«Davanti alla macchinetta del caffè, una commedia umana in cui ritrovarsi»

MADE FESTIVAL. Allo Schermo Bianco l’incontro con attori e produttori artefici del successo della sitcom Camera cafè. Gori: «Siamo andati al passo con quanto accadeva nella società».

Un «Camera Cafè» in chiave bergamasca con tanti aneddoti ed episodi avvenuti durante la registrazione della famosa sitcom aziendale, realizzata grazie all’intuizione di Giorgio Gori e Christophe Sanchez, rispettivamente autore e produttore del format con la società Magnolia. Il 17 novembre a Bergamo sono intervenuti anche gli attori Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, che hanno ripercorso gli anni dell’esordio davanti alla macchina del caffè, ospiti del «Made Film Festival», il progetto ideato dalla Camera di Commercio di Bergamo. Quest’anno la manifestazione si è aperta ad un pubblico più ampio, portando sul palco i due volti noti del mondo dello spettacolo. I protagonisti del format televisivo si sono raccontati davanti ad una sala gremita dello Schermo Bianco, il cinema di Daste. L’incontro, dal titolo «Made Cult - Pausa Cafè», è stato ricco di aneddoti, retroscena e pillole video di alcuni episodi. Moderati dalla giornalista e conduttrice televisiva Mia Ceran, i quattro protagonisti della trasmissione tv si sono aperti raccontando il dietro le quinte.

Una start up di successo

«Lo ricordo come un programma speciale che ci ha dato tante soddisfazioni, partito come una start up e capace di raggiungere subito l’apice del successo – ha sintetizzato Giorgio Gori, ripercorrendo le tappe del progetto -. Tutto è partito da una Vhs che mostrava il programma originariamente trasmesso in Francia. Si trattava di una rivoluzione straordinaria dal punto di vista televisivo e insieme a Christophe Sanchez abbiamo deciso di portare avanti il progetto, che è proseguito per 1.773 episodi: un vero record». Insieme a Beppe Caschetto è stato girato il numero zero a Parigi, per poi fare ritorno a Milano dove per 4 anni la macchina da presa non ha mai smesso un minuto di registrare. Solo la prima stagione, trasmessa in prima visione su Italia 1 tra il 2003 e il 2004, era formata da 479 episodi.

Il sindacalista e il venditore

Luca Nervi, interpretato da Luca Bizzarri, era il responsabile dell’ufficio acquisti e delegato sindacale, mentre Paolo Bitta, alias Paolo Kessinoglu, si occupava delle vendite. «La prima nostra intuizione è stata proprio quella di chiamare Luca e Paolo come protagonisti – ha ricordato Gori -. È stato subito un successo al cardiopalma: le puntate venivano sempre prodotte in corsa, non avevamo un magazzino con il registrato e arrivavano all’ultimo secondo utile per la messa in onda».

Anni indimenticabili

Sanchez ha confermato che «sono stati anni indimenticabili, l’esperienza più bella della mia carriera come produttore televisivo. Era un’isola felice all’interno di una televisione che era già profondamente cambiata. Vivendo giorno e notte in studio, di fatto la mia realtà era rappresentata proprio da Camera Cafè. Durante i mesi di registrazione dormivo in ufficio per seguire tutto il lavoro quotidiano, al quale si sommava la lettura dei copioni, che non erano mai abbastanza». Alle puntate tradotte e riadattate dal francese si sommano i nuovi episodi grazie ad un gruppo di lavoro coeso e diretto proprio da Sanchez. «La macchina del caffè non esisteva sul set e dovevamo recitare davanti ad una camera fissa teatrale – hanno spiegato Luca e Paolo -. Bastava un errore per buttare via tutto il girato con l’obbligo di ricominciare da zero, di conseguenza tagliavamo le battute a coloro che le sbagliavano». Gori ha scoperto durante il talk che le prime 22 puntate, già girate e pronte per la messa in onda, erano state cestinate «perché mi ero reso conto che gli attori stavano entrando in sintonia i nuovi episodi erano venuti decisamente meglio – ha confessato Sanchez, sorridendo -. Nei fatti anche qui serviva un allenamento, necessario ogni volta che si riprendeva a girare dopo le pause di lavoro».

«La macchina del caffè non esisteva sul set e dovevamo recitare davanti ad una camera fissa teatrale. Bastava un errore per buttare via tutto il girato con l’obbligo di ricominciare da zero, di conseguenza tagliavamo le battute a coloro che le sbagliavano»

Tanti apprezzamenti

Ma poteva esserci un altro ambiente dove girare le scene? «Decisamente no – hanno affermato in coro Luca e Paolo -. La commedia umana davanti alla macchinetta del caffè rappresentava un luogo emblematico, come l’ufficio, ma i telespettatori si riconoscevano anche a scuola o in altri luoghi dove ogni giorno si ripetono le stesse dinamiche di vita comune. Anche i nostri personaggi che mostravano molti aspetti negativi, agli occhi della gente comune diventavano buoni e in molti ci ringraziavano per aver reso meno difficili momenti come malattia o difficoltà varie, compresi i detenuti nelle carceri». «Ma di una cosa siamo particolarmente fieri - hanno aggiunto -: non sono mai andate in onda parolacce». E, come sottolineato da Gori «siamo andati di pari passo con ciò che succedeva nella società, mostrando in particolare nel 2007 episodi che parlavano di fusioni o di cessioni d’azienda alla Cina. Allora c’erano i posacenere in ufficio e i floppy disk: un mondo che appare decisamente lontano, anche se sono trascorsi solo 20 anni».

I legami con Bergamo

Camera Cafè aveva anche altri legami con Bergamo, come il direttore di scena Giovanni Ubbiali, oppure la passione di Paolo Bitta (cognome nato tra l’altro dal diminutivo del nome Benedetta, figlia di Giorgio Gori) per i Pooh, «anche se non ero proprio un fan sfegatato e l’ho dovuto spiegare a Robi Facchinetti durante una registrazione». A distanza di anni Paolo e Luca vengono ancora chiamati con i cognomi utilizzati per la sitcom «segno che i personaggi sono entrati nel cuore della gente – hanno evidenziato i due attori comici -. Per la verità capita anche che quando ci fermano per strada scambiano i nostri nomi, ma ormai ci siamo abituati».

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