Fantoni padre e figlio, nelle loro lettere scorci dell’800 all’ombra di Napoleone

ROVETTA. La fondazione presenta oggi l’epistolario di Luigi al genitore Donato Andrea. Nelle quasi 600 missive scritte dal 1802 al 1817 emerge uno spaccato di storia e affetti in uno scenario segnato da guerre e dominazioni.

Ricordare Luigi Fantoni, fondamentale esponente della famiglia artistica di Rovetta che, pur non avendo abbracciato la professione dei padri nell’arte dell’intaglio e della scultura del legno, ha gettato le basi per lo studio e la conservazione del patrimonio storico artistico da loro ereditato. L’attività di Luigi Fantoni ha creato i presupposti che hanno condotto alla salvaguardia di questi beni nel corso delle generazioni successive, fino alla loro istituzionalizzazione nella Fondazione che dal 1968 opera nella casa bottega di Rovetta aperta al pubblico.

Un quaderno per l’anniversario

È questo l’obiettivo che la Fondazione Fantoni di Rovetta ha voluto raggiungere, in questo 2024 in cui cade il 150° anniversario della morte di Luigi Fantoni, con il volume «“Carissimo Signor Padre…. Figlio carissimo…” L’epistolario 1802-1817 tra lo scultore Donato Andrea Fantoni (1746-1817) e il figlio Luigi Grazioso (1789-1874) nel periodo della formazione» realizzato ed edito dalla Fondazione Fantoni, inserito nella collana iQff (i Quaderni della Fondazione Fantoni), numero 6, che verrà presentato il 27 luglio alle 18,15, nel Cortile Casa museo Fantoni Rovetta.

Una plurisecolare dinastia

Il progetto celebrativo si articola nello studio, trascrizione integrale, corredo di note interpretative e pubblicazione di un intenso epistolario, composto da quasi 600 lettere, intercorso dal 1802 al 1817 tra il padre Donato Andrea Fantoni, ultimo esponente della plurisecolare dinastia di scultori bergamaschi di Rovetta e il figlio Luigi, nel corso della formazione del giovane: studi classici nel collegio San Bartolomeo dei Padri Somaschi a Merate (1802-1806) e al Seminario Vescovile di Bergamo (1806-1807); facoltà di Legge a Padova e a Bologna (1807- 1811) con laurea in Utroque Iure; viaggi di studio a Parigi (1811-1814) e a Vienna (1814-1817).

La Repubblica Cisalpina e l’Austria

Una storia umana e famigliare, fatta di sentimenti, di aspettative e di speranze disattese. Un racconto che si snoda per quindici anni e si intreccia con le travagliate vicende politiche ed economiche del territorio bergamasco (Rovetta, il paese natale dei Fantoni e le valli bergamasche) e di quello bresciano (Capriolo, i loro possedimenti e i commerci agricoli e vinicoli). Lo scenario è quello dei grandi rivolgimenti storici e politici europei: la Repubblica Cisalpina (1797-1799 e 1800-1805), il Regno d’Italia (1805-1814), le guerre e la caduta di Napoleone Bonaparte (1803-1815) e il Regno Lombardo-Veneto e il dominio austriaco (1815-1859).

Calligrafie ottocentesche

«Durante le stagioni ridimensionate a causa della pandemia – racconta Lidia Rigon, conservatrice della Casa Museo Fantoni di Rovetta –, le nostre addette alle visite Marilena Rossini, Giusi Brasi ed Elena Imberti, hanno preso pian piano confidenza con le calligrafie ottocentesche, minute e talvolta inestricabili, di Donato Andrea Fantoni e del suo giovane figlio Luigi e hanno iniziato, in mia compagnia, il lavoro di trascrizione della loro corrispondenza dal 1806 al 1817. Sembrava un atto di esperienza individuale e di pura curiosità per il rapporto tra un genitore già ben noto per la sua opera artistica nella casa bottega di Rovetta e un figlio meno conosciuto, in un periodo storico particolarmente denso di avvenimenti locali e internazionali. Per me si trattava anche di un’attività istituzionale, finalizzata al riordino di un carteggio solo in parte enucleato dai fondi documentari fantoniani di Rovetta».

Soggiorni a Parigi e Vienna

Il lavoro, però, quasi inevitabilmente, si è trasformato in una ricerca appassionante. «Un’indagine – spiega – condotta col desiderio di seguire lo svolgersi degli eventi e, soprattutto, di conoscere meglio i due protagonisti e i personaggi al loro contorno, quelli più noti di Rovetta e quelli, per noi ancora sconosciuti, della bresciana Capriolo. Il proscenio degli avvenimenti narrati dall’epistolario ha superato ben presto i confini nazionali, per le vicende storiche che vi sono narrate e con i soggiorni di Luigi a Parigi e a Vienna. La cronaca si è fatta sempre più avvincente con l’epopea napoleonica, poi col dominio austroungarico. Con il climax storico è cresciuta anche la tensione umana tra i protagonisti della corrispondenza».

La Commedia trascritta

Il soggiorno parigino di Luigi Fantoni avrà un esito straordinario: la trascrizione del cod. Vaticano 3199, un manoscritto della Divina Commedia, trasportato a Parigi con le spogliazioni napoleoniche e la sua celebre edizione rovettese nel 1820 in bianco e nero e con carte e inchiostri colorati. «L’epistolario traccia inoltre, in maniera esemplare – continua –, l’evoluzione del sistema postale di inizio Ottocento: dai “pedoni” e dai corrieri a un sistema organizzato e “moderno” con la creazione dei primi uffici postali locali; le bollature; la timbratura e le tariffe. Fondamentale la collaborazione di studio offerta dall’Istituto di Studi Storici Postali di Prato. L’epistolario è accompagnato da contributi collegati ai principali argomenti storici, politici, sociali e di approfondimento sulla dinastia dei Fantoni, nel momento della chiusura dell’attività artistica di famiglia dopo quattro secoli».

Il collegio di Manzoni

Nel 2024 cade il 150° della morte di Luigi Fantoni, «figura di statura ormai riconosciuta nel processo che ha condotto alla costituzione dell’attuale Fondazione che porta il nome della famiglia – specifica –. La concomitanza ha suggerito di editare, a sua memoria, il carteggio e i contributi collegati. Da qui, per completezza, la decisione di anticipare la cronologia dell’epistolario agli anni 1802-1806, quelli della permanenza di Luigi come convittore nel collegio San Bartolomeo dei Padri Somaschi in Merate. Il medesimo istituto nel quale era entrato, nove anni prima, un giovanissimo Alessandro Manzoni, di soli quattro anni maggiore del nostro rovettese».

Una forte empatia

Ben 15 anni di storia, dal 1802 al 1817, descritti attraverso poco meno di seicento lettere, ripercorsi nel compendio e nelle vite dei protagonisti: i componenti della famiglia. «Un percorso – conclude Rigon – che ci ha riservati coinvolgimento, emozione e, personalmente, forte empatia per due personalità tanto diverse nelle prerogative delle singole nature, quanto vicine nella manifestazione di forze e di fragilità. Due figure potenti, due convinte battaglie per la vita, due umanità e due solitudini a confronto. Più semplicemente: un padre e un figlio

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