Cultura e Spettacoli
Mercoledì 04 Maggio 2022
Manuel Bortuzzo, su Rai1 la sua storia di rinascita: Alessio Boni interpreta il padre
Film tv L’8 maggio in prima serata il racconto dell’agguato che ha lasciato il giovane paralizzato e la sua riscossa. L’attore bergamasco: «Ho accettato questo ruolo subito perché quando ho visto un’intervista di Manuel mi ha colpito la sua compostezza e dignità».
«Mi rende felice poter trasmettere speranza ai giovani: ovvero se vuoi, non devi mollare, puoi farcela. Vedo nei ragazzi quando li incontro che vogliono sentirsi dire qualcosa da me. Per il futuro guardo alle paralimpiadi». È la lezione che viene da Manuel Bortuzzo, che ha rischiato di morire a 19 anni per un colpo di pistola alla schiena, per uno scambio di persona. Un agguato che lo ha privato dell’uso delle gambe, ma non del sogno di diventare un campione di nuoto. La sua storia ha commosso l’Italia e ora rivive nel film tv di Umberto Marino, «Rinascere» (prodotto da Moviheart e RaiFiction), in onda l’8 maggio su Rai 1 tratto dal libro di Bortuzzo. Protagonista Giancarlo Commare nel ruolo di Bortuzzo, Alessio Boni interpreta il padre del nuotatore, Franco; Gea Dall’Orto è Martina, la fidanzatina che era al suo fianco al momento dell’agguato davanti a un distributore di tabacchi, David Coco quello del suo mentore, il traumatologo Davide, Salvatore Nicolella è l’amico Alfonso, che dal primo momento lo sprona a reagire.
Proprio ieri, martedì 3 maggio, Manuel ha compiuto 23 anni (applausi a Viale Mazzini nel corso della presentazione alla stampa). «Quando ho guardato il film mi sono molto emozionato - confessa lo sportivo -, sembrava che la storia non mi appartenesse, invece ero io. È fedele a quello che sono e quello che ero».
Boni: «Per me interpretare Franco è stata una cosa formidabile. Questo padre è una roccia, mi ha confessato di aver pianto tre volte, non si è mai fatto vedere, perché se piangeva lui veniva giù tutto. È importante ricordare certi momenti e certi esempi: Alex Zanardi, Bebe Vio, Manuel. Vince la vita»
Alessio Boni dice: «Ho accettato questo ruolo subito perché quando ho visto un’intervista di Manuel mi ha colpito la sua compostezza e dignità. Sei contento che quelli che hanno sparato hanno preso 17 anni?, era la domanda. E lui ha replicato: “Sono le circostanze che li hanno portati a compiere un atto del genere, se fossi cresciuto in quell’ambiente, in quel contesto, forse anche io avrei sbagliato”. Per me interpretare Franco è stata una cosa formidabile. Questo padre è una roccia, mi ha confessato di aver pianto tre volte, non si è mai fatto vedere, perché se piangeva lui veniva giù tutto. È importante ricordare certi momenti e certi esempi: Alex Zanardi, Bebe Vio, Manuel. Vince la vita».
Commare aggiunge: «Il libro di Manuel mi dava forza, era come se lui fosse vicino a me. Non abbiamo lavorato di imitazione, ho visto tutte le interviste che ha fatto, ho voluto cogliere i suoi gesti ma il libro lo tenevo sotto il cuscino, mi ha permesso di capire chi fosse veramente, è stato un viaggio intimo che mi ha toccato. Volevo rappresentare al meglio i suoi sentimenti e le sue emozioni. La scena che più mi ha segnato è stata quella del risveglio». Franco Bortuzzo commenta: «Ho Manuel qui davanti vivo, altrimenti sarebbero stati tre anni che porto fiori sulla sua tomba».
Tragico scambio di persona
È la notte del 2 febbraio 2019. Manuel, giovane promessa del nuoto, viene colpito alla schiena da un proiettile per uno scambio di persona. Le immagini di quella notte, riprese da una telecamera di sorveglianza, le conosciamo tutti. Poi la corsa in ospedale, le operazioni e, una volta scongiurato il pericolo di vita, la diagnosi della lesione midollare. Quindi la sedia a rotelle, la riabilitazione, il sorriso di Manuel, nonostante l’assurdità di quello che gli è accaduto. E sopra ogni altra cosa la forza che ha dovuto trovare dentro di sé, gli insegnamenti che ha saputo riconoscere anche in questa vicenda, la determinazione dello sportivo e del ragazzo speciale che ha dimostrato di essere.
In questi mesi il pubblico lo ha visto anche al Grande fratello, educato, generoso. «Quando ho deciso di scrivere il libro l’ho fatto cavalcando l’onda di quello che provavo dopo l’incidente». Dopo che è stato al Gf si è molto parlato della fine della sua storia con Lulù Selassié, ora ribadisce: «L’esperienza nel reality è stata una sfida, un viaggio interiore molto sentito, mi sono tuffato nei ricordi, un valore aggiunto. In quanto al clamore è ovvio che chi ha seguito si è affezionato. Rimane una parentesi bellissima che non è riuscita a trovare riscontro nel quotidiano».
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