I fratelli Cerea salvano i «piatti» di Franz Godin: il restauro è servito

ARTE . In Accademia Carrara la presentazione dell’operazione di recupero di due tele dell’artista del ’600. Chicco: «In questi quadri la materia è esaltata al suo massimo, come cerchiamo di fare ogni giorno in cucina».

Nelle sale dell’Accademia Carrara, i vertici del museo insieme alla famiglia Cerea hanno presentato al pubblico il restauro di due nature morte del pittore tedesco Franz Godin (1590 - 1635), della collezione permanente del museo.

Il progetto di restauro, iniziato nel giugno 2023, è stato abbracciato con entusiasmo dai membri della «dinastia» gastronomica bergamasca, che volevano essere parte attiva dell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023. Una partecipazione che si è tradotta in un contributo di 30.000 euro. Presenti alla conferenza, Martina Bagnoli, direttrice del museo; Paolo Plebani conservatore del museo; Gianpietro Bonaldi, general manager di Fondazione Accademia Carrara; per la famiglia Cerea, a rappresentare anche la mamma Bruna, Enrico, detto Chicco e Roberto (Bobo), entrambi executive chef; Francesco, responsabile della ristorazione esterna e degli eventi e Rossella, general and product&innovation manager.

Come sono state scelte le opere

Sin dall’inizio della collaborazione la scelta si è indirizzata su queste due opere in pendant di Godin, «Canestra di agrumi, castagne, corbezzoli e alzatina metallica con dolcetti» la prima e «Fruttiera di porcellana, piatto con limone e alzatina con prugne» la seconda, per sottolineare l’eterno legame tra arte e cibo. «A legarci a questo dittico - ha affermato Chicco Cerea -, dove compaiono prodotti che si possono trovare anche oggi nelle nostre cucine, è un approccio comune all’interpretazione della materia, che viene trattata ed esaltata al suo massimo, come cerchiamo di fare ogni giorno attraverso i nostri piatti».

Franz Godin, italianizzato come Francesco Codino, è pittore seicentesco nativo di Francoforte (1590), ma attivo anche in Lombardia a partire dagli anni Venti, noto con il nome italianizzato di Francesco Codino. Autore raro e di cui non si hanno notizie complete, era specializzato in nature morte ed era probabilmente rimasto affascinato dal mito artistico italiano, trovando nell’area tra Milano e Bergamo collezionisti in grado di apprezzarne il talento. Il dittico del pittore è giunto in Accademia Carrara nel 1982 insieme ad un gruppo scelto di opere (18) dono di Annamaria Locatelli Moroni. I dipinti hanno subito assunto un ruolo rilevante nella collezione, come importanti esempi della natura morta italiana e europea.

L’intervento dei restauratori

Le operazioni di restauro sono state condotte da Barbara Ferriani a partire dal supporto ligneo, piuttosto sottile e che si presentava usurato, e a cui sono state sostituite le traverse di sostegno per concentrarsi poi sulla pulitura finale della superficie pittorica, con stuccatura delle lacune, reintegrazione pittorica e verniciatura finale delle superfici.

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