Michielin venerdì al Lazzaretto: «Sono diretta, mi racconto senza filtri»

IL CONCERTO. La cantante: «Il mio maestro di canto, Maurizio Zappatini, vive a Seriate: è stato lui a formarmi».

È la volta di Francesca Michielin, giovane stella della canzone italiana che ha già alle spalle molte esperienze professionali. Arriva sul palco della rassegna Lazzaretto estate e lo fa sulla scia dell’album «Cani sciolti», varato pochi mesi fa. Cantautrice e polistrumentista, nel 2022 ha debuttato con il libro «Il cuore è un organo» per Mondadori e ha condotto su Sky il programma «Effetto Terra» (Sky Nature). Ora è alla consolle di «X Factor», dove tutto era iniziato nell’ormai lontano 2011.

Il suo concerto venerdì (apertura porte ore 19, inizio ore 21,30) prenderà avvio con la performance di Filo Vals, romano, classe 1996, all’anagrafe Filippo Valsecchi.

A poche ore dalla performance orobica la ventottenne originaria di Bassano del Grappa spiega come convivono in lei la cantante, la cantautrice, la strumentista, la produttrice.: «Con entusiasmo e responsabilità! E rivendicando il diritto di non essere incasellabile in una sola cosa. Siamo esseri complessi ed è bello mostrare le nostre sfaccettature. Io mi butto a capofitto in tutte le nuove sfide, cercando di fare il meglio e dando sempre il massimo».

«Cani sciolti» è l’ultimo suo album, dedicato alle persone che non stanno al guinzaglio. In che modo la musica di questo lavoro è controcorrente?

«Vuole essere un disco onesto, molto “suonato”, che mi rappresenta al 100%. I testi sono più espliciti e diretti che in passato. Avevo proprio questa esigenza di raccontarmi senza filtri e possibili incomprensioni».

Se dovesse dedicare qualche parola speciale per alcune di queste canzoni, di quale vorrebbe parlare?

«Sicuramente una delle canzoni a cui sono più affezionata è “Un bosco”, perché parla di tutte quelle semplici abitudini legate alla quotidianità di quando eravamo più piccoli e che perdiamo nella vita adulta, presi dalla frenesia del lavoro e dagli impegni. Un’altra canzone alla cui sono molto legata è “Carmen”, che definisco un manifesto programmatico di quello che è il mio modo di intendere la musica ed è una dedica a Carmen Consoli».

Cantautrice, compositrice, strumentista ma anche conduttrice, autrice di libri. Michielin ha una marcia in più o il vorticoso mondo del pop rende super performativi?

«Sono sempre stata iperattiva, curiosa. Mi è sempre piaciuto esplorare cose diverse tra loro. Da adolescente, ad esempio, avevo una band, studiavo il basso, cantavo nel coro della scuola, scrivevo per il giornale scolastico, facevo davvero mille cose. Credo, quindi, che potersi cimentare in diversi ambiti sia proprio un tratto della mia personalità e sono fortunata a potermi esprimere così a 360°».

Nelle informazioni che si trovano on line, e oggi è regola, poche notizie sull’apprendistato musicale, quello fatto anche di studio, di maestri, di scuole più o meno istituzionali. Può dirci come ha appreso i ferri del mestiere?

«Il mio maestro di canto, Maurizio Zappatini, vive a Seriate. È stato lui ad avermi formata vocalmente e ad avermi preparata anche per questo tour. Dagli studi in Conservatorio, poi, ho imparato molto. Ho studiato sia composizione classica che canto jazz, ma alla luce di questa esperienza mi sento di consigliare anche, a chi si affaccia al mestiere, che all’utilità dell’ambiente accademico è giusto affiancare la pratica, incontrando artisti, produttori, compositori e a raccogliere un bagaglio di conoscenze più ampio possibile».

Quali ritiene siano i suoi maggiori punti di forza come cantante? E cosa vorrebbe invece migliorare?

«Sono sempre un po’ in imbarazzo quando devo parlare dei miei punti di forza. Forse il timbro è quello che mi contraddistingue di più e mi identifica. Di cose da migliorare ce ne sono, soprattutto a livello tecnico. Come voce sono un soprano, anche se riesco a cantare note più basse: la mia tessitura vocale è ampia e volendo anche rara, quindi tra le cose che devo migliorare figura sicuramente la gestione di questo spettro vocale. È quello che sto cercando di fare proprio con il maestro Zappatini».

Quanto è importante nel suo essere cantante essere anche strumentista, anzi, polistrumentista?

«Fondamentale. Lo studio degli strumenti è stato la base della mia formazione, a partire al pianoforte, per poi arrivare in seguito allo studio del canto. Ho sempre prima di tutto composto e la voce è diventata poi una necessità ulteriore per poter esprimere al meglio le emozioni che cercavo di trasmettere attraverso le mie composizioni».

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