
Cultura e Spettacoli / Pianura
Giovedì 19 Dicembre 2024
L’arte di Mario Cavaglieri come sollievo nel tempo della cura
LA MOSTRA. Al Policlinico San Marco l’esposizione «Tra il vero e il falso» offre una panoramica delle opere dell’artista del primo ’900 e dei suoi contemporanei.
«L’arte è una cura per il corpo e l’anima e i luoghi di cura devono essere umanizzati». È questo l’obiettivo che intende raggiungere la mostra stabile «Mario Cavaglieri: tra il vero e il falso» inaugurata il 19 dicembre al Policlinico San Marco di Zingonia e promossa dalla Gso Foundation Ets, fondazione degli ospedali del Gruppo San Donato.
La temporanea su Cifrondi
Dopo il successo ottenuto l’anno scorso dalla mostra temporanea, allestita al Policlinico San Pietro, delle opere di A ntonio Cifrondi, autore di spicco della pittura di genere lombarda del Settecento, la Gso Foundation Ets ha voluto proporre nell’«ospedale gemello», un altro evento artistico con lo scopo dichiarato di voler alleviare, anche solo per un attimo, il dolore fisico e mentale dei malati.
A grandezza reale
Negli spazi al piano terra dell’ospedale sono state esposte le riproduzioni di 16 opere di Mario Cavaglier i, tutte derivate da tele appartenenti alla medesima collezione privata. L’esposizione, inaugurata alla presenza della curatrice Maria Silvia Proni, della presidente della Gso Foundation Ets Gilda Gastaldi, del presidente e dell’amministratore delegato degli Istituti Ospedale bergamaschi Nicola Grigoletto e Francesco Galli, non propone quindi le opere originali bensì derivazioni a grandezza reale, realizzate su alluminio con stampa diretta UV. «Esporre le opere originali – ha spiegato la curatrice dell’installazione – avrebbe comportato troppi rischi. Abbiamo deciso di ricorrere a questa tecnica che, permettendo pure di riprodurre i grumi della materia, ci consente di farci un’idea dell’opera del pittore».

I lavori con firma contraffatta
Per confrontare anche le varie tecniche di riproduzione esistenti nel mondo dell’arte, sono state accostate alle copie tratte dalle opere di Mario Cavaglieri, altre copie di artisti contemporanei quali Vincenzo Irolli, Andrea Tavernier e Plinio Nomellini, mostrando i loro quadri, anch’essi a grandezza reale, su plexiglass. Completano la mostra due piccoli olii su tela, già un tempo proposti come autentiche opere di Cavaglieri, ma che in realtà sono risultati di altre mani, con firma contraffatta. «In questo modo – ha spiegato ancora Proni – si vuole offrire allo spettatore sia una riflessione sul tema dell’autenticità e della falsificazione nell’arte, che un confronto diretto tra un’opera “dipinta” e la sua riproduzione».
Da Venezia a Parigi
A Cavaglieri viene riconosciuto un ruolo primario nella pittura italiana del Novecento. L’artista nasce a Rovigo, nel 1887, da una famiglia agiata (non dipingerà mai per necessità, ma per diletto). Ciò gli garantisce una totale libertà espressiva densa di materia, di esuberi cromatici, di pennellate con forzature espressionistiche. È presente a numerose biennali a Venezia e al Salon d’Automne a Parigi, dove trova grande consenso di pubblico e di critica. Nel 1925 l’artista si trasferisce poi in Guascogna, con Giulietta, dove muore nel 1969. Nella mostra inaugurata ieri al Policlinico San Marco è presente la riproduzione di un quadro, «L’heure du thé a Peyloubére», nel quale l’artista dipinge la sua casa francese, proponendo, nel giardino, un gruppo di amici dove alla figura di Giulietta, in piedi, viene dato il risalto abituale. E proprio l’afflato emotivo che Cavaglieri mostra nei confronti delle figure femminili è diventato spunto per un volume, «Giacomo Francesco Cipper e Mario Cavaglieri il femminile oltre l’immagine in una collezione privata», curato ancora da Maria Silvia Proni: la pubblicazione è incentrata sulle opere riprodotte ed esposte a Zingonia poste in relazione al mondo del collezionismo al femminile.
Fonte di speranza
Diverse sono quindi gli aspetti stilistici ed emozionali che, visitando l’installazione, si possono approfondire. «Portare l’arte negli ospedali – ha commentato la presidente della GSD Foundation ETS – non è solo una ricerca decorativa, ma una possibilità di cura che possa donare conforto, stimolare la speranza, in un ambiente dove la bellezza possa coadiuvare il processo di recupero fisico ed emotivo, un rifugio che diventi fonte di speranza per tutta la comunità ospedaliera»
© RIPRODUZIONE RISERVATA