Nel «profumo dei fiori di carta» il filo di devozione che lega Molise e Canada

LA RASSEGNA. Nell’ambito di «Teatro e Cinema del Sacro» il 15 novembre al Cineteatro Sorriso di Gorle verrà proiettato il film di Emilio Corbari che ha vinto nel 2022 il festival «Sacrae Scenae» di Ardesio.

È il film ideale per una iniziativa come «Teatro e Cinema del Sacro» in questo 2024 che il ministero degli Esteri ha dichiarato Anno del turismo delle radici italiane nel mondo. Sì, perché «Il profumo dei fiori di carta» del regista di Nembro Emilio Corbari, 45 anni, che verrà proiettato (ingresso libero) venerdì 15 novembre alle 20,45 al Cineteatro Sorriso di Gorle, tocca proprio queste due corde.

Tradizioni religiose e terre

Va infatti a esplorare, come si propone il progetto culturale promosso dall’Ufficio per la Pastorale della Cultura della Diocesi, il particolare sguardo che, nel caso specifico, il cinema contemporaneo riserva alla ricerca interiore degli uomini e delle donne del nostro tempo. Tuttavia, ci mostra pure come legami e tradizioni religiose con la terra d’origine resistano alle distanze. Da una parte c’è Larino, paese del Molise di circa 6.400 abitanti in provincia di Campobasso, dall’altra la comunità nata a Montréal, in Canada, dai compaesani emigrati. La pellicola di Corbari si era già imposta nel 2022 all’Ardesio Film Festival Sacrae Scenae dedicato alla devozione popolare. «Aveva messo d’accordo – ricorda l’ideatore e presidente della rassegna, Fabrizio Zucchelli – la giuria tecnica, che gli aveva assegnato il Campanile d’oro, e quella popolare. In cinque edizioni di Sacrae Scenae è successo soltanto due volte».

Cinema indipendente

«Il profumo dei fiori di carta», della società di produzione cinematografica indipendente di Bergamo Oki Doki Film in cui lavora Emilio Corbari, è stato realizzato nel 2019 appunto tra Canada e Italia. In 80 minuti racconta come Larino festeggia il patrono San Pardo e come la stessa cosa avvenga a Montréal grazie all’associazione degli emigranti molisani. A testimoniare il legame ancora forte, le voci di chi non ha dimenticato le proprie tradizioni, le radici lontane e di chi sogna il ritorno in patria. «Ho proprio voluto proporre – spiega il regista – la ricerca di identità che si esplica nella ricerca delle radici. La scelta di Larino e dei suoi emigranti in Canada è dovuta al fatto che mia moglie Federica, aiutoregista nel documentario, è originaria di lì e lo frequentiamo soprattutto in estate. Un suo familiare ci ha parlato dell’associazione di Montréal e ho preso contatti per portare avanti il progetto. È stato un lavoro lungo, dal 2017 al 2019. Sono storie piccole, ma che per le persone hanno un grande valore. Rimarcano un legame che i fiori di carta di Larino sono riusciti a instaurare e mantenere nonostante l’oceano».

Un riconoscimento comune

Senza parlare delle sempre maggiori difficoltà dovute al trascorrere degli anni: «Gli emigranti di prima generazione – sottolinea Corbari – vengono a mancare, le seconde e terze sono nate in Canada, la tradizione si affievolisce. Il mantenerla diventa, come fanno i protagonisti del film, un atto di scelta. Non è più una cosa scritta nel Dna delle persone, ma il frutto proprio di una decisione consapevole, che diventa anche un motivo indentitario. In “Il profumo dei fiori di carta” la devozione religiosa assume le caratteristiche di un riconoscimento all’interno di una comunità». Pure le giurie del Festival Sacrae Scenae erano rimaste colpite da queste caratteristiche del lavoro del regista di Nembro. Nella motivazione al primo premio avevano rimarcato che «l’ottimo documentario riesce a creare un ponte delicato tra le due comunità che vivono agli opposti dell’oceano». E ancora: «I preparativi per la festa sono il pretesto per un confronto attento tra realtà e generazioni differenti. La vita rurale e quella urbanizzata si incontrano nel tentativo di fare sopravvivere una tradizione che rischia sempre più di scomparire».

Turismo delle radici

Non è la prima volta che un film di Sacrae Scenae viene selezionato per l’iniziativa diocesana «Teatro e Cinema Sacro». Entra nei dettagli il presidente del Festival di Ardesio, Zucchelli: «È il terzo anno che collaboriamo e rientra in pieno nei nostri sforzi di aprire sempre più la rassegna a tutto il territorio. Il documentario di Emilio Corbari bene si inserisce nell’Anno del turismo delle radici, al quale abbiamo dedicato nell’edizione del mese scorso una serata con ospite d’eccezione il critico cinematografico Gianni Canova e un convegno sull’emigrazione con l’Ente Bergamaschi nel mondo». Sacrae Scenae si propone alle comunità e alle scuole, del resto è già in corso la collaborazione con l’Università di Bergamo.

Il Centro studi sulla religiosità

«Siamo un Festival ancora con i pantaloni corti – conclude Fabrizio Zucchelli – ma abbiamo molti progetti. A cominciare dalla Cineteca che raccoglie le 220 pellicole che ci sono state inviate in questi anni per le selezioni, entro Natale inseriremo anche le 42 di quest’anno. Il nostro obiettivo è realizzare ad Ardesio un Centro studi sulla religiosità popolare in collaborazione con la Diocesi e l’Università». «Teatro e Cinema del Sacro» (info: [email protected]) è itinerante in tutta la Bergamasca e proseguirà fino al 6 dicembre. Collaborano le parrocchie coinvolte e gli Uffici diocesani che si occupano di Età evolutiva, Insegnamento della religione cattolica, Pastorale delle Comunicazioni sociali, Pastorale delle Persone con disabilità, Pastorale scolastica e Centro missionario diocesano. Organizzano Fondazione Adriano Bernareggi e Acec-Sas con il supporto specialistico di DeSidera. Alla proiezione di Gorle saranno presenti sia Fabrizio Zucchelli sia il regista Emilio Corbari per dialogare con il pubblico.

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