La casa, l’altrove, la vita: ecco i cinque finalisti del Premio Bergamo

Annunciati i libri che si sfideranno per la vittoria finale del premio di narrativa: Bianconi, Inglese, Torchio, Orecchio e Ruotolo gli autori. L’arte, lo stigma del padre, la distruzione dell’infanzia tra i temi.

«Atlante delle case maledette» di Francesco Bianconi (Rizzoli Lizard); «La vita adulta» di Andrea Inglese (Ponte alle Grazie); «L’invulnerabile altrove» di Maurizio Torchio (Einaudi); «Storia aperta» di Davide Orecchio (Bompiani); «Quel luogo a me proibito» di Elisa Ruotolo (Feltrinelli): questi i libri finalisti, tutti pubblicati nel 2021, della XXXVIII edizione del Premio Nazionale di Narrativa Bergamo. A presentarli, nel pomeriggio di giovedì 13 gennaio, in live streaming sui canali Fb e YouTube dell’Associazione, dopo breve introduzione del presidente, Massimo Rocchi, e del segretario generale, Flavia Alborghetti, due membri del Comitato scientifico, che seleziona i titoli «vincitori»: Michele Mari e Andrea Cortellessa.

La «Storia» di Orecchio non è solo quella italiana del ‘900, ma, più propriamente, spiega Mari, la vicenda di Pietro Migliorisi, «proiezione, eteronimo del padre dell’autore», Alfredo Orecchio (1915-2001). Il quale «è stato, a sua volta, uno scrittore», pur deprivato dei «dovuti riconoscimenti», e ha lasciato una quantità di manoscritti, fra cui dei diari. «Davide, storico di formazione, ha cominciato a studiare questi documenti», curioso delle «più segrete motivazioni di alcune scelte, come quella di partire volontario per la guerra d’Etiopia». E ha «creduto di riscoprire che lo stigma del padre fosse la scissione: illuso, prima, dagli ideali del fascismo, salvo distaccarsene anche attraverso la dura lezione della guerra»; militante, poi, con una sorta di «inversione a U», del Pci. Costretto a vivere anche «l’ossidazione del comunismo», tragicamente disvelata dai fatti d’Ungheria e Cecoslovacchia. Doppiamente orfano, quindi, prima di Mussolini poi di Togliatti, «ha giocato le sue carte esistenziali alla ricerca di un padre mai trovato».

«Quel luogo a me proibito» della Ruotolo, prosegue Mari, è un libro «sull’atavismo, sul condizionamento ambientale e genetico. La prima coscienza che la mano narrante ha di sé è la perdita, la privazione: “Tutto è cominciato prima di me, quando sono nata si erano già disseminate tante infelicità”». Come in tante pagine di Kafka la vergogna originaria è «un apriori assoluto», «materia prima, principium individuationis del proprio destino». La prima quota di vitalità ad essere stata distrutta è «l’infanzia, lo spirito della giovinezza». Fin da piccola è stata abituata, la protagonista, a comportarsi come un soldatino. Poi, come «a fare il salto tutto in una volta», la scoperta della «conoscenza carnale». Che finisce a declinarsi in martirio. Quel prima che era stato vissuto come privazione, sterilità, aridità, in cui amore e fioritura erano solo fantasticati, rimpianti senza conoscenza, diventa oggetto di «nostalgia invertita»: «la purezza, il paradiso perduto, così riletto a valle dello shock fisico, della vergogna del corpo».

Bianconi, ricorda Cortellessa, «è molto più conosciuto come frontman dei Baustelle che come scrittore». Il suo libro è costituito da «una serie di tableaux, di episodi biografici di uno scrittore di successo 48enne, Dimitri», i cui progetti matrimoniali hanno subìto una battuta d’arresto causa Covid. Ogni episodio è ambientato in e condizionato da una casa diversa. Alla coloritura un po’ gothic, evidente sin da titolo, non corrisponde la sostanza dei fatti. I due protagonisti de «La vita adulta» di Inglese, prosegue Cortellessa, sono «una giovane artista performativa e un critico sulla cinquantina». In scena è «il sistema dell’arte», con i suoi critici, galleristi, curatori indipendenti, ma soprattutto narcisismi, inganni, tirare a campare, «esibizione di doti che non si posseggono». Il tutto approdante ad uno «spettacolare nulla di fatto».

Un «fantastico molto sui generis», infine, quello che caratterizza il libro di Torchio. «Ad una donna del nostro tempo, ingegnere, che conduce una vita grigia e prevedibile, appare, nella mente, un’altra donna, vissuta un secolo prima, operaia in uno stabilimento di fiammiferi nella Londra dell’Ottocento». La costruzione di una situazione limbica, sospesa fra immaginazione e sospetto di psicosi, può dire più, sul nostro quotidiano, di una narrazione realistica. Precedente inobliabile: «The Turn of the Screw» di James.

Questo il calendario degli incontri con gli autori, tutti di giovedì, ore 17,30 alla biblioteca Tiraboschi: 3 marzo, Bianconi; 10 marzo, Inglese; 17 marzo Torchio; 24 marzo Orecchio; 31 marzo Ruotolo. La cerimonia di premiazione sabato 30 aprile, ore 18.00, in Sala Piatti. Infine, con sorteggio in diretta, sono stati selezionati i 45 componenti della giuria popolare con più di 25 anni, fra le più di 300 richieste pervenute. Gli elenchi saranno pubblicati a breve sul sito: i residenti fuori provincia riceveranno per posta i libri finalisti. Gli altri potranno ritirarli alla Tiraboschi da lunedì 17 gennaio. A completare la giuria, ha spiegato il segretario generale, 15 giurati «storici», 34 giovani, 14 gruppi culturali (fra cui due del carcere) e 12 scuole.

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