La performance art di Marina Abramović a Bergamo. L’artista si racconta al gres art 671 - Foto e video

IN CITTÀ. La mostra «Between breath and fire», curata da Karol Winiarczyk, ha aperto sabato 14 settembre dopo un incontro con l’artista.

Breath, body, the other, death: sono questi i quattro intensi capitoli di cui si compone la mostra «Between breath and fire» di Marina Abramović, a Bergamo fino al 16 febbraio nello spazio gres art 671 in via San Bernardino 141.

Al centro la storia, ma anche l’evoluzione artistica di Marina Abramović, una delle esponenti più influenti e celebrate della scena contemporanea. Un vero e proprio excursus su tutta la sua poetica, che parte dalle indagini sul respiro e sul corpo che l’hanno resa celebre agli esordi, passando per la relazione con l’altro fino al confine ultimo della vita: la morte.

Marina Abramović a Bergamo

L’artista in città per inaugurare la mostra «Between breath and fire».

L’incontro con l’artista

«È incredibile vedervi qui in così tanti di sabato mattina», ha detto l’artista dopo essere salita sul palco. «Io amo l’Italia, ricordo sempre che la mia carriera internazionale è iniziata qui, a Napoli». Poi un’ora di dialogo sulla performing art: «La performance è tutto. Ho usato il mio corpo per affrontare il mio dolore e per indagare quello degli altri, un lavoro diventato poi spirituale».

«Io faccio quello che amo, anche quando mi spingo ai limiti. Ma io sempre amo la vita»

Da Brancusi a Pollock fino a Boccioni e Matisse, l’artista serba tiene una vera e propria lezione d’arte al pubblico bergamasco e mostra delle performance di artisti che hanno segnato la sua storia: «L’arte è elevare lo spirito dell’individuo, è ossigeno nella nostra società - spiega - . Pensiamo a Matisse: continuava a dipingere fiori anche durante la guerra».

Empatica, disponibile con il pubblico attento, ha risposto a numerose domande in un dialogo personale e intimistico: «Il corpo è da sempre il mio focus - dice - . Guardate sempre dentro di voi, nel vostro cuore, nella vostra intimità. Trovate il vostro stato mentale, nella solitudine riuscite a riflettere e a trovare il vostro spirito. Non accettate compromessi». Poi il suo inno alla vita: «Deve essere energia e passione. Io faccio quello che amo, anche quando mi spingo ai limiti. Ma io sempre amo la vita».

La mostra

Trenta le opere esposte tra i lavori storici e i più recenti, un viaggio profondo nella visione dell’artista

Curata da Karol Winiarczyk, la mostra mette in luce tutti i temi più cari a Marina Abramović, esplorati nella produzione artistica dagli anni ’70 ad oggi. Al centro la performing art dell’Abramović, tra grandezza e solitudine, il dualismo costante vita-morte e la riflessione sulla caducità dell’essere umano da sempre esplorata dall’artista. Ma non solo: il focus, come sempre quando si ha a che fare con l’artista serba, è il comportamento umano, in tutte le sue sfaccettature e soprattutto i suoi aspetti più inconsci.

Trenta le opere esposte tra i lavori storici e i più recenti di Marina Abramović. Un viaggio profondo nella visione dell’artista, fino alla sua opera Seven Deaths, datata 2021, installazione cinematografica tributo a Maria Callas.

Un aspetto peculiare dell’esposizione è l’integrazione del giardino circostante, che diventa parte attiva grazie al paesaggio sonoro Tree, originariamente presentato nel 1972 al Centro Culturale SKC di Belgrado, che crea un dialogo immersivo tra spazio naturale e opera d’arte.

La mostra è stata aperta sabato 14 settembre, dopo l’incontro con l’artista, i biglietti sono prenotabili sul sito gresart671.org. Marina Abramović parteciperà a un talk ad ingresso gratuito su registrazione: i 650 biglietti a disposizione sono andati esauriti in pochissimo tempo.

«Esperienza esistenziale con focus sui limiti del linguaggio»

«Questa mostra è un excursus sul percorso artistico di Marina Abramović», spiega Karol Winiarczyk, il curatore. «Analizza l’umanità nelle sue evoluzioni, la relazione con il corpo e con la vita. Un’esperienza esistenziale con un focus sui limiti del nostro linguaggio, del nostro mondo. Uno dei quattro capitolo della mostra è “Other”, indaga il significato dell’esistenza, il dialogo con l’altro, il dialogo tra i corpi in un linguaggio universale».

Marina Abramovic si racconta a GresArt671. Video di BergamoTv

Chi è Marina Abramović

Nata a Belgrado il 30 novembre del 1946, Marina Abramović è una delle artiste più importanti della scena contemporanea internazionale, nonché la massima esponente della performance art. Il suo lavoro esplora le relazioni tra l’artista e il pubblico, e il contrasto tra i limiti del corpo e le possibilità della mente. Lavori che incorporano suono, video, scultura, fotografia e il corpo dell’artista stessa. Con una convinzione alla base delle sue opere: «Credo così tanto nel potere delle performance che non voglio convincere nessuno. Voglio che gli spettatori facciano esperienza della mia performance e se ne vadano via con le loro convinzioni».

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