In Basilica omaggio a Santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti

Il 20 novembre alle 17 nella Basilica di Santa Maria Maggiore, la Cappella Musicale renderà omaggio a Santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti. Il programma musicale, particolarmente articolato e dedicato a «Caecilia Virgo Clarissima», si basa sulle antifone gregoriane dell’Ufficio del giorno di Santa Cecilia la cui memoria si celebra il 22 novembre, antifone che verranno intonate dalla Schola Gregoriana del Duomo di Bergamo diretta da don Gilberto Sessantini, priore della Basilica, musicista e studioso del canto proprio della Chiesa cattolica. Su queste melodie l’organista titolare Roberto Mucci improvviserà al monumentale organo Vegezzi Bossi, quindi un quartetto di solisti (Chiharu Kubo Cantus, Alessandro Simonato Altus, Paolo Tormene Tenor e Marco Radaelli Bassus) accompagnati dal tiorbista Francesco Motta e dalla violoncellista Marlise Goidanic, diretti dal Maestro di Cappella Cristian Gentilini,

presenteranno i medesimi testi trasportati in polifonia dai grandi maestri del rinascimento e primo barocco quali, Luca Marenzio, Alessandro Grandi, Francisco Guerrero, e anche nomi meno noti al grande pubblico come Henry du Mont, Tiburtio Massaino e Jean de Chaynée.

Le origini della Schola Gregoriana del Duomo sono antichissime. Risale al 973, da parte del vescovo Ambrogio I, la fondazione di una prima Schola presso la cattedrale di San Vincenzo in cui venivano impartite anche lezioni di canto e musica a canonici, chierici e ai pueri loro affidati. È la prima istituzione musicale bergamasca di cui si ha traccia. Sfociata in seguito - sempre a servizio della Cattedrale di San Vincenzo prima e di Sant’Alessandro poi - nella Cappella Musicale quando alla monodia gregoriana si accostò la polifonia, fu illustrata da insigni musicisti. Soppressa alla fine del XVIII secolo, la Cappella Musicale del Duomo di Bergamo è stata ricostituita nel novembre 1996 e la Schola Gregoriana ne è la sezione che, sotto la direzione di don Gilberto Sessantini, studia il canto monodico medievale a partire dalle più recenti indagini paleografiche e neumatiche, proponendolo in primo luogo nella liturgia solenne della cattedrale bergamasca ed anche in ambito concertistico con programmi che aiutano ad approfondire percorsi teologici e sacramentali.