La Tosca in piazza, emozionante e intensa - Video

LIRICA. L’opera di Puccini in Città Alta per il Ducato di Piazza Pontida ha trasmesso agli spettatori tutto il pathos del tragico racconto. Buona la prova dei tre protagonisti vocali, sobrie ed efficaci le scene e i costumi.

Buona la prima, piazza Cittadella en plein air funziona. La Tosca che il Ducato di Piazza Pontida si è regalato lunedì sera (19 agosto) - di fronte a oltre seicento spettatori - ha inaugurato l’inedito spazio di Città Alta. Meno nobile di Piazza Vecchia - come ha detto il duca Mario Morotti - ma decisamente generoso di pregi non di poco conto, a partire dalla possibilità di spettacoli raccolti, non disturbati dal movimento di gente, a quello dell’acustica, che a questa prima prova pare davvero buona, una delle più felici tra quelle che la città offre en plein air.

Oltre al Duca hanno salutato gli astanti la sindaca Elena Carnevali, grata a chi diffonde la cultura popolare, e che ha seguito con interesse tutti i tre atti del capolavoro di Puccini, e il consigliere regionale Davide Casati.

Lo spettacolo convince

Lo spettacolo guidato dalla regia di Mario Binetti e sotto la direzione musicale di Antonio Brena ha mantenuto le attese di una proposta efficace e complessivamente fruibile. Nella nuova cornice di piazza Cittadella la lirica estiva del Ducato ha raggiunto, se possiamo dire, forse il punto più alto delle proposte di questi anni, con un pregevole equilibrio - come chiede per sua natura il teatro musicale - tra componenti teatrali visive e musicali.

Le scene e i costumi - grazie all’impegno delle proiezioni - erano snelle, sobrie ma efficaci, restituendo con incisività i dati del tragico racconto. Le prove dei tre protagonisti vocali, tutti di comprovata esperienza, ha contribuito in modo importante alla buona riuscita. La Tosca della soprano Renata Campanella spiccava per intensità del timbro e la capacità di affondare accenti vibranti, in linea con il carattere passionale della protagonista. Distinguendosi per una accorta e sempre ben controllata gestione del fraseggio e delle emissioni. Il suo «Vissi d’arte», dolente e commosso, ha strappato meritati applausi a scena aperta.

I protagonisti

Vigorosi, quasi violenti, sono stati gli altri due protagonisti (e antagonisti). Lo Scarpia del baritono bergamasco Marzio Giossi ha estremizzato la vena perfida e cinica del personaggio, con affondi irosi e brutali, mentre il tenore Danilo Formaggia, timbro brillante e incisivo, ha proposto un Cavaradossi di plastica aggressività. Buone le prove degli altri personaggi, del Coro del Ducato e l’Orchestra Gianandrea Gavazzeni che Antonio Brena ha guidato con accortezza e buona abilità nel gestire gli assiemi spesso tutt’altro che consueti. La regia di Mario Binetti, annunciata come un omaggio agli anni Cinquanta di Marilyn Monroe, è stata molto attenta a non sovrapporre una lettura troppo invasiva e disturbante rispetto ai dettami originali, risultando molto lineare e pulita, oltre che immediata e leggibile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA