Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Martedì 07 Gennaio 2025
Lucio Dalla e Roberto Roversi, il cuore e la mente
LIVE. «Nevica sulla mia mano», in scena il 28 febbraio a ChorusLife Arena, rievoca il repertorio di tre album nati dalla collaborazione tra il musicista e il poeta. Servillo: «Ci auguriamo che diventi patrimonio nazionale».
A monte lo spettacolo «Anidride solforosa», il gioco favorito tra Lucio Dalla e Roberto Roversi, capitolo di una trilogia cruciale degli anni Settanta, ora la prospettiva più ampia di «Nevica sulla mia mano» il 28 febbraio prossimo alla Chorus Life Arena. Peppe Servillo al centro, testi e musica dall’omonimo libro di Antonio Bagnoli, le animazioni di Igort, il progetto è di Mario Tronco. Due Avion Travel e un gruppo ad hoc per rievocare uno degli esempi più alti della poesia sonora dell’intero Novecento. Da una parte il poeta Roversi, dall’altra Dalla. Dall’incontro nascono tre dischi: «Il giorno aveva cinque teste», «Anidride solforosa», «Automobili».
«Il primo spettacolo è nato un’idea del Dams, a 50 anni dalla fondazione, poi gli appuntamenti di sono rinnovati», spiega il cantante e attore. «Poi abbiamo deciso di fare uno spettacolo costruito sui brani dei tre album per focalizzare l’attenzione sulla relazione tra Roversi e Dalla, su quella sorta di apprendistato che Lucio fece prima d’incamminarsi verso una carriera straordinaria di paroliere delle sue canzoni. L’impegno con Roversi credo sia stato formativo, interessante, stimolante, anche per il tono polemico che questa relazione ha avuto. I due personaggi riflettevano su cose che nel tempo si sono rivelate vere come la necessità di rivolgersi a un pubblico che avesse spazio per coltivare l’attenzione sui contenuti, evitando la dimensione del rituale. Dalla poneva l’accento su altro. Noi cerchiamo di rendere il senso di quel rapporto attraverso l’epistolario, il vivace scambiLucio costringeva se stesso a mantenere integri i versi e a lavorare sulla musica, girandoci intorno. Per questo certe strutture delle canzoni sono astruse, strane.o d’idee tra i due».
«Lucio costringeva se stesso a mantenere integri i versi e a lavorare sulla musica, girandoci intorno. Per questo certe strutture delle canzoni sono astruse, strane»
La trilogia metteva a fuoco la relazione tra la nota e la parola: qualcosa che dovrebbe anche farci riflettere su quel che si sente in giro oggi.
«A prescindere dall’attualità, evitando un gioco che verrebbe anche facile, considererei nobilmente politico il lavoro che Dalla e Roversi fanno insieme: dall’analisi della relazione tra l’uomo e la natura, l’ambiente industriale, dal tema dell’immigrazione trattato con grande anticipo, con sensibilità modernissima. Quanto al rapporto tra musica e parola, va detto che Dalla componeva su testi già scritti per esteso, che non toccava, non normalizzava metricamente ai fini della canzone. Lucio costringeva se stesso a mantenere integri i versi e a lavorare sulla musica, girandoci intorno. Per questo certe strutture delle canzoni sono astruse, strane. Creativamente parlando è stato un grande stimolo per Lucio che ha dato vita a composizioni che hanno valore ancor oggi, anche se risentivano molto del clima dell’epoca. Il mondo in cui si muove Dalla è quello del prog di quegli anni. Un mondo molto affascinante, debitore nei confronti della musica classica e di altri linguaggi».
La modernità di quell’impegno politico, così lontano dai partiti, resta centrale rispetto ai temi dell’inquinamento, degli eccessi del potere, dell’economia, della tecnologia. È come se già allora si fosse prefigurato il destino dell’uomo.
«Per questo dicevo che possiamo prescindere dall’attualità perché come tutti i grandi artisti Dalla parla al nostro cuore e alla nostra mente anche oggi. Per questo ha senso fare lavori del genere. Noi stiamo storicizzando il repertorio che ci ha formato come persone. Sperando e augurandoci che diventi repertorio di sempre, patrimonio nazionale della nostra canzone. I temi che Dalla e Roversi affrontano sono per l’appunto universali, riguardano la letteratura, il romanzo, la storia civile. Toccano i rapporti tra i limiti, la finitezza dell’individuo e il mondo circostante che s’ingigantisce, s’incattivisce, prende possesso delle nostre vite, spazia all’interno delle stesse. È un tema di una modernità enorme che, al tempo, presagivano scrittori, autori di teatro. E questo dimostra come la canzone non sia una parente povera. Come diceva Lucio: la canzone è un’arte nobilissima. La musica leggera ha un valore altissimo nella vita delle persone, nella cultura popolare. Se non crea delle coscienze, e questa presunzione Dalla non ce l’aveva, di sicuro stimola la conoscenza, il dibattito».
«I temi che Dalla e Roversi affrontano sono per l’appunto universali, riguardano la letteratura, il romanzo, la storia civile. Toccano i rapporti tra i limiti, la finitezza dell’individuo e il mondo circostante che s’ingigantisce, s’incattivisce, prende possesso delle nostre vite, spazia all’interno delle stesse. È un tema di una modernità enorme che, al tempo, presagivano scrittori, autori di teatro»
Una curiosità: quella famosa trilogia che peso ha avuto sulla storia degli Avion Travel?
«Ha valso tanto. Quando eravamo ragazzi siamo cresciuti ascoltando “Il giorno aveva cinque teste”. Da lì è partita la conoscenza degli altri dischi. All’epoca ascoltavamo molto prog proveniente dall’estero, ma anche il Banco del Mutuo Soccorso, la PFM, gli Osanna, le prime Orme, gli Area. In tutto questo avere un autore come Dalla che metteva così in equilibrio l’espressione musicale ad altissimo livello con un grande contenuto, ci colpiva particolarmente. E ci ha introdotto ad autori come De Gregori, come Conte, tanti altri. Per gli Avion Travel è stata un’esperienza estremamente formativa che abbiamo cercato di mettere a frutto negli anni Novanta in dischi come “Finalmente fiori”, “Bellosguardo”, “Opplà”».
Compreso un memorabile Sanremo.
«Una tappa incancellabile nel nostro percorso».
Anche nella storia del Festival.
«Nel grande bailamme televisivo dello spettacolo e del consumo, Sanremo a volte riesce a dare testimonianza della realtà di quello che è la musica italiana».
© RIPRODUZIONE RISERVATA