«Paesaggio latente», in mostra Bergamo durante il lockdown

Immagini Nell’ex chiesa della Maddalena gli scatti del fotografo lecchese Giacomo Albo nei drammatici giorni della chiusura. L’inaugurazione il 6 giugno.

In principio era la imago urbis, poi è diventata la veduta, nel contemporaneo il più gettonato è lo skyline. In tempi recenti a queste «rappresentazioni» urbane si è aggiunta, per la nostra come per tante altre città, un’inaspettata «controveduta»: la visione irreale di una città immobile e deserta, scenario inquietante ma allo stesso tempo emozionante, diventato iconico dello tsunami della pandemia. «Paesaggio latente» l’ha definito il fotografo e architetto lecchese Giacomo Albo, esplorando con il suo obiettivo il paesaggio architettonico urbano di Bergamo nei giorni del lockdown totale. Alla campagna fotografica realizzata ad aprile 2020, l’agenzia di comunicazione Welcome dedica ora una mostra, che si inaugura lunedì 6 giugno alle ore 18, nella ex chiesa della Maddalena in via Sant’Alessandro, a Bergamo.

La città muta e immobile

Trentadue immagini di grande formato richiamano il percorso compiuto in quei giorni dal fotografo. Una sintesi che trova poi più ampia narrazione nelle 70 foto presenti nel catalogo, accompagnate da un saggio di Maria Tosca Finazzi. Un documento straniante della città, muta e immobile, priva dell’abituale presenza dell’elemento umano. Una dimensione sospesa, tuttavia, che consente alla fotografia di cogliere nel ruolo di protagonista proprio la scenografia architettonica della nostra città, nei suoi aspetti antichi e contemporanei, monumentali o più ordinari: «Le immagini diventano ritratti di una città che si

presenta come un capolavoro, una scultura che ha attraversato il tempo e che giace eccezionalmente in silenzio… Bergamo non appare ferita: le architetture si mostrano orgogliose al sole primaverile che illumina un palcoscenico urbano dai tratti metafisici», sottolinea Giorgio Cortella di Welcome.

L’itinerario

L’itinerario condotto in quei giorni da Giacomo Albo è lineare: dalle arterie stradali di grande scorrimento conduce alle infrastrutture del centro, alle architetture iconiche, proseguendo fino in Città Alta. Strade, parchi, luoghi consolidati nella memoria collettiva. E la luce a invadere le piazze, i fronti degli edifici, le Mura. La visione della città di Giacomo Albo aggiunge così un tassello inedito ad altre interessanti esplorazioni fotografiche che negli ultimi decenni hanno provato a sintetizzare in un’unica sequenza visiva l’identità storica, culturale, sociale, economica, la crescita e la trasformazione di Bergamo.

Nelle foto di Giacomo Albo è la luce a invadere le piazze, i fronti degli edifici, le Mura in una nuova e inedita visione della città

In sostanza, le ricerche visive di coloro che hanno provato a produrre una «veduta» che diventasse depositaria del «volto pubblico» della città, al di là dei due skyline «ufficiali» di Città Alta vista dalla stazione e della città bassa dagli spalti delle Mura: gli scatti con cui il grande Gabriele Basilico nel 1998 ha raccontato la città, con le sue trasformazioni e le sue

contraddizioni, i luoghi del vivere e dell’abitare; il «Luogo a due passi dal cielo» ricercato nel 2010 da Luigi Faccinetti Forlani in Città Alta, rigorosamente all’alba, senza alcuna presenza umana; nel 2020, la «Bergamo dall’alto» ieri e oggi a confronto nell’indagine di Alex Persico, da anni impegnato a sorvolare la città con i droni, stimolato da un senso di scoperta.

Gli orari

La mostra «Bergamo. Paesaggio latente» si potrà visitare, con ingresso libero, da martedì a giovedì dalle 15 alle 19 e dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Parte del ricavato dalla vendita del catalogo (25 euro) sarà destinato al progetto «Giorni muti, notti banche. Il tempo della cura», promosso del personale sanitario del Centro di Emergenza ad Alta Specialità dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

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