
Cultura e Spettacoli / Isola e Valle San Martino
Giovedì 03 Aprile 2025
Immaginare la speranza, l’arte contemporanea nei luoghi di fede
MOSTRE . Dal 5 aprile il progetto dell’Ufficio per la Pastorale della Cultura prende forma in quattro chiese giubilari a San Giovanni Bianco, Pontida, Trescore Balneario e Stezzano. Espongono Paul Moroder, Davide Maria Coltro, Giovanni Frangi e Giovanni Stefano Rossi.
Quattro artisti contemporanei provano a «immaginare la speranza» in quattro chiese giubilari della Diocesi di Bergamo, disegnando sul territorio non una mostra diffusa così come è tradizionalmente intesa, ma un itinerario artistico e spirituale che abbraccia quattro luoghi di fede, preghiera e devozione: San Giovanni Apostolo in San Giovanni Bianco, San Pietro Apostolo a Trescore Balneario, il Santuario della Madonna dei Campi di Stezzano e il Monastero di San Giacomo a Pontida.
Dal 5 aprile al 6 gennaio, apre al pubblico «Immaginare la speranza», un progetto dell’Ufficio per la Pastorale della Cultura, pensato in occasione delle Settimane della Cultura 2025 e nel più ampio contesto del Giubileo, realizzato da Fondazione Bernareggi e curato da don Giuliano Zanchi. Se la bellezza e la narrazione erano i canali scelti dall’arte antica per far arrivare i suoi messaggi ai fedeli, l’arte contemporanea sceglie piuttosto di smuovere e interrogare lo spirito attraverso il mistero. Ecco perché, di fronte alle installazioni che troveranno casa in alcune delle nostre chiese, anche chi è digiuno del linguaggio contemporaneo non deve necessariamente sforzarsi di decodificare, capire, ricondurre ciò che vede a categorie note e familiari, ma può semplicemente guardare e rimanere in attesa di un pensiero che certamente arriverà.
Luce, materia e poesia
L’inedito cammino tra arte e fede comincia il 5 aprile , alle 16.30, nella parrocchiale di T rescore Balneario con «L’eternità davanti» di Paul Moroder che, ispirandosi nel titolo ai versi di Rainer Maria Rilke, incastona in una piccola nicchia due sculture in vetrocristallo: una incandescente, dalla calda luce ambrata, l’altra più oscura, più simile alla pietra. Ne nasce un dialogo tra luce e materia che esorta, come la poesia di Rilke, a esercitare la pazienza, a contemplare i bagliori di luce, senza lasciarsi soffocare dal buio, ad attendere l’estate anche nelle tempeste della vita: «L’idea di una fermezza che si conquista perseverando nelle difficoltà - spiega don Giuliano Zanchi - e persino nelle “tribolazioni”, viene plasticamente tradotta in due sculture che sembrano contemporaneamente alberi e figure umane, che hanno in comune la ricorrenza delle ferite, talvolta fatali, ma più spesso medaglie al valore, segni della lotta, testimonianza di un’esistenza affrontata e non soltanto subita. Per quei credenti che rileggono sempre molto pensierosi del Gesù che appare dopo la morte, vago e ferito, non sarebbe sorprendente se questo Cristo avesse le sembianze di queste due sculture, corpi feriti e mai così luminosi».
Un pioniere dell’arte digitale
Lo scenario cambia radicalmente nella chiesa di San Giovanni Bianco, dove l’«Iper Sacro» di Davide Maria Coltro, pioniere dell’arte digitale, si rivela in una moderna pala d’altare, composta da «quadri mediali» (25 monitor) su cui prende forma la relazione tra la Sacra Spina, custodita nella parrocchia da secoli, e le tracce ematiche dell’Uomo della Sindone (inaugurazione domani alle ore 20.30). Il segno della Spina e le tracce di sangue trasfigurate digitalmente, testimonianze di un mistero che ancora interroga la scienza, diventano non solo tracce di sofferenza, ma segni di una speranza redentrice. «La “pittura digitale” di Davide Maria Coltro - commenta il curatore - rispetto a quella del passato, può contare sul fattore movimento e sull’ingresso del tempo nell’opera d’arte: sulla tela/monitor la figura varia, evolve, muta, secondo parametri che l’artista predispone. Iper Sacro, come una nuova “pala d’altare”, nutre l’ambizione di fraternizzare con quelle antiche. Arte sacra a pieno titolo, se con questa espressione s’intende quel contributo che l’arte ha sempre dato ai bisogni spirituali dei credenti».
Nella meditazione i varchi velati
Nel chiostro del Monastero di Pontida, dove i monaci si riuniscono, passeggiano, pregano, celebrano processioni, il giovane artista Giovanni Stefano Rossi inaugura domenica 6 aprile, alle 16, un corridoio, leggero e sospeso, che danza al vento e al passaggio delle persone, scandito da quattro varchi di tessuto in gradazione, dall’azzurro al blu intenso. È un invito a compiere un cammino di ascesi e meditazione, che sussurra un invito discreto - «Fidati di lei» - che dà il titolo all’installazione, come spiega sempre don Giuliano Zanchi: «I veli messi in coppia, gradualmente allargano la loro ampiezza, restringendo le dimensioni del varco, in cui gli osservatori sono chiamati a diventare viatori, passandovi attraverso… Fidati di lei è un titolo e un invito, alla persuasione che nessun varco si attraversa invano e a non temere il passaggio solitario. Il varco è sempre trasformazione, e l’affidamento il modo migliore per affrontarla».
Orizzonti azzurri al Santuario
L’ultimo appuntamento inaugurale, in programma venerdì 11 aprile alle 17, sarà tutto dedicato a «A beautiful May», ossia all’evento miracoloso - quell’acqua prodigiosa sgorgata nel 1586 nei pressi di un’antica effige della Madonna - da cui è nato il Santuario della Madonna dei Campi di Stezzano. A rievocarlo sarà una serie di nuovi dipinti di Giovanni Frangi, collocati tra gli stucchi dei matronei della zona absidale, illuminata da un’inconsueta apertura su orizzonti azzurri di cieli e di mari. Una bella primavera, carica di speranza, proprio come quel maggio del 1586. Tutte le inaugurazioni delle mostre saranno accompagnate dalla lettura di un testo poetico di Charles Peguy dedicato alla speranza. In ogni chiesa sono in programma visite guidate dai ragazzi de «Le Vie del Sacro», che si terranno due domeniche al mese (programma su www.fondazionebernareggi.it).
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