Cultura e Spettacoli
Venerdì 24 Gennaio 2025
Gabbani a Sanremo: «Sono sempre le canzoni a portarmi qui»
L’INTERVISTA. Il cantante presenta il suo nuovo album intitolato «Dalla tua parte». All’Ariston canterà il brano: «Viva la vita». «Rappresenta la fase artistica che sto attraversando: è l’accettazione della realtà».
Quando torna a Sanremo Francesco Gabbani ha sempre qualcosa da dire, di forte. Lo ha fatto con «Amen», da giovane in gara, vincendo, l’ ha fatto l’anno dopo, nel 2017, con «Occidentali’s Karma», vincendo, arrivando secondo nel 2020 con «Viceversa». Quando nella categoria Big ha battuto la Mannoia di «Che sia benedetta» aveva uno scimmione a fianco e un pezzo che è finito sotto la lente degli intellettuali.
Il nuovo album
Scrive bene Francesco e sa dove condurre il gioco, con ironia, creatività. Il 21 febbraio esce il suo sesto album, «Dalla tua parte», all’Ariston canta «Viva la vita», una ballata lenta, dal clima romantico. Album e pezzo esplorano temi profondi legati al senso dell’esistenza. Il nuovo lavoro riverbera l’intima ricerca di un cantautore che prova a leggere la vita negli incastri della quotidianità, negli atteggiamenti del nostro vissuto. «In realtà è la canzone che mi porta a Sanremo, l’ho sempre detto», spiega Gabbani. «Non decido di andare al Festival a priori, per poi capire quale possa essere il pezzo giusto per andarci. Per me il processo parte da un’altra prospettiva: ci deve essere una canzone che mi fa pensare a quel palco. E deve essere un brano che mi rappresenta nella fase artistica che sto attraversando. Così è stato per “Viva la vita”. È venuta fuori mentre stavo scrivendo il disco che uscirà».
Cosa rappresenta in questo momento?
«Il mio approccio alla vita in questa fase, un approccio che tende all’analisi interiore. Mi fa piacere che la canzone sia stata apprezzata da Carlo Conti che è una sorta di mio padrino artistico. Ha creduto in me in tempi non sospetti. La sua stima va in direzione umana: non mi ha chiesto di fare un’altra canzone in stile “Occidentali’s Karma”. Ha rispettato l’evolversi del mio percorso artistico. La canzone gira intorno alla ricerca del senso della nostra esistenza. In un modo e nell’altro, in forme diverse, quell’indagine riguarda tutti noi esseri umani. Al di là di ogni tentativo di autodeterminazione sociale, di realizzazione sociale, delle varie costruzioni intellettuali, i conti dobbiamo pur farli con la grande domanda: qual è in senso della nostra esistenza? Cosa siamo a fare su questo pianeta? Purtroppo una risposta precisa non ce l’abbiamo ancora, e questo provoca senz’altro un’inquietudine; per alcuni più ampia, per altri più moderata. Anche se credo che l’inquietudine del non sapere sia alla base della nostra esistenza. E allora “Viva la vita” così com’è rappresenta l’accettazione della realtà. Bisogna trovare il senso nell’accettare che certe cose forse non le capiremo mai perché sono molto più grandi di noi umani. Oggi io inseguo la serenità pensando che sia giusto passare anche dall’accettazione. In questo senso mi è stato di grande ispirazione leggere il libro di Tiziano Terzani “Un altro giro di giostra”. Parla dell’accettazione della malattia che lui ha avuto. Mi ha spiazzato per la profondità delle riflessioni: un uomo di grande apertura mentale e di alta struttura intellettuale che trova un senso della sua vita nella decostruzione di tutto, nella assoluta semplicità, nell’accettazione del mistero della vita. Bisogna essere grati d’esser vivi, consapevoli di esserlo fin tanto che stiamo respirando. Forse l’approccio è un po’ orientale».
Inevitabilmente questi pensieri portano verso la spiritualità, c’è incappato?
«La ricerco quella dimensione, anche se non l’ho ancora trovata. La vita è oltre noi: siamo una parte del tutto. Il rapporto egoico che ha preso piede nella cultura occidentale non è altro che un’illusione, una sorta di allucinazione personale che diventa poi collettiva. Il discorso della spiritualità è interessante, diciamo che ci giro intorno, anche se cerco conferme al fondo della coscienza che tutti abbiamo. È inevitabile pensarci. Ma non so: sono in questa fase socratica del sapere di non sapere. Credo che in “Viva la vita” il concetto sia espresso: viva la vita così com’è. La osservi e le sei grato».
L’album che verrà titola «Dalla tua parte», che vuol dire? Non è un pezzo del disco, quindi è un’indicazione che va oltre.
«Ho scelto quel titolo dopo aver riflettuto su cosa sia un disco. In questo caso non è un concept, è semplicemente una raccolta di canzoni che sono l’istantanea del mio pensiero, dal mio punto d’osservazione, in una fase della vita. L’album riassume tutte le sfaccettature, quella più intimista, ma anche quella ironica, provocatoria. Ci sono tutte stilistiche. Sono soltanto un po’ più avanti nella linea spazio temporale. Il titolo sottolinea il fatto che le canzoni restano tue mentre le scrivi, poi diventano di tutti. Le mie pongono tante domande, hanno poche risposte, poi vanno dalla parte di chi le ascolta e offrono una possibile visione delle cose, del mondo».
Da questo Sanremo che si aspetta?
«Non vado al Festival con spirito competitivo, semmai con la serenità di cantare la canzone che sento. Vediamo quello che succede. Mi aspetto dei bei passaggi e che il pezzo arrivi al pubblico dal punto di vista emozionale. Detto questo, un buon piazzamento non mi dispiacerebbe. La soddisfazione di tenere in mano la statuetta me la son già tolta».
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