontro conclusivo affidato al professor Giovanni Dal Covolo che proporrà in Sala Viterbi una conferenza intitolata «In attesa del prossimo bicentenario della nascita: Carlo Collodi (Firenze 1826 - 1890) e il suo Romanzo Pinocchio». Un’occasione, questa, per un approfondimento sul significato di un’opera che, ben oltre i propositi dell’autore – «volti a ricondurre all’ordine attraverso la disciplina scolastica quella anarchica irrequietudine popolare di cui Pinocchio è l’incarnazione», anticipa Dal Covolo – spinse lo stesso Collodi a immedesimarsi a tal punto «da restarne sedotto dalla vita avventurosa e anarchica, anche se piena di inganni e di menzogne, di cui il naso lungo doveva essere l’emblema polemico». Né mancherà un excursus biografico di Carlo Lorenzini, che ricorderà pure la sua formazione prima nel Seminario di Colle Val d’Elsa, poi nel Collegio dei Padri Scolopi di Firenze, periodo in cui conobbe gli autori pagani e cristiani che costituiscono il palinsesto di Pinocchio. Autori che Dal Covolo indicherà: da Apuleio (Lucio, il protagonista de «L’asino d’oro», per liberarsi dalla condizione animale dovette percorrere un duro tirocinio iniziatico in onore della dea Iside) a Esopo (le favole di Fedro erano ampiamente utilizzate nell’Ottocento dalla scuola); dall’autore del libro di Giona all’autore del vangelo apocrifo che raccontò la storia del falegname Giuseppe venuto in possesso di «un pezzo di legno vivo». Insomma, un viaggio sorprendente alle fonti di un libro fra i più noti in tutto il mondo, considerato che, ad oggi, sono state individuate quasi 700 traduzioni in poco meno di 200 lingue e dialetti. Per maggiori informazioni: [email protected]; 3381262736.
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