I gatti, una cura contro ansie e inquietudini

TENDENZE. In Giappone i gatti portano fortuna e prosperità, sono protagonisti di numerose storie e leggende, e sono molto diffusi i «neko café» dove si può passare qualche ora in loro compagnia, tra fusa e coccole.

Non sorprende quindi che nel romanzo curioso e divertente di Ishida Syou «Un gatto per i giorni difficili» (Rizzoli) questi animali rappresentino addirittura una «cura per l’anima». Non è facile trovare la speciale clinica di Kyoto, nascosta tra condomini anonimi e vicoli bui, in cui i felini prendono il posto dei farmaci. Ci si arriva per passaparola, e i pazienti sono persone che sentono di aver smarrito se stesse: manager che lavorano troppo, giovani depressi, uomini e donne a caccia di un nuovo equilibrio. Ognuna viene «affidata» a un gatto, per una terapia fatta d’amore e gesti semplici. L’autrice descrive con delicatezza e ironia il legame profondo che si può instaurare tra uomo e animale, suggerendo come esso, in condizioni particolari, possa guarire ansie e inquietudini.

Scritto negli anni Trenta, diventato ormai un classico, torna in libreria anche «La gatta» (Bompiani), testo breve, lucido e suggestivo dello scrittore giapponese Junichiro Tanizaki in cui Lily, una gatta adorata dal suo padrone Shōzō, è punto di snodo di un intrigo familiare, fra sentimenti e passioni. Un gatto parlante dagli occhi di giada, infine, diventa custode e saggia guida per la giovane protagonista Nanami, ne «Il gatto che voleva salvare la biblioteca» (Mondadori), séguito del bestseller «Il gatto che voleva salvare i libri» del medico giapponese Sōsuke Natsukawa: una storia che si concentra sul potere dell’immaginazione e sul coraggio di affrontare nuove sfide, superando limiti e paure.

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