«Oltre le Mura», la vita di un ragazzo nel ’500

BERGAMO. Il volume dell’insegnante Vittoria Roberta Zanferrari per far scoprire la storia di Bergamo, in particolare l’avvio dei lavori di fortificazione

Fra le ultime novità dedicate a Bergamo e rivolte al pubblico dei ragazzi (a partire dai 10 anni, ma godibile anche a chi ne ha di più), è appena arrivato in libreria il volume illustrato «Oltre le Mura. Un ragazzo nel Cinquecento a Bergamo» (Grafica & Arte Bergamo, euro 15, pagine 128). Ne è autrice Vittoria Roberta Zanferrari, che dedica questa sua fatica editoriale soprattutto agli studenti delle scuole secondarie di primo grado, le stesse dove insegna, mentre le illustrazioni si devono alla creatività di Simone Lisi.

«L’idea è nata un po’ per caso, prima per diletto, poi con l’intenzione di indirizzare il mio testo ai ragazzi. Da insegnante, mi sono accorta che gli studenti conoscono poco il loro territorio… ma le Mura sono così imponenti che non si può non approfondirne la conoscenza», confida Zanferrari. Da qui, sullo sfondo della seconda metà del XVI secolo, quello rinascimentale che è pure il «secolo d’oro della Serenissima», cruciale per la storia italiana ed europea, si snoda un singolare racconto, tra storia e fantasia, a partire dalla decisione – voluta dalla Repubblica di Venezia – di trasformare Bergamo, città di confine bisognosa di un apparato difensivo per diverse ragioni, in città fortificata in grado di resistere ad ogni assalto: una «fortezza di monte». Ecco l’impresa della realizzazione delle mura veneziane.

Non si trattava certo della prima cinta muraria, bensì almeno della quarta: la prima risaliva all’epoca romana e proteggeva solo Città Alta; la seconda all’epoca medievale sempre a difesa di Città Alta; la terza, quella delle Muraine, costruite tra il XII e il XIII secolo attorno a Città Bassa, della quale resta praticamente la sola Torre del Galgario. Potrebbe addirittura trattarsi della quinta, se ricordiamo che alla fine del 1526 si era data attuazione ad un piano per fortificare Bergamo «alla moderna», con l’impegno di un capitano al soldo della Serenissima, Francesco Maria I Della Rovere, duca di Urbino (un circuito bastionato del quale non è rimasta traccia, ma che è impossibile ignorare). Ad ogni buon conto, la nuova fortificazione si rivelò un’onerosa operazione strategica, durata per ben ventisette anni, dal 1561 al 1588. Il racconto di Vittoria Roberta Zanferrari si sofferma in particolare sul primo di questi anni, quando si cominciò a dare esecuzione al progetto e tutto prese avvio per mano del governatore generale conte Sforza Pallavicino (esattamente l’1 settembre 1561).

Questa è più o meno la storia, mentre il personaggio chiave del libro è frutto della fantasia: un ragazzo al servizio di Giovanni Battista Brembati, uomo d’armi vissuto in pieno Cinquecento. E proprio questo ragazzo – di nome Bartolomeo – sarà coinvolto lungo le pagine in vicende ricche di colpi di scena, insieme a un manipolo di amici per la pelle.

«Durante tutto il libro, Bartolomeo non fa che sognare nuovi orizzonti e Roberta ne descrive con precisione i vari stati d’animo, pennellandoli attraverso la storia, questa dannatamente reale, del primo anno di costruzione delle Mura di Bergamo, che adesso appaiono gioiosamente maestose, ma allora procurarono troppi dolori e lacrime come se piovesse», osserva il giornalista e scrittore Pier Carlo Capozzi nella prefazione, ben consapevole che ognuna di quelle antiche pietre continua a parlarci. Indicando due desideri fra i molti espressi dall’autrice: il primo, «scoprire il periodo in cui, sopra ogni porta d’accesso, c’era nuovamente scolpito il Leone di San Marco, distrutto dalle truppe napoleoniche e successivamente ripristinato». Il secondo, «sollecitare maggior salvaguardia alla colonnina di via della Noca, con l’incisione “Non latius” (non oltre), che ordinava di non oltrepassare quel limite nell’abbattimento delle case per far posto alle Mura venete».

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